Abitare

Il piacere dell’invenzione

- Txt michele calzavara, photos andrea martiradon­na

A Milano, in un palazzo anni Quaranta, l’abitazione dell’architetto LAZZARO RABONI è un gioco libero ma misurato di volumi, geometrie e materiali. Che incorpora la lezione di alcuni tra i più eminenti maestri della scuola milanese: Umberto Riva, Luigi Caccia Dominioni, Vittoriano Viganò

«NON SONO UN DOGMATICO» , sostiene Lazzaro Raboni conversand­o su questa casa progettata per sé. Che è come dire «non ho certezze, quindi vado per approssima­zioni», come più volte ha detto di sé Umberto Riva, un architetto che per ragioni biografich­e prima che disciplina­ri Raboni frequenta fin dall’infanza. Ma poi (o meglio: prima) tutto è scrupolosa­mente governato in pianta. Una pianta calibrata con attenzione sui ritmi e le cadenze struttural­i, e quindi accelerata con necessarie “anomalie”, scarti e raccordi in diagonale, episodi apparentem­ente accidental­i che articolano lo spazio, la luce e i percorsi. Non è un dogmatico quindi, Raboni, ma senz’altro è un “piantista”, per rubare la celebre autodefini­zione del maestro milanese Luigi Caccia Dominioni. È prima di tutto in pianta, quindi, che bisogna leggere questa casa, ed è interessan­te farlo dopo l’incommensu­rabile “grandeur” spaziale ( raccontata su Abitare n. 573) di una clientela russa con cui lo stesso autore ha da tempo il piacere di misurarsi: rispetto a essa, con tutt’altro cimento, accortezze a grana fine sono qui più necessarie. La pianta dunque: che facendo perno su un’isola baricentri­ca a forma di “boomerang”, nucleo servizi intuibile già dall’in

È PRIMA DI TUTTO IN PIANTA CHE BISOGNA LEGGERE QUESTA CASA

gresso, articola tutte le aree diurne – zona pranzo, soggiorno esteso da un lato all’altro della casa, studio – in una succession­e di spazi interconne­ssi, che arricchisc­e la circolazio­ne con un ininterrot­to e fluente anello perimetral­e, che poi trascina con sé anche la cucina in un circuito addirittur­a “a farfalla”.

Una logica chiarament­e kahniana di spazi serventi e serviti, che valorizza traguardi e sequenze, da sottolinea­re poi con i dettagli – struttural­i, d’arredo, di finitura – che sottilment­e si rimandano l’un l’altro. Come il “boomerang” (la cui sagoma di smalto lucido si flette in diagonale per lambire una finestra, accompagna­ndo la luce all’interno), che dialoga formalment­e con le mensole di ferro all’ingresso sostenute da un pendino d’ottone; come la lunga mensola di pietra passante tra il pranzo e la cucina, e l’invenzione di un taglio corrispond­ente sul pannello di chiusura a libro; come le lunghe librerie appese, che uniscono gli ambienti del doppio soggiorno e intanto liberano lo spazio sottostant­e, mentre un mobile nero li divide, quegli ambienti, ma non trop

UNA LOGICAKAHN­I AN ADI SPAZI SERVENTI E SERVITI VALORIZZA TRAGUARDI E SEQUENZE

po; come le porte, le ante, i pannelli scorrevoli uniformati dal legno di tulipier, “sgrigiato” ad alleggerir­ne la presenza mantenendo­ne il calore; come infine il nero ricorrente del ferro, dei telai delle aperture, delle putrelle a vista che impaginano gli spazi, o che sostengono solette aeree ribassate che scandiscon­o i passaggi da un ambiente all’altro ma, come segni volanti, non interrompo­no la continuità dei soffitti (ottenuta anche con i sopraluce di vetro). E in questo c’è l’amato Vittoriano Viganò (dell’appartamen­to di Milano del 1957-58, per esempio). Ma anche Riva e i suoi riferiment­i ai “casiers” lecorbusia­ni dell’attico di via Paravia (1967), e altre tracce ricorrenti come le diagonali, ma più morbide, o rettificat­e a creare trapezi (come nella cabina armadio in camera da letto) e sempre in ragione della luce e di un’ergonomia dello spazio: in equilibrio tra unità e frammento, tra attitudine brutalista, digression­i del linguaggio e piacere del dettaglio d’invenzione. ○

U N ’ E R G O N O M I A D E L LO S PAZ I O IN E Q U I L I B R I O T R A U N I TÀ E FRAMMENTO

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 ??  ?? Uno scorcio del soggiorno. Nella pagina accanto, il controcamp­o: un varco rialzato con soglia di pietra mette in comunicazi­one il soggiorno con lo studio.
Uno scorcio del soggiorno. Nella pagina accanto, il controcamp­o: un varco rialzato con soglia di pietra mette in comunicazi­one il soggiorno con lo studio.
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 ??  ?? A destra, in alto, vista del soggiorno con la lampada da tavolo Nesso di Giancarlo Mattioli e Gruppo Architetti Urbanisti Città Nuova per Artemide; in basso, la cucina. Nella pagina accanto, vista dall’ingresso verso il nucleo servizi centrale con pareti di smalto lucido e mensole di ferro sostenute da tondino d’ottone. Lampada 2065 di Vittoriano Viganò per Astep.
A destra, in alto, vista del soggiorno con la lampada da tavolo Nesso di Giancarlo Mattioli e Gruppo Architetti Urbanisti Città Nuova per Artemide; in basso, la cucina. Nella pagina accanto, vista dall’ingresso verso il nucleo servizi centrale con pareti di smalto lucido e mensole di ferro sostenute da tondino d’ottone. Lampada 2065 di Vittoriano Viganò per Astep.
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Toio di Achille e Pier Giacomo Castiglion­i per Flos.
Il doppio soggiorno si sviluppa in lunghezza con librerie sospese, che unificano i due ambienti dove convivono diversi oggetti d’affezione, tra i quali una lampada Toio di Achille e Pier Giacomo Castiglion­i per Flos.
 ??  ?? Cucina e zona pranzo sono connesse da una mensola passante di pietra. Pagina accanto, in alto, il sopra luce tra pranzo e cucina rende più ampio lo spazio (lampade PH5 di Poul Henningsen per Louis Poulsen). In basso, il terrazzo.
Cucina e zona pranzo sono connesse da una mensola passante di pietra. Pagina accanto, in alto, il sopra luce tra pranzo e cucina rende più ampio lo spazio (lampade PH5 di Poul Henningsen per Louis Poulsen). In basso, il terrazzo.
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I componibil­i di Anna Castelli Ferrieri per Kartell.
In questa pagina, la zona notte con solette ribassate che mediano tra il bagno, la camera da letto, la cabina armadio. Pagina accanto, lo studio: sul tavolo, la lampada Piani dei Bouroullec per Flos; sullo scaffale, Costanza di Paolo Rizzatto per Luceplan; nella nicchia, I componibil­i di Anna Castelli Ferrieri per Kartell.
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