Poesie di natura
Tra i maggiori artisti contemporanei, è famoso per i suoi paesaggi “selvaggi” e astratti. Ne racconta il talento poliedrico un’ampia rassegna monografica, la prima a sud delle Alpi.
Quinta allegorica impiegata dai pittori fin dal Medioevo, il paesaggio diviene nel XVII secolo soggetto autonomo ben codificato dalla trattatistica. Un nuovo, inevadibile terreno di sperimentazione e di sfida per gli artisti: da Poussin ai vedutisti che più che un soggetto ne fanno una professione, da Courbet e Segantini a Picasso e Klee. Per Kirkeby, uno dei massimi artisti danesi contemporanei (è nato nel 1938), non si sottrae alla regola. Al paesaggio, che del resto è una gloriosa tradizione della pittura nordica, arriva all’inizio degli anni ’80 dopo aver attraversato la Pop Art e il Tachisme. La sua lettura della natura è astratta e informale insieme, poetica e stilizzata tanto da guadagnargli il titolo di “lirico informale”. A ben vedere il suo approccio richiama il Francis Picabia degli anni ’10, quello del
per esempio. Dice in effetti Kirkeby: «Picabia resta il mio eroe. Tanto più ci si immerge nel suo lavoro, quanto più lo si scopre “selvaggio”. Quanto più lo conosci, quanto più ti sorprende. Questo è ciò a cui io aspiro». La in alto: sua arte, vibrante nelle temperature cromatiche dei verdi e dei rossi, è ora in mostra a Mendrisio, Svizzera, accompagnata da un denso catalogo di Skira: un percorso che va dal 1983 a oggi scandito in 33 tele di grandi dimensioni cui si aggiungono sei sculture. In più, a certificare la poliedricità di Kirkeby, che è inoltre poeta, scrittore, regista teatrale e cinematografico, ci sono anche una trentina di acquerelli, straordinari appunti dei suoi viaggi in Groenlandia, Messico, Egitto, Nuova Zelanda. sotto: Senza titolo-Paesaggio con asino, a destra: WHO’S WHO Per Kirkeby museo.mendrisio.ch