GENIUS LOCI
In MAROCCO la residenza di un collezionista d’arte contemporanea rilegge in chiave originale la poetica del Minimalismo, adattandola al contesto del luogo, grazie all’impiego di tecniche e materiali della tradizione che caratterizzano gli spazi austeri e
Il Minimalismo si tinge dello spirito del luogo nella residenza di un collezionista d’arte in MAROCCO.
Nel giro di una decina d’anni la tassonomia dell’interior design si è notevolmente diversificata, dando vita a una serie di categorie e di sottocategorie che non erano immaginabili quando, nei grandi atlanti dell’arredamento, si tendeva a ricondurre ogni ambiente a una scelta tra quattro o cinque stili di riferimento, che andavano dal Barocchetto veneziano a un generico “moderno”. Il mondo dell’arredamento non è mai stato così ricco e diversificato, si è arrivati progressivamente a una classificazione sempre più estesa e dettagliata. Prendete il Minimalismo: oggi non si può più parlare di Minimalismo tout court, c’è tutta una serie di varianti che arricchiscono di sfumature tale tendenza.
Ne è la prova questa casa nella medina, ovvero la città vecchia, di Taroudant, in Marocco, a sud di Marrakech, una residenza dall’identità molto ben definita, dove le pareti imbiancate a calce o color polvere mettono in risalto le forme scultoree di un’architettura che racconta un tempo lontano, segnandone sapientemente gli invasi e le stondature, e dove le opere d’arte del Ventesimo secolo che portano firme illustri si confrontano orgogliosamente con gli oggetti d’artigianato etnico, quasi sospesi in un interno che nulla concede all’eccesso.
«Ho scoperto Taroudant per caso, in seguito all’invito di un’amica francese che ha una casa qui», spiega Peter Blunschi, il proprietario, un investitore privato di origine svizzera che si divide tra il Marocco, Parigi e Venezia e che, per hobby, si dedica all’interior design, per sé e per gli amici. «Ho fatto un giro della città in calesse, e il conducente, dopo aver notato il mio interesse per le architetture del posto, mi ha fatto visitare qualche casa». Tra queste, una dimora realizzata un secolo e mezzo fa che abbisognava di notevoli cure, ma che lasciava presagire di poter diventare una dimora fascinosa, ricca di atmosfera. Blunschi non ha avuto dubbi, è stato il classico colpo di fulmine: «Il giorno successivo ho comprato la casa, senza rendermi conto dell’importanza del lavoro che mi aspettava». Subito dopo, coadiuvato da una squadra di artigiani locali, il proprietario ha dato l’avvio a un’accurata opera di ristrutturazione durata diciotto mesi. L’intento era di «rispettare e restaurare gli elementi berberi tradizionali, portando al contempo un tocco di modernità, con linee molto pure». In questo modo ha preso corpo un’inedita idea di Minimalismo, contaminato dal gusto locale, evocato da alcuni dettagli e mai ostentato. «Ho fatto coprire il patio principale con grandi lastre di marmi di Carrara», continua il padrone di casa. «Per il resto, abbiamo privilegiato i materiali locali: all’interno, sui muri, il tadelakt, un intonaco marocchino color della terra, sul pavimento, piastrelle di terracotta opache e senza vernice». Questo l’involucro, la cornice molto rigorosa e rispettosa del genius loci, dove sono state collocate le opere d’arte e i mobili che movimentano questa atmosfera, introducendo una nota di gusto occidentale che contrasta piacevolmente con il senso di esotismo suggerito da forme e materiali. «L’arte mi appassiona. Ho portato qui varie opere di maestri moderni e contemporanei, come Robert Courtright, Van Dongen, Shirley Goldfarb, Olivier Premoli, Claudio Bravo e Igor Mitoraj», spiega Blunschi. «Dalla Francia ho fatto arrivare molti mobili, perlopiù di Christian Liaigre e di Jean-Michel Wilmotte, oltre ad alcune applique di Dubreuil. A questi ne ho affiancati altri realizzati da artigiani locali, che ho disegnato io stesso». Il progetto è riuscito, tiene fede alle premesse. E il risultato è una residenza al passo con i tempi, complessa nella sua linearità.
Per la ristrutturazione della casa il proprietario aveva le idee chiare: si doveva conferire all’abitazione un tocco di modernità rispettando però gli elementi berberi che ne definivano la personalità.