Oggi come ieri…
Nella campagna siciliana, non lontano da NOTO, una masseria dell’800 si è trasformata in una dimora che distilla suggestione. Sospesa tra passato e presente, tra nostalgia e gusto contemporaneo.
Tutto è cominciato otto anni fa. Soggetto della storia: una masseria baronale fortificata nella Trinacria barocca, tra Noto e Palazzolo Acreide. A caratterizzarla erano le corti in sequenza, soprattutto la maggiore dove si affacciavano le stanze anticamente destinate all’abitazione del massaro, ai magazzini e alle stalle e, all’opposto, introduceva con elegante movimento architettonico il palazzo padronale circondato da un giardino ormai inselvatichito. «L’abbiamo acquistata da un letterato nel settembre del 2009», racconta Elena Lops, imprenditrice nel campo della moda, del design e ora anche dell’ospitalità. «Mio marito è siciliano, io sono di origine gitana, abbiamo tre figli e tre nipoti, abbiamo abitato in molte parti d’Italia: volevamo un approdo dove ancorarci e riunire la famiglia. E magari stare con gli amici. Quando abbiamo visto questa costruzione che digradava lenta e solenne lungo un declivio verdeggiante ci siamo detti che doveva essere nostra. Che cosa meglio di questo luogo nella campagna siciliana così cara al mio consorte? Certo, molto andava modificato affinché i nostri desideri si potessero realizzare».
Così è iniziata la storia della Dimora delle Balze. Parafrasando il tutto è stato rifatto perché nulla cambiasse (però con un cuore nuovo, tecnologico, contemporaneo). In effetti dopo l’intervento di Elena Lops si respirano ancora le atmosfere ottocentesche della masseria originaria. Stessa lentezza meditativa, stessi profumi e colori, stessi silenzi pieni di vento e delle musiche imprevedibili della Natura. Stessa pace per lo sguardo e per l’anima. «Considerata la magia del posto, si è optato per un restauro conservativo che non turbasse la sostanza architettonica, ma anzi la esaltasse». Lavate e sanate, le tegole antiche sono andate a “rivestire” quelle nuove, porte e infissi ammalorati sono stati sostituiti da altri eseguiti con materiali del posto, anche vecchi e di riuso, da bravissimi artigiani locali, i soffitti, integrati laddove serviva, sono stati dipinti nel colore originale ritrovato e riprodotto dopo lunga ricerca. «Abbiamo riportato alla luce i suggestivi affreschi risorgimentali, li abbiamo risanati: con grazia narrativa riagganciano la masseria al suo passato. Per i pavimenti si sono usate delle cementine fatte a mano, provenienti dal Marocco, abbiamo anche aggiunto dei camini prendendo a modello quello della cucina, l’unico esistente in loco, ma declinandoli con essenzialità molto contemporanea. Si sono dovute fare le canne fumarie perché all’epoca non si usavano: il fumo era sfogato attraverso porte e finestre. Anche l’illuminazione è nuova; d’altronde c’erano ancora le lampade a petrolio. Luca Turrini, trascorsi con Artemide e Flos, ha fatto un bellissimo lavoro, per nulla invadente, sommesso ed efficace».
Nell’operazione, a cui hanno collaborato l’amica designer Draga Obradovic e l’architetto Stefano Guidotti, le antiche stalle sono state trasformate in camere e suite, la mangiatoia è diventata la sala della prima colazione. Ciascuna delle