Nel Gin Bar come nei ristoranti il classico stile britannico, fedele alla tradizione, è reinterpretato secondo il gusto di oggi.
edoardiano, il palazzotto in origine era la sede di una compagnia di assicurazioni. Poi, sotto la supervisione dell’English Heritage, l’istituzione che si occupa della tutela dei beni architettonici, è stato trasformato in un albergo di lusso. Come nota Michael Bonsor, Managing Director del Rosewood London, «l’hotel ha aperto nell’ottobre 2013, dopo un restauro durato un anno, che ha comportato un investimento di 85 milioni di sterline».
L’intervento, rispettoso della struttura preesistente, ha saputo valorizzare gli elementi caratterizzanti dell’edificio, arricchendolo con alcuni ambienti di gusto dichiaratamente contemporaneo. La maestosa facciata, una delle icone architettoniche di High Holborn, incuriosisce e promette meraviglie a chi si accinge a varcare l’imponente ingresso che introduce in un ampio cortile. Appena varcata la porta della hall, si rimane impressionati dal superbo scalone, un tripudio di marmi rari, che si snoda per sette piani sotto una cupola ellittica il cui punto più alto sfiora i 51 metri. Da lì, inizia lo spettacolo architettonico di un albergo che stupisce continuamente, inanellando una serie di episodi scenografici di grande e etto. Il restauro è stato accurato e meticoloso. È stata dedicata una grande attenzione a ogni singolo dettaglio, mettendo in risalto lo spirito di un palazzo entrato nella storia, sottolineandone il
carattere di luogo ricco di atmosfera. Su questa idea di décor aulico si innesta poi un gusto dal carattere moderno, che contamina ed esalta gli ambienti. Questo restauro così rispettoso ha contemplato anche interventi di interior designer di fama, come Martin Brudnizki, che si è occupato dello Scarfes Bar e della Holborn Dining Room, e come Tony Chi, cui si devono i progetti del corridoio che collega le aree comuni, le camere e le suite. «A Tony Chi è stato chiesto di creare un interno elegante, con reminiscenze di un maniero britannico, con un design che coniuga lo stile tradizionale e il moderno», spiega Bonsor. «L’interior designer ha caratterizzato l’hotel con il suo stile distintivo, combinando una ricca composizione di materiali e includendo lacche, legni pregiati e specchi prismatici. Anche Martin Brudnizki ha attinto dal design britannico e dalla storia dell’edificio. La Holborn Dining Room, che in origine era la grande hall della compagnia di assicurazioni, include elementi originali, come le alte colonne di marmo, che si mischiano senza soluzione di continuità con il design per la British brasserie. Per lo Scarfes Bar, invece, si è ispirato all’atmosfera di un gentlemen club», continua Bonsor. In tal modo le diverse suggestioni si intrecciano, si inseguono e si confondono. Ed è proprio questa la forza di questo grande albergo, che pare vivere in un tempo sospeso, dove coesistono presente e passato.