Un libro divertente e informato indaga sugli OGGETTI QUOTIDIANI dall’800 a oggi.
La vita di tutti i giorni è, da sempre, scandita da migliaia e migliaia di oggetti. Un LIBRO ne racconta alcuni made in Italy dall’800 a oggi.
Da sempre la vita di ciascuno è popolata da migliaia di piccoli manufatti. D’uso, decorativi, devozionali, suntuari e chi più ne ha più ne metta. Sono il segno della nostra umanità, ciò che ci distingue dagli altri esseri senzienti. Servono a caratterizzare i nostri spazi esistenziali, ma anche, seguendo le oscillazioni del genius loci, “contribuiscono a costruire l’identità di una nazione”, come ha osservato il designer Giulio Iacchetti, seppure (o forse proprio per questo) siano, per la gran parte, prodotti minimi, spesso a rapido turnover, alimentari, bibite, piccoli utensili domestici, spazzolini da denti, spazzole, profumi, macinapepe o caffè, carte da gioco, taccuini... Oggetti che spesso tendiamo a dare per scontati, su cui poniamo un’attenzione frettolosa, magari solo un po’ maggiore nel momento dell’acquisto. Oggetti di design anonimo, secondo la felice definizione dello storico Alberto Bassi, ma sovente invece con tanto di nome e cognome, un padre, il progettista, e una madre, l’azienda che li ha esitati sul mercato. Oggetti di origini lontane, molti scomparsi dai negozi, altri vivi tuttora, magari in forme diverse perché il perfezionamento fa parte del ciclo vitale di un prodotto di successo, altri uguali a se stessi perché già perfetti alla nascita (si pensi alla pinzatrice Zenith). Sono l’accompagnamento di fondo del quotidiano, di quello dei nostri avi, di nonni e bisnonni, dei nostri padri e anche del nostro, che ci fanno ascoltare il suono della storia, ci riportano a epoche ante-internet
«AFFEZIONE ED EMOZIONE SONO ELEMENTI CRUCIALI PER LE DECISIONI QUOTIDIANE». DONALD A. NORMAN
ma vive ancora nell’immaginario della nostalgia. Come scriveva Guido Gozzano, nella sua poesia più nota, “le buone cose (...), il cùcu dell’ore che canta,/le sedie parate a damasco/chermisi... rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta”. Costituiscono un filone di ricerca molto promettente e già bene frequentato come dimostrano, per esempio, la mostra “No name design” curata qualche tempo fa da Franco Clivio, e soprattutto il fecondo lavoro di Fattobene di Anna Lagorio, giornalista, e Alex Carnevali, fotografo, volto a scovare, raccogliere, catalogare sul web e rendere acquistabili on-line (shop.fatto-bene.com) oggetti italiani di questo genere, anonimi come il rigagnocchi o i liguri cannelli di zolfo per curare i dolori muscolari, ovvero di società esistenti, da Acca Kappa (spazzolini per i denti) a Valobra (saponi) e Mobiliol (prodotti per pulire
i mobili). Ora li si trova anche raccontati nel bel libro Fattobene. Italian
Everyday Archetypes, a firma sempre di Lagorio e Carnevali e pubblicato da Corraini Edizioni, casa editrice assai sensibile a temi “laterali” come questo. Il volume non si limita a illustrarli con fotografie, ma con impeccabili schede (in italiano e inglese) ne ricostruisce le vicende, le origini, le trasformazioni, il volto d’oggi che spesso resta tale e quale a quello originario come per colla Coccoina, Cedrata Tassoni, Tamarindo
Erba, le graffette Leone, la Carta d’Eritrea... Ne documenta le campagne pubblicitarie in genere affidate ai grandi nomi dell’illustrazione, in qualche caso, con bianchi e neri evocativi, ne ritrae le lavorazioni. Vanti veri, e per la maggior parte antesignani, del made in Italy più genuino. Amici utili e discreti del vivere quotidiano. Da amare.