Praga e l’isola di Cuba sono le mete dei Louis Vuitton TRAVEL BOOK 2018.
I colori, la gente, la musica e la sorpresa di un viaggiatore a Cuba. Le architetture, le geometrie, i fantasmi, l’eredità barocca e sovietica e la storia nel ritratto di un artista residente a Praga. Due nuovi raccontano il mondo.
Difficile immaginare un legame di qualche tipo tra la provincia cinese dello Yunnan e Cuba al di là delle ottime relazioni intercorse tra i due Paesi ai tempi di Mao. Ma per Li Kunwu, nato nel 1955 e diventato artista, caricaturista e giornalista nella Cina della Rivoluzione, 20mila chilometri (ma la stessa latitudine) non sono niente: «Tabacco, canna da zucchero, terra rossa mi sono familiari», dice. Convinto fin da bambino che prima o poi quell’isola nell’Oceano Atlantico l’avrebbe visitata, quando questo è avvenuto se ne è fatto letteralmente conquistare. Dagli oltre 300 fra disegni, schizzi a inchiostro, ritratti e paesaggi è nato il nuovo Louis Vuitton Travel Book
Cuba. Sorpreso dalla varietà delle razze e dei colori dell’isola, incuriosito dalle vecchie macchine ancora in circolazione, decide di raccontare Cuba seguendone la ricchezza e affidandosi così a tecniche differenti. La molteplicità degli stili riflette infatti l’intensità delle emozioni dell’artista: «La mia prima sfida è stata il colore, ma poi ho dovuto prendere in considerazione la presenza costante del mare, non solo sullo sfondo, ma come protagonista. Da piccolo sognavo di poter, un giorno, essere parte di un paesaggio simile, e a Cuba il mio desiderio si è realizzato». Per Pavel Pepperstein, Praga, protagonista dell’altro Louis Vuitton Travel Book, è un luogo del cuore da quando, a 14 anni, vi si è trasferito dalla Russia. 3
«NON C’È POSTO IN CUI ABBIA SENTITO COSÌ FORTE L’ESSENZA DELL’EUROPA COME QUI».
Un colpo di fulmine, poi visite costanti, che hanno costruito una vera e propria relazione amorosa con la capitale ceca. «Non c’è altro posto in cui abbia sentito così forte l’essenza dell’Europa come qui», dice. Artista poliedrico, figlio del pittore e attivista Viktor Pivovarov e della poetessa Irina Pivovarova, ha unito la sua passione per la letteratura (il suo nome d’arte deriva da quello di un personaggio della Montagna incantata di Thomas Mann, Peeperkorn) con quella per il cinema sovietico. La città che rappresenta con i suoi acquerelli è sia quella, superturistica, della cattedrale di San Vito, sia quella dismessa delle aree ai capolinea dei tram, con le fabbriche semiabbandonate. La Primavera di Praga compare “abitata” dall’enigmatica figura di Franz Kafka. E nei disegni dai colori vividi sono presenti talvolta figure geometriche incongrue, un omaggio al Suprematismo russo prerivoluzionario. Trasformazioni politiche e culturali, poesia, mistero, misticismo, storia: nel XIV secolo Praga, capitale del Sacro Romano Impero, fu ricostruita da Carlo IV tenendo conto della sua visione teologica. Poi, nel XVI, di nuovo capitale imperiale degli Asburgo, fu ridisegnata come centro della scienza che avrebbe garantito all’uomo l’immortalità. Pepperstein capta ognuno di questi aspetti nei suoi dipinti, sintetizzandoli in una solo concetto: l’utopia.