Una residenza dalla vocazione scenografica con vista sul Tevere, nel contesto elegante dei PARIOLI.
Travertino, marmo calacatta e ottone tingono di riflessi principeschi i quattro piani di una villa di inizio Novecento ai PARIOLI. Ristrutturata da un architetto spagnolo pensando alla vita di palazzo.
Tutto splende.
in alto: il colonnato neoclassico ospita la piscina interna e la zona wellness. Soffitto e pareti in stucco veneziano dorato. a sinistra: nel salotto, tavolini Elliott di Minotti, tappeto persiano e alla parete un’opera di Juan Uslé. pagina seguente: intorno al tavolo con top di onice, sedie modello Colette di Baxter come il lampadario Q3. Pavimenti in marmo calacatta oro.
I riflessi dei vetri creano un contrasto fra la finitura rustica del travertino e la sensualità delle tonalità caramello del calacatta gold degli interni.
In cima ai Monti Parioli, con vista sul Tevere e su Roma, Villa Carrega è un’architettura dalla vocazione scenografica. Costruita nel 1912 come residenza romana del principe Carrega di Lucedio, venne poi ampliata e utilizzata come convento nel 1995, e la comunità monastica trasformò il salone da ballo in cappella. Nel 2011 mutò di nuovo destinazione d’uso, per diventare un palazzo residenziale di lusso. Dei sei appartamenti, uno è stato acquistato da Antonio Pellicer, fondatore dell’Instituto Valenciano de Infertilidad e da sua moglie, l’italiana Daniela Galliano, direttrice della clinica IVI (specializzata nella riproduzione assistita).
La residenza è caratterizzata da due torri unite da un corpo centrale. «Ci è stato chiesto di creare un appartamento che comunicasse serenità e armonia. La pianta stessa dell’edificio determina una struttura spaziale aperta, che ci ha aiutato a sfruttare lo spazio e la vista sulla città», dice l’architetto Ramón Esteve, che si è ispirato all’essenza dell’architettura della borghesia romana d’inizio Novecento per recuperare l’eleganza della vita di palazzo. I vincoli sull’edificio storico hanno permesso un intervento molto lieve sull’esterno, ma il progetto per gli interni ha voluto recuperare lo spirito di quello originale, firmato dall’ingegnere Giovanni Battista Milani. «Ho voluto creare una continuità contemporanea con il passato storico: l’architettura di Roma è da sempre un punto di riferimento per il mio lavoro e adesso ho avuto l’occasione di confrontarmici direttamente», dice Esteve. La tonalità caramello del marmo calacatta oro è potenziata dalla presenza dell’ottone dorato, a sua volta moltiplicato dai riflessi dei vetri, che creano un contrasto continuo fra la finitura rustica del travertino e la sensualità del calacatta degli interni.
L’entrata principale si trova al primo piano, da dove parte l’ascensore disegnato appositamente come un elemento scultoreo, con la bellezza e la precisione di un orologio con il meccanismo a vista. La tromba delle scale, che lo accompagna in tutta la sua corsa, è esaltata dalla luce indiretta su ogni gradino di cristallo. Fondamentale è stato ottenere un’armonia fra tutti gli elementi architettonici: gli arredi su disegno si amalgamano perfettamente agli spazi. «Bisognava creare pezzi di valore che potessero strutturare tutte le stanze, come l’ascensore e la scala scultorei», spiega l’architetto.
Al piano successivo lo spazio è organizzato intorno a un centro ideato come zona per stare all’aria aperta sulla quale si aprono le stanze “pubbliche” della casa, il salone, la sala
da pranzo e la cucina a sinistra, una seconda sala da pranzo, e la sala della musica con il pianoforte a coda e a destra la zona wellness, con la piscina che fa da protagonista. Al terzo piano si trovano le camere da letto e al quarto e ultimo una seconda piscina all’aperto, oltre a una zona pranzo con barbecue e altre stanze di servizio di appoggio. La torre, con accesso indipendente, è un rifugio di privacy assoluta dove godere della vista a 360 gradi su Roma. Esteve non traccia confini fra il lavoro esterno e l’interior, fra il contenitore e il contenuto. Ogni spazio e ogni dettaglio merita per lui la medesima attenzione. Il suo interesse per l’interazione fra gli arredi e l’architettura lo spinge a scegliere mobili e accessori adatti a ogni singolo ambiente o a disegnarli lui stesso, se necessario (oltre che architetto è anche industrial e interior designer). Ottimi esempi sono i prodotti che nel tempo ha disegnato per aziende come Vondom, Talenti, Vibia, Porcelanosa o L’Antic Colonial, alcuni dei quali sono presenti in questa casa. Nella scelta per gli interni, Esteve ha armonizzato pezzi d’antiquariato acquistati a Roma dai proprietari con lo spazio architettonico contemporaneo e minimalista, per un risultato eclettico. Mobili importanti del XIX secolo convivono con altri provenienti da una casa precedente (come le poltrone e i divani di Baxter o la lampada sul tavolo da pranzo, la Macchina della Luce di Catellani&Smith che si ispira al riflesso della luce dorata di sole e fuoco). Il lavoro di Esteve è stato quello di un curatore, che cerca il posto perfetto per ogni elemento e l’associazione più consona tra di loro, in modo da instaurare un dialogo riuscito. Disegnando pezzi esclusivi solo quando le circostanze lo hanno richiesto.