AD (Italy)

Una residenza dalla vocazione scenografi­ca con vista sul Tevere, nel contesto elegante dei PARIOLI.

Travertino, marmo calacatta e ottone tingono di riflessi principesc­hi i quattro piani di una villa di inizio Novecento ai PARIOLI. Ristruttur­ata da un architetto spagnolo pensando alla vita di palazzo.

- Progetto di RAMÓN ESTEVE — testo di CRISTINA GIMÉNEZ fotografie di DANIEL SCHÄFER

Tutto splende.

in alto: il colonnato neoclassic­o ospita la piscina interna e la zona wellness. Soffitto e pareti in stucco veneziano dorato. a sinistra: nel salotto, tavolini Elliott di Minotti, tappeto persiano e alla parete un’opera di Juan Uslé. pagina seguente: intorno al tavolo con top di onice, sedie modello Colette di Baxter come il lampadario Q3. Pavimenti in marmo calacatta oro.

I riflessi dei vetri creano un contrasto fra la finitura rustica del travertino e la sensualità delle tonalità caramello del calacatta gold degli interni.

In cima ai Monti Parioli, con vista sul Tevere e su Roma, Villa Carrega è un’architettu­ra dalla vocazione scenografi­ca. Costruita nel 1912 come residenza romana del principe Carrega di Lucedio, venne poi ampliata e utilizzata come convento nel 1995, e la comunità monastica trasformò il salone da ballo in cappella. Nel 2011 mutò di nuovo destinazio­ne d’uso, per diventare un palazzo residenzia­le di lusso. Dei sei appartamen­ti, uno è stato acquistato da Antonio Pellicer, fondatore dell’Instituto Valenciano de Infertilid­ad e da sua moglie, l’italiana Daniela Galliano, direttrice della clinica IVI (specializz­ata nella riproduzio­ne assistita).

La residenza è caratteriz­zata da due torri unite da un corpo centrale. «Ci è stato chiesto di creare un appartamen­to che comunicass­e serenità e armonia. La pianta stessa dell’edificio determina una struttura spaziale aperta, che ci ha aiutato a sfruttare lo spazio e la vista sulla città», dice l’architetto Ramón Esteve, che si è ispirato all’essenza dell’architettu­ra della borghesia romana d’inizio Novecento per recuperare l’eleganza della vita di palazzo. I vincoli sull’edificio storico hanno permesso un intervento molto lieve sull’esterno, ma il progetto per gli interni ha voluto recuperare lo spirito di quello originale, firmato dall’ingegnere Giovanni Battista Milani. «Ho voluto creare una continuità contempora­nea con il passato storico: l’architettu­ra di Roma è da sempre un punto di riferiment­o per il mio lavoro e adesso ho avuto l’occasione di confrontar­mici direttamen­te», dice Esteve. La tonalità caramello del marmo calacatta oro è potenziata dalla presenza dell’ottone dorato, a sua volta moltiplica­to dai riflessi dei vetri, che creano un contrasto continuo fra la finitura rustica del travertino e la sensualità del calacatta degli interni.

L’entrata principale si trova al primo piano, da dove parte l’ascensore disegnato appositame­nte come un elemento scultoreo, con la bellezza e la precisione di un orologio con il meccanismo a vista. La tromba delle scale, che lo accompagna in tutta la sua corsa, è esaltata dalla luce indiretta su ogni gradino di cristallo. Fondamenta­le è stato ottenere un’armonia fra tutti gli elementi architetto­nici: gli arredi su disegno si amalgamano perfettame­nte agli spazi. «Bisognava creare pezzi di valore che potessero strutturar­e tutte le stanze, come l’ascensore e la scala scultorei», spiega l’architetto.

Al piano successivo lo spazio è organizzat­o intorno a un centro ideato come zona per stare all’aria aperta sulla quale si aprono le stanze “pubbliche” della casa, il salone, la sala

da pranzo e la cucina a sinistra, una seconda sala da pranzo, e la sala della musica con il pianoforte a coda e a destra la zona wellness, con la piscina che fa da protagonis­ta. Al terzo piano si trovano le camere da letto e al quarto e ultimo una seconda piscina all’aperto, oltre a una zona pranzo con barbecue e altre stanze di servizio di appoggio. La torre, con accesso indipenden­te, è un rifugio di privacy assoluta dove godere della vista a 360 gradi su Roma. Esteve non traccia confini fra il lavoro esterno e l’interior, fra il contenitor­e e il contenuto. Ogni spazio e ogni dettaglio merita per lui la medesima attenzione. Il suo interesse per l’interazion­e fra gli arredi e l’architettu­ra lo spinge a scegliere mobili e accessori adatti a ogni singolo ambiente o a disegnarli lui stesso, se necessario (oltre che architetto è anche industrial e interior designer). Ottimi esempi sono i prodotti che nel tempo ha disegnato per aziende come Vondom, Talenti, Vibia, Porcelanos­a o L’Antic Colonial, alcuni dei quali sono presenti in questa casa. Nella scelta per gli interni, Esteve ha armonizzat­o pezzi d’antiquaria­to acquistati a Roma dai proprietar­i con lo spazio architetto­nico contempora­neo e minimalist­a, per un risultato eclettico. Mobili importanti del XIX secolo convivono con altri provenient­i da una casa precedente (come le poltrone e i divani di Baxter o la lampada sul tavolo da pranzo, la Macchina della Luce di Catellani&Smith che si ispira al riflesso della luce dorata di sole e fuoco). Il lavoro di Esteve è stato quello di un curatore, che cerca il posto perfetto per ogni elemento e l’associazio­ne più consona tra di loro, in modo da instaurare un dialogo riuscito. Disegnando pezzi esclusivi solo quando le circostanz­e lo hanno richiesto.

 ??  ?? Vista a 360 gradi. Sulla copertura dell’ala sinistra di Villa Carrega si trova la piscina esterna. Daybed Ulm disegnato da Ramón Esteve per Vondom. Nel patio, mobili da giardino Casilda disegnati da Ramón Esteve per Talenti. L’edificio di inizio XIX secolo è costituito da due torri unite da un corpo centrale.
Vista a 360 gradi. Sulla copertura dell’ala sinistra di Villa Carrega si trova la piscina esterna. Daybed Ulm disegnato da Ramón Esteve per Vondom. Nel patio, mobili da giardino Casilda disegnati da Ramón Esteve per Talenti. L’edificio di inizio XIX secolo è costituito da due torri unite da un corpo centrale.
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 ??  ?? Piano di lavoro. sopra: nella zona pranzo della cucina, tavolo Romeo in marmo calacatta oro. Sedie Colette rivestite in pelle Kashmir di Roberto Lazzeroni per Baxter. Lampadario Macchina della Luce di Enzo Catellani (Catellani&Smith). Vaso in primo piano Venini. pagina successiva: cucina b3 (Bulthaup). Rubinetter­ia Tara Ultra (Dornbracht). Scaffalatu­re in ottone su disegno per i libri di cucina.
Piano di lavoro. sopra: nella zona pranzo della cucina, tavolo Romeo in marmo calacatta oro. Sedie Colette rivestite in pelle Kashmir di Roberto Lazzeroni per Baxter. Lampadario Macchina della Luce di Enzo Catellani (Catellani&Smith). Vaso in primo piano Venini. pagina successiva: cucina b3 (Bulthaup). Rubinetter­ia Tara Ultra (Dornbracht). Scaffalatu­re in ottone su disegno per i libri di cucina.
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