All’ISOLA DI CAVALLO, le acque cristalline del Mediterraneo lambiscono una villa di foggia organica.
Nel magico scenario dell’ISOLA DI CAVALLO, tra le Bocche di Bonifacio, una villa di foggia organica si espande dall’acqua più cristallina che c’ è, sino a un umbratile giardino arredato per vivere all’aperto.
Non siamo ai Caraibi, siamo in un posto ancora più bello. E più vicino. L’isola di Cavallo nelle Bocche di Bonifacio, meno di 20 chilometri di mare (in lungo e in largo) tra Corsica e Sardegna. La forma, dall’alto, di un cavallo e del suo cavaliere, poco più di un chilometro quadrato di superficie (quanto la vecchia Fiera Campionaria di Milano...), baie e calette solitarie, meravigliose, l’acqua così tersa che pare di guardarla al microscopio, poche ville, un porticciolo, un bistrot, un piccolo albergo, un’altura di duecento e rotti metri per dominarla tutta con lo sguardo. Un paradiso. «Ci si arriva solo in barca e qualche volta in elicottero. Del resto per venire qua occorre l’invito di un residente», dice il proprietario della villa che ci accingiamo a visitare. Lui e sua moglie l’hanno costruita una trentina di anni fa, è la casa di vacanza per la famiglia che conta anche due figli ormai grandi. Ci avviciniamo a piedi per una strada bianca (le auto sono rigorosamente bandite), l’aria sottile è increspata da una brezza che profuma di sale e del l’amarulenta (copyright Gabriele d’Annunzio) fragranza di oleandro. Di là da uno scampolo di verde eccola, la casa, proprio in fregio a una caletta con graniti e spiaggia bianca. Subito, oltre all’ambiente, magico davvero, colpisce il tetto rivestito di tegole di legno scuro. «Un marchio di fabbrica di Jean-Marc Roques, l’architetto che l’ha progettata su un appezzamento che acquistammo nel 1981 perché l’isola ci aveva da subito stregati. Un vero coup de
foudre», ci informa il nostro anfitrione. Roques è stato uno dei protagonisti dello sviluppo architettonico organicista della Sardegna settentrionale, e ha firmato altre bellissime ville a Sperone, nelle propaggini sud della Corsica. Con gli amici Lombard e Orzoni ha anche progettato la località sciistica di Avoriaz, uno dei capisaldi del modernismo francese. «Un maestro del legno soprattutto», osserva il proprietario mentre entriamo in casa. Nulla di più vero, il soggiorno è caratterizzato da un capolavoro di ingegneria lignea, una capriata a raggiera che sostiene il tetto a ombrello senza appoggi al suolo, lasciando dunque libero lo spazio sottostante. «L’hanno costruito degli straordinari artigiani del Périgord come d’altronde le altre strutture in legno», dice il proprietario. Questo è un po’ il fulcro architettonico della villa. Uno spazio relativamente piccolo ma confortevole, c’è il camino, il cui fronte include un pietrone rettangolare “pescato” nel mare dell’isola, comodi divani, una grande finestra a tutt’altezza con vista impagabile sulla baia di Palma, e un angolo studio dove il proprietario si ritira per scrivere e pensare. Da qui si irradia il resto della casa: da una parte, tutte completamente autonome con terrazzino vista mare, le tre suite, quella padronale e le due per i figli; dall’altra la sala da pranzo, la grande cucina disegnata da Arclinea. L’arredamento è semplice, ben spaziato: ispirato a un senso di comodità e di relax, orchestra con sobria armonia design, vernacolo locale e solarità mediterranea. I divani sono
Toni naturali. sopra: la cucina Italia disegnata da Antonio Citterio per Arclinea prevede anche un bancone snack. Lampada Pipe di Herzog & de Meuron per Artemide. sotto: dettaglio del tavolo da pranzo: il top è in ceramica di Vietri. Pezzi di artigianato locale e vaso con le conchiglie raccolte dal proprietario. pagina seguente: una suite. Divanoletto e tavolino di McGuire, sedia vintage da regista, di De Padova.
di B&B Italia rivestiti con tessuti “a coralli” di Manuel Canovas, le lampade tutte di Artemide, i letti di Flou, i pezzi in rattan di McGuire e suppellettili di fattura artigianale. Lastre di ceramica dal tono azzurrato rivestono i pavimenti di ogni ambiente della casa con l’eccezione delle sale da bagno foderate per intero con pietra corsa. «Si ha come l’impressione di camminare sul mare, di avere il mare in casa, non trova?», dice il proprietario. «La villa è un po’ un tramite tra mare e terra, è come se “si espandesse” oltre l’architettura». Sulla fronte principale terrazze e deck in teak la conducono fin dentro all’acqua regalando viste mozzafiato in ogni momento della giornata. Sul retro, che essa stessa isola dal maestrale che qui soffia fortissimo, prosegue in un umbratile giardino di essenze locali (mirti, ginepri, bougainvillee, oleandri) pensato come una sorta di casa all’aperto. Con un soggiorno sormontato da un cappello ligneo, un’area pranzo, protetta dalla chioma di gelsi orientali e con un tavolo di quasi 4 metri di lunghezza per 18 ospiti, poi la piscina e la piccola dépendance per gli amici che ci vengono a trovare. «Una scelta quasi obbligata, questa di arredare gli esterni, perché qui il bello è vivere en plein air, è sentirsi parte della natura, del mare, e adottare i suoi ritmi. Quel che mi piace dell’isola di Cavallo non è tanto la sua tranquillità, ma il senso di libertà che comunica. O la ami o la odi. E io la amo fin dal primo momento che l’ho vista».
«Ciò che sommamente mi piace di Cavallo è quel senso di libertà che vi si respira. Io dico sempre che è un’ isola senza mezze misure: o la odi o la ami. E io la amo!».