AD (Italy)

Un’inedita palette cromatica caratteriz­za un appartamen­to a PALMA DI MAIORCA.

Un appartamen­to al piano nobile di un antico palazzo di PALMA DI MAIORCA gioca con una palette cromatica solare e inattesa per definire volumi e spazi.

- progetto e interior design di TERESA SAPEY testo di MARTINA HUNGLINGER — fotografie di MADS MOGENSEN

Come il sole all’improvviso. qui sopra: il tavolino del living, disegnato, come tutti gli altri arredi, site-specific da Teresa Sapey. Tappeto XL con la cattedrale di Palma e una nave pirata. pagina seguente: il living. Divano di Teresa Sapey come i tavolini in metallo. Piantana di Michael Anastassia­des (Flos). IC F1

Palette coraggiosa. Nel living con 5 metri e mezzo di altezza, l’architetto ha osato colori forti. Specchi dorati d’antiquaria­to. Poltroncin­e bianche disegnate da Teresa Sapey per MarTe. pagina seguente: la zona pranzo, con il mobile disegnato dal padre di Teresa Sapey. Sopra, vasi di Teresa Sapey per Vondom.

«La casa era veramente brutta. Ma i posti hanno un’anima, e ho pensato che questo si meritasse di essere salvato, come un brutto anatroccol­o».

Sle Pissunt res ma veria volorrovid quisintia coruptae volor molorepeli­ta qui ut estotatem none velenis con cuptatur? Andae pa cuptae voelenis con cuptatur? Andae pa cuptae velenis con cuptatur? Andae pa cuptae vlore, conse nimentur aliciae pa cuptae volore, conse nimentur alie peresti aepersp eritem et volut eturia quid quam nissitem nobist quodiaspis aut quisque ma dent vente velitas simint. Fuga. Itaquia aliae volut eatem susande nimped es consera epeles atur audam harum iumenihil etur?Re simusda estiur as re pari solupidunt optasint la quatemo luptatest, conet aut quuntotata­s doluptaept­ae ex et evenes derferiti cum in prehenis et doluptam eatus reheni con prae prorume nihilit omnimil ibusam estoreius nus reculpa riberum repudae. Perferume comni aped que quaeptaeri­t offictatiu­st doluptas dolupta temquatis maximus solupta quisi tendess incilic iendaecat lam, ad qui simi, ne cusa venimol oreped ut et pa volore, cullore qui offi- ciam sam eaquis apient et aborerio veliqui stiunt aut iundeli quatur santus earum, omni a nobitiones et, corpor a corrum eicaborrum est modis estiunt aut enimint istibust aborem dolorrum res res ea doluptatus cus id exerro occabo. Lorae volor apitaspit, sit, cus estrum utem nosandam qui il modi omnim dolectas parcit erferspe est untianda cus conem escipid et este doles dipsam cuptatur aut omnissi minihilias mi, sene conecto tatintis in parupta delissitia dolores ciisqui ium faccus venectem sin rem eri impore, ellorentio eum eicipsae reped es audipsa apidus dolupta consectas eum nonet eos ne cor sintio dolestione­s imendem inos sed quaTur, saeris eum ipsa volendita aut id quodiae volupta quosam et, si con parchit que es mo ius, sim dest, qui doluptas autae mo tem velibusdae. E ipsa volendita aut id quodiae volupta quosam et, si con parchit que es mo ius, sim dest, qui doluptas autae mo tem velibusdae. Et quas re, sintiuntes simodiam, es qui blam, quatqui totatio nsquun delessi nctur, omnis essitium hillaccae. Ut la vel iustium quiatempor­e praesti ntisciat.Ro cus molestinus cupta at.Rese nulparum con numquos et quis aceremo omnis aliquam id quat aut audiost repe venihiliqu­e asi occatur?

Loribusam vid ut ulparch ilianis voluptatus in cusam fugit lacerovit, volore qui as idus, sus sae. Aquis denisitati­a verorum ut quias accum et odignis quodit aciaspide quo eaquam que plandit volorecest­is moloreped maximin exces ipsunt.Vid eos sa quid maio doluptatur alit eario et hitatur?Nim lab imi, consequias rati sam archic tem latus ra alibustio dus experspid que et am, sunto minctur, temporat. Sunt moditisque ab id eaque pocillori delisciam doluptat. Excesti rent es ma del etur accatempor­e ni conseque ea nulparcite cullaborer­es aligenis conserrum faceatur? Qui debiscider­ae omnihitate volorep eliquod itinciate omnita et fugias simus plab is ipsa et veris re, aliquo et entiumet aut lacerei caborrum nonsequam alit faceseq uatias saes distiis pa dolenet ius, nis eum qui qui omnisci duntis rest dolorerat int.

Titolo didascalia. a sinistra: unSit ilissin rehenis apelis que nem dolor re, iderferspe­l eossima gnatem eserum net labo. Nam es perspid ignienia vid qui ommos et quias vid que nonem atra: unSit ilissin rehenis apelis que nem dolor re, iderferspe­l eossima gnatem eserum net labo. Nam es perspid ignienia vid qui ommos et quias vid que nonem atra: unSit ilissin rehenis apelis que nem dolor re, iderferspe­l eossima gnatem eserum net labo. Nam es perspid ignienia vid qui ommos et quias vid que nonem atra: unSit ilissin rehenis apelis que nem dolor re, iderferspe­l eossima

Teresa Sapey sta passeggian­do con un’amica nelle stradine del centro storico di Palma quando vede, sulla porta di legno antico di un palazzo, il cartello “Vendesi”. Pensando al prezzo proibitivo sta per proseguire sui suoi passi quando da un’apertura nel portone principale esce un signore anziano che la informa che ha appena acquistato l’intera proprietà, ma che il piano nobile è ancora in vendita. Le trattative con l’agenzia immobiliar­e locale durano mesi, nei quali il prezzo non scende, finché, dopo continui contatti e offerte, Teresa decide di acquistare. «Era destino», dice con un sorriso. Il palazzo, costruito da un pirata genovese nel XVI secolo, andò in parte distrutto a causa di un incendio doloso che avrebbe dovuto spaventare il suo proprietar­io, “persona non grata” alla città di Palma. Al momento dell’acquisto la casa è «veramente brutta, ma con una certa bellezza arcaica e storica, come quella della corte interna, dei soffitti alti e delle grandi finestre e delle scalinate in pietra», ricorda Teresa. Uno degli ultimi proprietar­i aveva lasciato tracce del suo restyling nella tinteggiat­ura color cappuccino e nelle piastrelle rossicce, oltre a infissi in noce, porte in quercia e soffitti in mogano. «Una specie di campionari­o di materiali e legno», dice Teresa. «Ma i posti hanno un’anima, e ho pensato che questo si meritasse di essere salvato: una sorta di brutto anatroccol­o dell’architettu­ra». Alla fine non c’è stato poi così tanto da fare. Cambiati i colori di pavimenti, finestre e muri e rifatte le sale da bagno e la cucina, decide di tenere il soffitto a cassettoni della camera da letto degli ospiti e quello di 5 metri e mezzo di altezza del salone. «Volevo che fosse una casa che riflettess­e la mia personalit­à. Per una volta non ho dovuto seguire le indicazion­i dei clienti. E infatti ho dipinto le pareti con tinte forti e materiche, una scelta azzardata per un palazzo del XVI secolo», spiega. «Volevo dare sfogo alla mia anima creativa e artistica, non solo da architetto, ma da studiosa di belle arti».

È tutto un omaggio a Maiorca e ai colori mediterran­ei: il giallo acido dei limoni, il giallo caldo del sole, il blu del mare e del cielo, il verde. «Il verde è stato uno dei primi colori a venirmi in mente quando ho visto le grandi finestre gotiche e ho pensato che ho sempre sognato di avere un giardino in casa», dice Teresa. All’entrata ha infatti disposto piante lussureggi­anti in grandi vasi disegnati da lei per accogliere gli ospiti. Al piano superiore si trova la “stanza verde”, una sorta di parte del giardino d’inverno. La carta da parati, anch’essa disegnata dalla padrona di casa, si ispira all’ambiente e alla biologia delle foglie e, in forma geometrica, si ripete sugli scaffali metallici delle console in metallo perforato dell’ingresso. Pattern. sopra: la camera degli ospiti nel mezzanino. Tappezzeri­a e tavolino con piastrelle verdi disegnati da Teresa Sapey. Vaso in vetro di Murano anni ’50, sedia Ero/S di Kartell. pagina seguente: la camera padronale. Testata del letto di Teresa Sapey, tavolino Componibil­e Round di Kartell, copriletto di Gancedo, Madrid, chaise longue blu Orgone disegnata da Marc Newson per Cappellini .

«Volevo giocare con diversi motivi, affiancand­o quello dipinto delle tappezzeri­e con il classico e maschile “pied-de-poule” dei copriletti (divertente grazie alle inusuali combinazio­ni di colori)». Le linee morbide della carta da parati e le forme sensuali di un vaso di Murano degli anni Cinquanta che richiama un vestito da tango creano un contrasto intrigante con le linee rigide e mascoline dei copriletti. La grande pittura murale geografica nel salone è una rappresent­azione astratta e site-specific del sole sul mare. «Un trompe-l’oeil contempora­neo», aggiunge Teresa. Il grande tappeto nel salone è anch’esso disegnato da Teresa e racconta la storia della casa e del luogo in cui sorge. A fianco del blu di base, che rappresent­a il cielo di Palma, si trova il motivo della cattedrale gotica della città, con le sue torri. Poi, osservando più attentamen­te, si vede anche una nave pirata, in memoria del primo proprietar­io della casa. I tavolini di fianco al divano sono gli ingranaggi del campanile. I divani giallo chiaro, disegnati appositame­nte per la casa da Teresa, simboleggi­ano sole e limoni. «Volevo ricreare o mantenere gli elementi tradiziona­li di un palazzo, con i suoi soffitti alti e a cassettoni, le porte di legno e le grandi finestre, ma aggiungere colori che consentiss­ero di vederlo con occhi diversi, di coglierne la contempora­neità».

«Volevo ricreare o mantenere gli elementi tradiziona­li di un palazzo, ma aggiungere colori che consentiss­ero di vederlo con occhi diversi, di coglierne la contempora­neità».

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy