In un palazzo settecentesco di CAPRI prende forma un progetto che unisce diverse culture.
Nel cuore medievale di CAPRI, un palazzo settecentesco dalle molteplici vocazioni, dove dialogano l’architettura e la natura. Un luogo in cui riecheggiano i colori e le forme della tradizione dell’ isola, ma anche suggestioni di culture lontane.
Sui Faraglioni di Capri vive una rara lucertola azzurra che si mimetizza col cielo e col mare: si trova soltanto qui, su questi picchi di roccia che s’innalzano maestosi dall’acqua. Il suo colore è chiamato “blu Cerio” in onore del medico e naturalista Ignazio Cerio, il primo a scoprirla e a descriverla nel 1870. E proprio questa tonalità intensa, unica al mondo, ha ispirato gli interni del nuovo spazio Iki Capri, inaugurato a luglio all’interno di Palazzo Vanalesti, in piazzetta Cerio: un progetto nato dall’amore per l’isola che unisce arte, design e cucina giapponese. Le sale del palazzo settecentesco, caratterizzate dagli altissimi soffitti a volta sono state trasformate in un ristorante, Iki. Trattoria giapponese, una galleria d’arte e un design shop, grazie all’intuizione dell’architetto e designer Francesca Faraone e di Massimiliano Neri, imprenditore visionario e pioniere della cucina del Sol Levante nel Sud Italia. «Il progetto nasce dalla collaborazione con la Fondazione Ignazio Cerio ed è collegato all’omonimo Museo di storia naturale in piazzetta», spiega l’architetto. L’obiettivo è integrarne le attività culturali attraverso uno spazio innovativo, ma profondamente radicato nella cultura e nella tradizione
caprese. L’architettura di Iki è ispirata alla filosofia di Edwin Cerio, architetto e figlio di Ignazio, che nei suoi scritti spiegava: “Mi sono creato l’illusione tutta architettonica di abitare un villaggio le cui case sono collegate tra loro dall’architettura vegetale, pergole e rampicanti, viti e rose”.
«Siamo nella Capri medievale, in un palazzo antico la cui terrazza traguarda Punta Tragara e regala panorami eccezionali. Per questo ho voluto realizzare uno spazio in cui natura e architettura siano in equilibrio, esaltando al tempo stesso gli interni maestosi», spiega Francesca Faraone. In terrazza, pergole di buganvillee e strutture vegetali avvolgono i tavoli dalla leggera struttura di ferro e il retro del bar, realizzati su disegno di Faraone. Anche il pavimento e il bancone sono realizzati su misura, con mattonelle di ceramica dipinte a mano a disegni geometrici dalla giovane designer Rosalinda Acampora. I colori – blu, bianco, verde – riflettono le tonalità luminose del paesaggio circostante. Nella sala interna, che è insieme ristorante e galleria d’arte, troneggiano un pianoforte a coda e il grande divano “blu Cerio” dalla forma versatile, disegnato da Francesca Faraone e realizzato su misura per Iki Capri.
Ma l’arte qui è la vera protagonista. A inaugurare la stagione è la mostra “Terra Fuoco Acqua Aria” di Valeria Corvino, artista napoletana che si definisce “figlia del Vesuvio”: le sue opere, esposte fino alla fine di settembre, sembrano fatte apposta per esaltare la monumentalità del luogo, creando un’armonia di contrasti dal forte impatto visivo. «Attraverso i corpi antichi e i volti del mondo classico cerco di trasmettere messaggi contemporanei. Come in Nessuno ne parli!, in cui la statua si porta il dito davanti alla bocca in segno di silenzio. È un messaggio contro la violenza sulle donne», spiega l’artista. «La bellezza antica e la bellezza moderna convivono in questo luogo». Lo spazio della galleria sarà animato in futuro da mostre e performance di altri artisti internazionali. Iki Capri ospita anche un design shop ideato da Francesca Faraone: «Collaboriamo con grandi aziende di design che produrranno degli oggetti in esclusiva per noi, come Edra, Viabizzuno e Bang & Olufsen, oltre ad artisti dell’artigianato tradizionale come Rosalinda Acampora. Non esiste a Capri un altro negozio come questo», spiega l’architetto.
In linea con il design e l’architettura del Palazzo, anche la Trattoria giapponese di Massimiliano Neri punta a unire la grande tradizione gastronomica partenopea e caprese con inedite suggestioni contemporanee provenienti da Oriente. Gli ingredienti locali incontrano l’arte culinaria nipponica dando vita a piatti sofisticati e insoliti.