MITI NELLA MATERIA
Fautore di un monumentalismo lirico e spirituale, LEONE LODI è tra i massimi scultori del ’900. Il suo capolavoro è a Torviscosa, Friuli, e festeggia gli 80 anni con una mostra e un libro.
Leone Lodi va annoverato tra i maggiori scultori italiani del ’900. La cultura della pietra la respira fin da piccolo giacché il papà di mestiere fa il marmista. La sua passione per la scultura nasce dalla consuetudine con la statuaria romanica e gotica della sua Bassa Padana (è di Soresina,1900): Wiligelmo e l’Antelami sono i suoi silenziosi mentori e lo saranno per tutta la vita. Da adolescente fa lo scalpellino nello studio di Adolfo Wildt che gli insegna come plasmare la solidità dei volumi e l’importanza dei gesti minimi. Ma il senso dello spazio e della costruzione li ha innati. Nel 1928 firma la sua prima opera a decorazione di un edificio di via Caradosso a Milano progettato da Agnoldomenico Pica, del quale resterà amico per sempre. Intanto si avvicina al movimento Novecento di Margherita Sarfatti: nella querelle tra l’essenzialismo razionalista e il retorico monumentalismo di Regime, lui sta nel mezzo, è amico di Giuseppe Pagano e pure di Marcello Piacentini. Il suo stile possente e insieme intimista, la sua visione “senza tempo”, cristiana e a-ideologica sono trasversali, l’energia allegorica che anima i suo soggetti, la maternità, il lavoro, la fatica, il costruire, convive con gli opposti schieramenti, il suo connaturato senso del racconto dà linfa vitale a ciò che è minimale e smorza le ridondanze ducesche. Come scrisse Pica: «Lodi è un suscitatore di miti nella materia». A Milano statue e bassorilievi suoi s’incontrano al Palazzo della Borsa, alla Bocconi, al Palazzo di Giustizia, sull’edificio tra via Tonale e via Fabio Filzi. A Bergamo sulla Torre dei venti all’uscita dell’autostrada e sul Palazzo della Libertà. A Roma sul Palazzo Montecatini. L’episodio forse più fulgido della sua carriera lo realizza però a Torviscosa in Friuli. Qui Franco Marinotti, capitano d’industria allora di fede mussoliniana (poi cambierà idea) e suo ammiratore, lo chiama nel 1937 a scolpire
Sintesi di Forza, Ragione e Fede e La Continuità della Stirpe nel Lavoro: due poderose allegorie poste nel 1938 davanti alla Palazzina Uffici da cui Marinotti governa la cittadella industriale progettata da Giuseppe De Min per la produzione di fibre sintetiche autarchiche. I due gruppi sono ora stati restaurati e, per celebrarne l’autore, a loro si affiancano una suggestiva mostra fotografica (al Cid di Torviscosa fino al 30.9) e Le creature di pietra di Leone Lodi (Officina Libraria) agile e argomentato volume a cura di Chiara Gatti. □