NUOVA ATLANTIDE
A MIAMI BEACH una casa avveniristica sfida il prossimo innalzamento dell’oceano. Con una struttura a palafitta che la sospende tra acqua e cielo.
Una lussuosa residenza a palafitte di MIAMI BEACH contrasta in modo elegante il problema dell’innalzamento del livello del mare.
Sono da sempre interessato a osservare un luogo, coglierne la natura intrinseca e a “rappresentarla” nel modo più consono», dice Rene Gonzalez, architetto raffinatissimo e sperimentale nel segno del contemporaneo e uno dei nomi più di punta della Florida meridionale. Anche nel caso della Prairie House a Miami Beach (nessun richiamo a Frank Lloyd Wright: la casa si chiama così dal nome della strada dove si trova) il progetto si è adattato all’environment circostante. E dal momento che numerosi scienziati ritengono che il livello del mare dovrebbe alzarsi di un metro e mezzo entro fine secolo inghiottendo parte della città (non a caso Miami è già stata etichettata “Atlantide in fieri”, per il destino che dovrebbe accomunarla alla mitica civiltà sommersa dalle acque di cui narra Platone in alcuni dialoghi), la soluzione ideata da Gonzalez è stata una struttura sollevata da terra, esattamente come le capanne chickee degli indiani Seminole che un tempo vivevano in questa zona.
«Penso che invece di scontrarci con una realtà indiscutibile, si debbano creare spazi dove poter vivere in modo più vicino, più in armonia all’ambiente che ci circonda», dichiara Gonzalez, che già da studente era interessato a progetti sopraelevati tanto da aver dedicato a uno di questi la sua tesi. La Prairie House, risposta radicale a un reale problema ambientale, è la prima di una serie di abitazioni su colonne, moderne e lussuosissime “palafitte” che l’architetto sta costruendo sia nei dintorni di Miami sia negli Hamptons, enclave esclusiva nell’ultima propaggine di Long Island, a poche centinaia di chilometri da New York. «Per me si tratta di una costante e progressiva forma di investigazione sull’environment e sulle questioni a esso legate. Ovviamente, in base alle location
ci saranno soluzioni differenti», dichiara. Una costante, comunque, è la connessione con il paesaggio: anche se sono rialzate, anzi proprio perché sono rialzate, tutte le case presentano l’opportunità di sviluppare zone outdoor e terrazze. Nel caso specifico della Prairie, che Gonzalez ha costruito come buen retiro vacanziero per Hany Boutros, businessman e immobiliarista di Detroit, il rapporto con l’esterno e soprattutto con il cielo si evidenzia a livello strutturale grazie ad alcuni leitmotiv.
Innanzitutto i numerosissimi lucernari, che come le opere di James Turrell incapsulano la luce che cambia nei diversi momenti del giorno. «Ma non si tratta dei classici “buchi nel tetto”», sorride Gonzalez. «Ho invece disegnato delle fessure lineari che corrono lungo il soffitto e le pareti, per cui l’impatto atmosferico è come filtrato e percepito in modo lievissimo». Il senso di leggerezza e sospensione, quasi una sfida alle leggi di gravità, è sottolineato anche dai pilastri che sorreggono i quattro moduli che compongono la casa, collegati da un camminamento in grigliato metallico, e dai muri che sono suggestivamente sollevati da terra. «Ho voluto dare l’idea di qualcosa che si staccasse dal suolo, e galleggiasse nell’aria», spiega.
La struttura presenta un piano terra con parcheggio, giardino e zona ripostiglio. Una scala retrattile, che si chiude come un avveniristico ponte levatoio quando il padrone di casa è fuori città (accorgimento degno di un film di James Bond), porta al piano superiore, dove la zona living e pranzo è situata nel primo corpo, la camera padronale nel secondo, mentre la zona ospiti nel terzo e nel quarto. Ipe, legno proveniente dal Sud America resistentissimo agli agenti esterni e con una patina che il tempo rende molto naturale, e cemento trattato in modi diversi a seconda delle zone e scelto per «la sua indiscutibile qualità tattile», i materiali usati. Infine gli arredi, accuratamente pensati o selezionati in modo da essere complementari all’architettura. Quelli in legno con dettagli in bronzo e pelle sono stati disegnati dallo stesso Gonzalez, che ha anche selezionato alcuni lavori di designer internazionali accomunati dall’interesse nel produrre pezzi unici con una decisa impronta “scultorea”. Ed ecco nel living room il divano, il lampadario e il tavolino in fibra di vetro di Vincenzo De Cotiis, che amalgama materiali recuperati «e crea oggetti simili a gioielli», i coffee table in plexiglas e in rame di Emmanuel Babled che riflettono e fanno rimbalzare la luce, il tavolo da pranzo di Germans Ermicˇs, in vetro colorato che cattura le mille sfumature di un cielo in tempesta (con Gonzalez, questo artista lettone ha anche sviluppato una palette cromatica che si chiama “Miami Sea and Sky”). «Come l’architettura anche questi pezzi tendono a dissolversi verso il cielo, a scomparire nel cielo», conclude Gonzalez. «Sono le loro caratteristiche eteree che mi hanno affascinato, trovandole in perfetta simbiosi con il mio lavoro progettuale».