LA CASA SUL TETTO
Su un rooftop in terra veneziana, a un vecchio volume dal soffitto a botte si affiancano due nuove TECHE TRASPARENTI: intimità e solarità animano un interior in cui ogni arredo è un piccolo racconto.
Sculture, dipinti e classici del design arricchiscono gli spazi ariosi ed eleganti di un appartamento alle porte di VENEZIA.
Alle porte di Venezia, dove accadono i miracoli. C’era una volta una lavanderia condominiale, un volume rettangolare con il soffitto voltato, parte di un edificio risalente agli anni ‘70. Niente di che, ma sufficiente a far sognare Gionata Dal Pozzo, architetto e imprenditore di successo nel settore dell’arredamento. Per rendere favoloso quello spazio anodino bastava... «Bastava poco o molto, secondo i punti di vista», racconta Dal Pozzo. «Comunque occorreva uno scatto di immaginazione, serviva aggiungere qualcosa che gli desse dignità di casa, ma senza modificarne la struttura». Così, sfruttando parte dell’ampio rooftop, Dal Pozzo ha affiancato a questo blocco “pesante”, come l’avrebbe definito Ettore Sottsass, due ali di pura leggerezza. Spiega l’architetto: «Contrapposte, alle estremità della “botte”, ho disposto due teche di vetro e acciaio definite da altrettante pensiline rivestite di celle fotovoltaiche che rendono la dimora autonoma sotto il profilo energetico. Collegate lungo l’asse longitudinale dell’elemento preesistente accolgono rispettivamente la zona giorno (pranzo e cucina) e la zona notte della casa». L’effetto di questo intervento architettonico è stato che, sotto la volta bucata da archi scenografici, si è creata un’atmosfera di intimità ideale
A tutto design. Nello spazio-studio scrittoio laccato nero Bambi di Cappellini e sedia in velluto giallo Beetle di Gubi. La lampada da tavolo è la Snoopy di Flos, con paralume nero. pagina precedente: controcampo del soggiorno, sul fondo, Rose Chair di Masanori Umeda per Edra, panca Molletta di Riva1920, dipinto di Conrad Marca-Relli, e, a destra, scultura Equilibri di Bruno Lucchi e piantana Tripod di FontanaArte. Sul tavolino di Moooi scultura Viaggiatore di Bruno Catalano. Sul tappeto di Tisca, pouf e tavolini di Minotti e macchinina Discovolante di Kartell. In primo piano, tavolino Awa di B&B Italia.
per uno spazio di conversazione, mentre la trasparenza dei nuovi ambienti comunica una spinta percettiva ed emotiva verso l’esterno. «È stato un po’ come “stappare” il corpo voltato demolendone i fondi ciechi in muratura per collegarlo con la luce delle teche. I miei amici architetti sostenevano che era impossibile coniugare uno spazio curvo a uno squadrato. Eppure...». Eppure funziona. In qualsiasi punto della casa si percepisce la direttrice longitudinale che ha ispirato l’intervento creando un cannocchiale prospettico di grande suggestione connesso a due volti differenti della città. I nuovi volumi hanno, come sì è detto, struttura in acciaio e pareti in vetro a isolamento termico. Molte delle vetrate, di ampie dimensioni per comunicare solarità anche d’inverno, sono scorrevoli e consentono così di debordare dalla dimora trovandosi comunque al riparo grazie all’aggetto della pensilina-tetto. Non mancano gli accorgimenti per rendere più fluida e aperta la fruizione degli spazi. Per liberare la zona giorno, per esempio, è stato tolto il pilastro centrale e sostituito da una trave in acciaio Cor-ten irrigidita da un “monaco rovescio”, componenti tecniche d’eccellenza che sono state fornite da Manni Green Tech, azienda con la quale Dal Pozzo collabora per progetti green di case in acciaio. A questa soluzione intesa a eliminare elementi d’intralcio si contrappone invece la scelta di sottolineare la differenza tra tondo e quadrato, tra vecchio e nuovo, tra industrial chic e minimal con un marcato dislivello che esplicita il perimetro della struttura voltata e si offre come supporto di oggetti e opere. Molta attenzione anche all’arredamento. «È una mia prerogativa. Per lavoro mi occupo di arredamento e di mobili. Qui volevo che i colori avessero un ruolo importante. Colori forti, ma tra loro bene intonati, equilibrati per produrre un contrasto visivo con il bianco degli spazi nuovi di impronta minimalista». Pure la scelta e la disposizione dei mobili è frutto di uno studiato spartito scenografico. Ci sono molti classici del design posizionati in modo che la loro anima estetica e funzionale possa rifulgere. La poltrona Up di Gaetano Pesce, con la sua forma idealmente muliebre e materna, sottolinea l’intimità della zona voltata, mentre l’irregolarità formale del divano Standard di Francesco Binfaré prelude e invita a un relax informale, e la poltrona, al limitare del soggiorno, Rose Chair di Masanori Umeda sembra messa lì per introdurre le emozioni segrete della zona notte. Ci sono pezzi, come la lampada da tavolo Snoopy disegnata da Pier Giacomo e Achille Castiglioni all’epoca in cui le strisce dei Peanuts sbarcavano in Italia accolte dalle pagine di Linus; oppure, a chiudere il volume tondo, la supermolletta da bucato disegnata da Giulio, Paolo e Michela Baldessari che, con la loro espressività pop, giocano sui registri del divertissement e della sdrammatizzazione. Ogni oggetto
I colori di arredi e tessuti hanno una valenza tridimensionale, per meglio definire i volumi. Muri e pavimenti sono invece in toni neutri per dare risalto alle opere d’arte e ai pezzi di design.
è insomma qui per recitare una parte, per esprimere la propria prestigiosa singolarità – s’è detto, sono dei classici del design – ma tutti insieme formano la trama di un romanzo dell’abitare che coinvolge, stupisce, diverte, fa venire la voglia di sapere come va a finire. «Va a finire nel terrazzo-giardino», scherza Dal Pozzo alludendo a un altro luogo che l’architetto veneto ha intriso di un’aura enigmatica imperniandolo sulla poltrona-mistero Nemo frutto delle ineffabili immaginazioni di Fabio Novembre. Questa, conclude Dal Pozzo, «è una casa-atelier, ci si vive e ci si lavora. Qui le relazioni professionali si trasformano in occasioni conviviali – mi piace molto cucinare – dove i clienti diventano amici, e gli amici artisti come gli scultori Bruno Lucchi e Bruno Catalano amano fermarsi. Dove si discute, ci si confronta sul design, sull’arte, sul mondo, sulla vita». Sorvegliati e stimolati dal dipinto Il Caos di Antonio Tamburro, che è un po’ il punto in cui convergono tutti gli assi e i percorsi della casa.