ITALIAN STYLE TRANSOCEANICO
GIO PONTI interior designer di storici transatlantici.
Nella grande mostra parigina “Tutto Ponti. Gio Ponti Achi-Designer” si racconta, tra l’altro, il GIO PONTI interior designer navale, autore di parti degli arredamenti dei maggiori transatlantici italiani del dopoguerra: il Conte Grande, il Conte Biancamano, il Giulio Cesare e l’Andrea Doria.
AGio Ponti (1891-1979) il mare piaceva. E molto. Disegnò ville per l’Isola d’Elba, progettò due strepitose dimore sulla Riviera ligure di Ponente (Villa Donegani a Bordighera è uno dei suoi capolavori), e soprattutto ebbe un interesse davvero appassionato per l’interior design delle grandi navi. Già nel 1931 su Domus, la rivista da lui fondata tre anni prima, affrontò questo tema da un punto di vista inedito scrivendo nell’incipit di un articolo riportato nell’illuminante volume Gio Ponti, Le Navi di Paolo Piccione per i tipi di Ideabook: «Il problema dell’arredamento navale va al di là della semplice questione di comodità, di eleganza, di gusto: esso è, attraverso l’opera degli artisti e degli esecutori, una viva testimonianza del tenore della civiltà della Nazione che sulla Modernità tra le onde. a sinistra: disegno prospettico per il concorso per la Sala delle Feste di 1ª classe del Conte Biancamano, 1948.
sopra: l’Andrea Doria all’ancora a New York. Il suo interior design fu l’ultimo lavoro di Ponti in questo ambito progetuale. Tuttavia, sempre interessato alla nave come tema progettuale, nel 1969 Ponti pubblicò su Domus i piani del Tartaruga, una nave dalla forma che sbalordisce, pensata per crociere slow dove a contare è più il viaggio che la meta.
GIO PONTI (1891-1979), da un articolo pubblicato sul Corriere della Sera nel 1950 «IL TURISTA DEVE IMPARARE L’ITALIA SULLA NAVE».
nave esercita l’ospitalità». In tal senso auspicava che gli interni dei nostri transatlantici smettessero gli orpelli storicisti, i vari neorinascimenti, neobarocchi e neoclassicismi, e adottassero gli stilemi di un Modernismo all’italiana, dalle armonie classiche, leggero, essenziale ma non scevro di grazia e sovrattutto di artisticità. Plaudeva alla moderna, raffinata sobrietà degli interventi dell’architetto triestino Gustavo Pulitzer-Finali (con il quale collaborò in più di un’occasione) sul Victoria e sul Conte di Savoia, vedeva nell’alluminio un materiale di elezione, sosteneva che l’arte sulle navi dovesse essere parte della struttura e non sovrastruttura esornativa, promuoveva l’affidamento agli artisti di larghe parti della decorazione sotto la regia dell’architetto che, auspicava invano, sarebbe dovuto essere uno solo per nave. Concezioni che potrà mettere in pratica tra il 1948 e il 1953 quando sarà chiamato con l’amico Nino Zoncada a coordinare parte degli interior design delle maggiori navi passeggeri italiane del tempo: Conte Grande, Conte Biancamano, Giulio Cesare e l’Andrea Doria. Con la sofisticata eleganza e la razionalità spaziale degli ambienti, con le opere parietali, tra gli altri, di Salvatore Fiume, Piero Fornasetti, Pietro Zuffi, Fausto Melotti, con gli arredi da lui disegnati, rese questi piroscafi una formidabile vetrina galleggiante della Rinascita italiana.