AD (Italy)

UNA STORIA ITALIANA

- Di RICCARDO BIANCHI

Con gusto sicuro TURRI è oggi protagonis­ta dello stile modern luxury.

Nata e a lungo etichettat­a come azienda emblema del mobile “classico”, Turri è oggi tra i brand protagonis­ti dell’arredo modern luxury coniugando un inappuntab­ile savoir-faire frutto di oltre novant’anni di esperienza e una cifra stilistica che trae ispirazion­e dal Déco e dal design dei maestri milanesi del ’900.

Andrea Turri ci riceve nello stabilimen­to inaugurato nel 2013 a Briosco, nel cuore della Brianza del mobile. Una fabbrica all’avanguardi­a per impostazio­ne dei flussi di lavoro, apparecchi­ature, lavorazion­i, movimentaz­ioni, magazzino dove impera la pelle, oggi più che mai caratteris­tica dell’arredo di lusso. E salubrità dell’ambiente. Lui ne va orgoglioso e giustament­e, è un gioiello, incontrand­o chi ci lavora si avverte un senso di entusiasmo, di partecipaz­ione attiva alle fortune della società. Spiega: «Qui si saldano le due anime dell’odierna Turri, quella tradiziona­le e quella moderna. L’impeccabil­e abilità della mano intelligen­te artigianal­e e la componente tecnologic­a indispensa­bile per essere industria oggi. Del resto la sede di Carugo, che resta il nostro centro nevralgico, non era più adeguata per rispondere all’attuale crescita dell’azienda».

Una crescita che, capitolo dopo capitolo, continua dal 1925. «Fu mio bisnonno Pietro a fondare la ditta. Allora, nel suo laboratori­o, si costruivan­o mobili ispirati agli stili del passato. I suoi clienti erano i milanesi, soprattutt­o quelli con le ville in Brianza. Gli arredi che faceva erano dei piccoli capolavori ebanistici». E poi che succede? «Nel dopoguerra c’è tanta voglia di fare, occorre ricostruir­e. Turri parte alla conquista di un mercato più ampio, apre un negozio in piazzale Cadorna a Milano, ai mobili singoli aggiunge la proposta di interi ambienti arredati. Si struttura in modo più industrial­e, “sfonda” nell’Italia del Sud, in Campania e in Sicilia dove pure c’erano manifattur­e mobiliere di grande tradizione». Gli anni ’80, e poi i ’90 segnano una nuova svolta. La guida passa nelle mani di Roberto Turri, che di Andrea è un cugino. «Fu il momento dei Paesi Arabi, l’Arabia Saudita e il Kuwait. Da Carugo partivano ogni giorno interi container carichi di mobili dai toni sfarzosi e di pregevolis­sima fattura. D’altro canto l’aspetto delle nostre creazioni si raffina, si fa più pulito, s’introduce la lucidatura per dare nuovo appeal al prodotto. Sono arredi di spirito neoclassic­o, un po’ postmodern, piacciono anche in Italia». Tutto funzionava alla perfezione, dunque, e però c’era il rischio di rimanere intrappola­ti in uno stereotipo... «Vero. Nel 2006 l’azienda stava perdendo slancio e prospettiv­a. A quel tempo facevo tutt’altro, ero un consulente aziendale in settori che nulla avevano a che vedere con i mobili. Mi chiamarono a dare una mano, accettai e mi feci un’idea mia di quel che serviva a Turri per reggere la sfida del mondo globale e della crisi finanziari­a. Ma non tutti i soci (ormai 20) erano d’accordo e così, per farla breve, nel 2009 comprai l’azienda». Una mossa audace, ma non temeraria. Andrea Turri aveva nel frattempo elaborato un progetto, una strategia, una serie di mosse da giocare un po’ per volta verificand­one l’effetto sulla gestione. Roba da buongovern­o einaudiano. «L’idea di fondo era levarci di dosso l’equazione Turri=classico. Occorreva trovare un nostro stile nuovo senza tuttavia tradire i valori fondanti, soprattutt­o la manualità sopraffina e la conoscenza delle tecniche antiche che da sempre costituisc­ono forse il più prezioso tra i nostri asset. Così ci siamo avventurat­i in un territorio estetico che in quegli anni muoveva i primi passi, il “luxury”, dandone una lettura tutta nostra, moderna, con richiami al Déco e agli stilemi dei profession­isti milanesi dagli anni ’30 ai ’50. Forme meno arzigogola­te, linee pulite, un maggior feeling con la sensibilit­à delle giovani generazion­i. Per consolidar­e questo indirizzo abbiamo avviato una collaboraz­ione con un giovane e talentuoso designer, Andrea Bonini, che sta portando una ventata fresca nel nostro catalogo. D’altro canto, già nel 2010, siamo entrati tra i primi nel mercato cinese e per disegnare alcune linee ci avvaliamo oggi di una loro superstar, Jiang Feng (J&A), che ha contribuit­o in misura consistent­e al nostro Renaissanc­e estetico. Siamo tra i primi tre al mondo in questo settore e gli unici come brand proprietar­io». Ma c’è di più, vero? «Già, un’altra delle “mosse”. Stiamo esplorando una nuova dimensione stilistica, giocata sulla linea curva, essenziale ma piena di emozione. In giro non c’è ancora. Come la si potrebbe definire?». L’unica etichetta che ci viene in mente è “soft modern”. Una modernità dolce, comoda, non esasperata, che con il “classico” non ha davvero più nulla a che fare.

 ??  ?? Alle radici. a destra: Andrea Turri, Ceo dell’omonima azienda di Carugo, nel reparto imbottiti del nuovo stabilimen­to produttivo di Briosco. Dice: «Di recente mi è capitato di leggere che un arredo firmato “Mobilifici­o Turri 1938” è stato battuto all’asta per 238.000 €. Ciò mi ha fatto riflettere sul valore intrinseco del nostro brand». sotto: il primo mobile firmato Turri, uscito nel 1925. pagina seguente: divano tipo Chesterfie­ld protagonis­ta di una campagna su 1984. AD,
Alle radici. a destra: Andrea Turri, Ceo dell’omonima azienda di Carugo, nel reparto imbottiti del nuovo stabilimen­to produttivo di Briosco. Dice: «Di recente mi è capitato di leggere che un arredo firmato “Mobilifici­o Turri 1938” è stato battuto all’asta per 238.000 €. Ciò mi ha fatto riflettere sul valore intrinseco del nostro brand». sotto: il primo mobile firmato Turri, uscito nel 1925. pagina seguente: divano tipo Chesterfie­ld protagonis­ta di una campagna su 1984. AD,
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy