196 FOTOGRAFIA
— L’architettura come soggetto prediletto degli scatti d’autore di KARL HUGO SCHMÖLZ.
Negli anni ’70 si assistette in Germania a un ritorno di interesse per la Nuova Oggettività, movimento artistico in auge dopo la Grande Guerra. I fotografi Bernd e Hilla Becher, fondatori della Scuola di Düsseldorf, estranei alle correnti estetiche allora imperanti, optarono allora per la fedele riproduzione della realtà come pura espressione concettuale, apparentemente priva di coinvolgimenti emotivi. Non a caso Candida Höfer, loro allieva, scelse come modello Karl Hugo Schmölz, uno dei migliori fotografi d’architettura, attivo già prima della Seconda guerra mondiale. Figlio d’arte, influenzato dal Bauhaus e, appunto, dalla Nuova Oggettività, stretto collaboratore di architetti quali Wilhelm Riphahn, Bernhard Pfau, Peter Friedrich Schneider, Schmölz è stato un impeccabile lettore dell’architettura moderna tedesca tra gli anni ’30 e i ’70 fissandone la nuda essenzialità in aeroporti, edifici pubblici e privati, uffici, cinema, teatri, banche, negozi, interni. Nei ’60 fu incaricato da Richard Neutra di ritrarre a Wuppertal alcune sue ville e le esplorò con il suo impareggiabile “occhio assoluto”. Oggi, a Paris Photo, Schmölz si confronta con il padre Hugo e i Becher, nella mostra “German architecture photography” allestita dalla galleria Van der Grinten. Da vedere.