AD (Italy)

Un’originale visione dell’Italia attraverso 25 teatrini ideati da CUOGHI. VANNI

In 25 teatrini ispirati alle maggiori città italiane, lo scenografo della pittura, racconta un Grand Tour nostalgico e surreale.

- di SONIA S. BRAGA VANNI CUOGHI,

Un mito d’altri tempi, quando viaggiare era un’arte, torna d’attualità. È quello dell’Italia messa in posa dal Grand Tour, incornicia­ta dalle vedute dei più illustri pittori di paesaggio. Curiosità e meraviglia sono gli stati d’animo che accompagna­no artisti e scrittori alla ricerca di uno sguardo nuovo sul Bel Paese, intessuto di citazioni colte e memorabili leggende. Cosa resta, oggi, di quell’epopea che il sociologo Hans J. Knebel ha definito «un fossile del futurismo moderno»? Per interpreta­re l’immaginari­o di un viaggio diventato fenomeno di culto, Vanni Cuoghi, scenografo della pittura, ha trovato spunti nei suoi ricordi, muovendosi tra realtà storica e dimensione fantastica. Souvenir d’Italie è il progetto che ha impegnato l’artista negli ultimi tre anni, una serie dal titolo evocativo, nata per raccontare le vicende di un Paese che non c’è più, dove storiograf­ia e folklore si fondono con l’elemento surreale. Così, sul filo della memoria, ecco 25 opere ispirate alle maggiori città italiane, presentate in occasione della recentissi­ma mostra personale allestita alla Galleria L’incontro di Chiari (BS) a cura di Ivan Quaroni. Tutte sono concepite come teatri in miniatura, secondo la cifra dell’artista: dipinti tridimensi­onali realizzati accostando disegno, collage, acquerello e paper cutting. «I fondali di queste scenografi­e sono cartoline d’epoca, ritraggono piazze e monumenti da nord a sud della penisola. Ci ricordano, nonostante tutto, che i nostri progenitor­i si chiamavano Dante, Leo- nardo, Galileo…», dice Cuoghi. Ma c’è di più. Siamo nell’universo pittorico dell’artificio, dello stupore esaltato dal richiamo ai Peep Show Books di gran moda nell’età vittoriana, libri a soffietto che svolgendos­i mostravano una sequenza di immagini che regalava ai lettori l’illusione della profondità. Se, come ha scritto Marcel Proust, «il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi», ecco che di tanto in tanto un personaggi­o anomalo irrompe sulla scena, portando con sé un frammento di (stra)ordinaria follia. Fuori contesto? «No di certo, perché ci suggerisce che la vita è imprevedib­ile e ha molta più immaginazi­one di noi», conclude Cuoghi.

WHO’S WHO

Vanni Cuoghi (Genova, 1966) vive e lavora a Milano. Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Brera, fino al 2002 ha lavorato come illustrato­re e decoratore, affrescand­o chiese e palazzi nobiliari. Sue opere sono state esposte alla Biennale d’Arte di Venezia.

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