Restyling d’autore per il di Rimini, dove Fellini vide il primo film. FULGOR
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Pensando a quando andava al cinema, Federico Fellini diceva: «Come in un ventre materno, stai al cinema fermo e raccolto, immerso nel buio, aspettando che dallo schermo t’arrivi la vita. Al cinema bisognerebbe andare con l’innocenza del feto». Era così nella Rimini della sua fanciullezza dove nacque nel 1920, era così al Fulgor, la sala riminese dove a sei anni vide il suo primo film seduto sulle ginocchia del papà: Maciste all’ inferno. Così Fellini raccontava quell’esperienza in un’intervista: «…C’era un omaccione seminudo, una specie di facchino dell’inferno, ed era un inferno affascinantissimo popolato da donnone con gli occhioni bistrati, dai seni generosi. Credo che l’immagine di queste abitatrici infernali che cercavano di concupire Maciste che parlava muovendo le sopracciglia sia il debito vero che ho con il Cinema, perché in tutti i film rimetto sempre quel tipo di donne lì: formose e affascinanti. Posso dire che è stato il film che mi ha influenzato per sempre». Da adolescente, durante gli anni ’30, Fellini era solito mercanteggiare con il gestore del Fulgor: lui gli cedeva i suoi
“scarabocchi” – i volti delle star americane che già indicavano la sua attitudine al disegno, alla caricatura: più tardi, quando si trasferì a Roma, divenne uno dei vignettisti del giornale satirico
Marc’Aurelio –, l’altro gli garantiva la visione gratuita delle pellicole di Hollywood. Un sogno a occhi aperti per il futuro regista: tanto che per Amarcord volle ricostruirlo fedelmente nel “suo” Teatro 5 di Cinecittà. Fulgor, come nome legato a una sala di proiezione riminese, è cosa del 1914: solo nel 1920 però s’insediò nell’attuale sede a Palazzo Valloni in corso d’Augusto ristrutturata allora dall’ingegner-poeta-pittore Addo Cupi (1874-1958). Quest’anno, poco meno di un secolo dopo, il Fulgor è tornato all’originale… fulgore grazie al restauro condotto dall’architetto Annio Maria Matteini, con gli interni firmati dal tre volte premio Oscar Dante Ferretti, che di Fellini ha condiviso il genio visionario in ben cinque film, da Prova
d’orchestra (1979) all’ultima opera del Maestro, La voce della luna (1990). L’intento di Ferretti è stato quello di trasformarlo in un luogo cinematografico magico. Una sala romagnol-hollywoodiana capace di evocare sia i locali cinematografici dell’America degli anni ruggenti, sia le atmosfere divesche che il giovane Fellini aveva modo di assaporare quando sul grande schermo recitavano le star hollywoodiane. A occuparsi dei dettagli concreti dell’invenzione di Ferretti è stata un’eccellenza internazionale nel campo della conservazione, del restauro e della creazione di apparati scenografici: Studio Forme di Roma. Di sua produzione sono stucchi e arabeschi con le Veneri nude e dorate che spuntano da un mare stilizzato, ondeggiante tra una colonna e l’altra; ma pure gli elementi decorativi “pavoneggianti” e le grandi cornici vuote color oro. Un luogo unico, dunque, il “nuovo” Fulgor. Che ha contribuito a fare di Rimini uno dei “100 places to go 2018” secondo il