Giò di Busca ha reinventato con gusto la sua residenza di famiglia sul GARDA. LAGO DI
Sulle rive del LAGO DI GARDA, un artista-designer ha trasformato l’antica villa di famiglia in un luogo speciale: un po’ studio, un po’ rifugio nella natura. Dove passare ore felici, rilassarsi, creare. Mettendo insieme, con leggerezza e spirito, passato e presente.
La risacca di una piccola onda incrina il silenzio della riva su cui affaccia Villa Malerba, non lontana dal pittoresco porticciolo di Desenzano del Garda. La costruzione è circondata da un parco di due ettari con alberi secolari e un giardino all’italiana costellato di statue romane. L’origine dell’edificio si situa a cavallo tra Sei e Settecento. Per Giò di Busca, artista e architetto, questa è la casa di famiglia. Che lui ha reinventato. «Volevo fare un mix: mantenere la sua atmosfera antica ma darle anche un tocco più moderno. La struttura è rimasta quella d’epoca, e la modernità viene dal fatto che abbiamo aggiunto tanti punti di luce a stanze che in origine erano piccole, strette e molto buie». L’artista viene spesso qui, a rilassarsi e a lavorare.
Ogni angolo della casa ha spazi e affacci sul parco che favoriscono la meditazione. Tutto è pensato per il piacere degli occhi. La sala principale, con i suoi soffitti alti cinque metri, appare come un salone da ballo. «Questo spazio, negli anni, è diventato un atelier e qui lavoro con grande soddisfazione. È il mio mondo», spiega il padrone di casa. «Dipingo e disegno da quando avevo sette anni. È diventato indispensabile per me. Affrontare una tela bianca non è una cosa facile. La pittura è energia. Una relazione intima, un viaggio con se stessi». Questo studio fuori dal comune è decorato con colonne in marmo scolpito (provenienti dal palazzo veneziano del duca di Berry), un grande camino in marmo antico e lampadari in cristallo e bronzo in stile francese.
Giovanni Maria Malerba di Busca, questo il suo nome per intero, ama la perfezione che nasce dall’armonia, l’equilibrio tra passato e modernità. Il suo lavoro passa senza soluzione di continuità dalla pittura all’architettura, dal disegno di gioielli all’interior design, dalla progettazione di una collezione di mobili alla creazione di apparecchi d’illuminazione (tra le aziende con cui lavora ci sono Colombostile e Laudarte). Le sue creazioni nascono da un desiderio di singolarità, originalità e preziosità. E uniscono materie nobili a un grande know-how di matrice artigianale. «Attraverso i mobili ho voluto fare scultura», afferma di Busca. Il suo tratto distintivo è la grande sensibilità che dimostra nel giocare con volumi e materiali. «Il mio primo apprendistato è stato a Parigi con Émile Gilioli, scultore di fama internazionale», ricorda. Era un uomo di statura impressionante, dall’aspetto piuttosto rozzo. Ma dalle sue mani, capaci di estrema delicatezza, nascevano opere raffinate
«Il mio atelier è il mondo. La pittura è energia, è un viaggio con se stessi».
come strumenti musicali. Appena iniziava a scolpire diventava un personaggio totalmente diverso», ricorda. «Mi ha mostrato come si può lavorare il metallo, l’acciaio, e poi tutti i passaggi che dal disegno portano alla realizzazione del calco, lo stampo in gesso in cui verrà poi colato il bronzo alla fonderia... Un processo fatto di fasi emozionanti».
Un’emozione che ha saputo trasferire in questo luogo, dove passa sei mesi all’anno. «Sono nato in questa casa, amo questo posto», sorride. «Qui, affacciato sul lago più bello d’Europa, ho tutto lo spazio che voglio per lavorare. Un luogo che ti rigenera. Cloé e Cora, i miei due cani, sono al settimo cielo quando siamo qui in pianta stabile. E io do da mangiare alle anatre che mi visitano in giardino e talvolta si spingono fino dentro allo studio». A Villa Malerba il tempo passa felice: si passeggia o si sogna nel parco, si fa un tuffo in piscina o una gita al largo sul Riva che aspetta in rimessa; si ammirano le sculture del padrone di casa in uno dei padiglioni estivi, adiacenti alla villa, dove vengono anche organizzati feste e balli. «Non ho bisogno di raggiungere il paradiso», conclude il padrone di casa. «Ce l’ho già».
«Qui, affacciato sul lago più bello d’Europa, ho tutto lo spazio che voglio per lavorare. E do da mangiare alle anatre che mi visitano in giardino e talvolta anche nello studio».