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L’estetica della complessit­ˆ

Gli orologi di RICHARD MILLE erano esposti tra i capolavori classici e i dipinti dei maestri di oggi a Frieze Masters, a sancire un forte legame della Maison con il mondo dell’arte.

- di MARCO ZENI e GIAMPIERO NEGRETTI

C’è un’idea di bellezza intrinseca negli orologi. Molti li apprezzano per la perfezione della tecnologia, che grazie a raffinati virtuosism­i dà vita a oggetti caratteriz­zati da una vera e propria estetica della complessit­à. A volte, poi, quello stesso ideale di bellezza si ritrova anche nella forma. È il caso degli orologi di Richard Mille, che in ottobre sono stati esposti nello stand della Maison alla fiera londinese Frieze Masters, un evento che riunisce le gallerie d’arte e d’antiquaria­to più blasonate a livello mondiale. In quell’occasione è stata allestita una rassegna da museo, con alcuni degli orologi più rari e originali creati nel tempo da Richard Mille, prestati da collezioni­sti privati. Come ha detto Richard Mille, «un orologio da polso deve essere un eccellente dispositiv­o di cronometra­ggio. Tuttavia, non vedo alcuna ragione per cui non debba essere affascinan­te nella sua espressivi­tà visiva tridimensi­onale, sia dentro che fuori, nello stesso modo in cui una grande opera d’arte offre livelli complessi di interpreta­zione a seconda dell’angolazion­e in cui la si guarda. Definire questi aspetti durante il processo di progettazi­one non si differenzi­a così tanto dalla pittura miniaturis­ta, dove, in un’area molto ristretta di pochi centimetri quadrati, può aprirsi un intero mondo».

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di Richard Mille, che è stato ideato in collaboraz­ione con lo street artist Cyril Phan, noto anche come Kongo. a destra: uno stand di Frieze Masters. Contempora­neo. sopra: il Tourbillon RM 68-01

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