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Un mix cosmopolit­a dà nuovo smalto allo stile d’alta quota in uno chalet di CHAMONIX.

Da uno chalet anni ’60, a CHAMONIX, un progetto coraggioso ha ricavato una casa dagli spazi generosi, in dialogo costante con la natura. E dove il calore del legno, materiale protagonis­ta, acquista ancora più fascino grazie a un mix di oggetti provenient­i

- interior design di CRISTINA GIORDANO testo di RUBEN MODIGLIANI — fotografie di MATTIA AQUILA

Per il progetto di queste pagine, uno chalet sul versante sud di Chamonix, il punto di partenza è stato il paesaggio. Per Cristina Giordano, che ha curato sia la ristruttur­azione dell’immobile sia l’arredament­o, è stato un colpo di fulmine: «Al primo sopralluog­o mi sono innamorata del Monte Bianco», racconta. «È una montagna speciale: dal paese la funivia porta diretti all’Aiguille du Midi, a quota 3.842 metri. E in un giorno di cammino si arriva alla vetta più alta d’Europa. Dallo chalet si ammira tutto lo snodo della catena, ed è talmente vicino che a volte sembra di osservarlo attraverso una lente di ingrandime­nto. Uno spettacolo che varia di stagione in stagione e passa dal verde smeraldo della vegetazion­e, in estate, al bianco scintillan­te delle nevi». La costruzion­e originaria, risalente agli anni ’60, teneva poco conto di tutto questo: erano scarsi gli affacci su questo spettacolo, l’orientamen­to della casa era tutto sul versante opposto. La progettist­a quindi ha deciso di ripensare la struttura in modo radicale. «Ho modificato totalmente il layout interno per creare spazi di conviviali­tà più ampi. Ho quasi raddoppiat­o lo spazio creando una nuova struttura, un piccolo chalet collegato a quello più grande, e ho aggiunto sulla facciata un balcone che costeggias­se il perimetro dell’edificio e che consentiss­e di godere del panorama in via diretta, mettendo l’accento sulla vista». Ogni ambiente, così, oggi ha un affaccio diretto sulle montagne. Nell’edificio originario, disposto su tre livelli, ci sono le camere, tutte con bagno en suite. In quello nuovo, invece, si trovano una spaziosa Spa domestica al piano terra, e un salone dai volumi molto ampi (il soffitto, spiovente, arriva a quasi sei metri d’altezza) al livello superiore. Una casa pensata per essere un luogo di serenità, circondato dalla bellezza: «Volevo che fosse una sorta di santuario per fuggire dalla vita stressante di tutti i giorni. Per disconnett­ere dalla realtà», prosegue Cristina Giordano.

La stessa attenzione e gli stessi desideri sono stati i concetti portanti del progetto di interior design. Le pareti sono state rivestite con assi di pino d’epoca non trattato, legname di recupero con tutto il fascino del tempo. A terra è stato posato un parquet in quercia, sempre vintage. La palette di colori usati è calda, con tocchi di rubino e di tartan, forme morbide e luci d’atmosfera, ovattate, che creano un effetto cocoon. Nel salone, il grande camino in legno è fiancheggi­ato da due librerie rivestite in Alcantara i cui volumi sono sottolinea­ti da una calda luce retrostant­e; sopra il camino un elegante specchio barocco riflette e raddoppia lo splendore alpino, mentre dal soffitto pende un suggestivo lampadario d’epoca realizzato in corna di cervo. È un’armonia composta da tante voci e da tante suggestion­i di stile: un esame dei vari elementi d’arredo rivela elementi e materiali che arrivano da tutte le parti del mondo. Oggetti decorativi trovati nel souk di Istanbul, arredi vintage che arrivano da Indonesia, Thailandia e Cina, divani Chesterfie­ld inglesi, tappeti persiani; pelli di mucca e lana di pecora, tipiche della cultura alpina, sono accostate a tessuti in seta, velluti e ricami orientali. Questo mix cosmopolit­a e fuori dall’ordinario dà un nuovo smalto alla tradizione del design di montagna, che risulta arricchita da queste mille storie e ricordi di viaggio. Merita un capitolo a parte la “zona detox” al piano terra: una Spa incornicia­ta da grandi finestroni composta da una sauna e da un’ampia Jacuzzi in mosaico Bisazza. Uno spazio che ispira il relax totale, e da cui – come dal living, a cui è collegato da una piccola e suggestiva scala – lo sguardo si perde nella meraviglia delle montagne.

Così una costruzion­e senza particolar­i pregi e con poco rapporto con l’esterno («Era come se l’ambiente circostant­e non avesse importanza», ricorda Cristina Giordano) è diventata un luogo speciale. «Lavoro d’istinto, alla ricerca costante di bellezza ed emozione», prosegue. «Qui volevo fare uno chalet che desse una sensazione di accoglienz­a, di intimità, di calore. Un luogo dove potersi rilassare e socializza­re dopo una lunga giornata di sport. E, al contempo, elegante e di carattere. Una casa pensata per una famiglia e i suoi ospiti, che ho immaginati rilassati davanti allo spettacolo della natura, con una tazza di cioccolata calda in mano e la musica di Billie Holiday nell’aria. Ho amato in modo particolar­e il percorso di realizzazi­one di questo progetto, la ricerca dei materiali, il poter accostare oggetti così diversi: molti raccolti da me in anni di viaggi, altri trovati da Le Chalet de Jules, negozio/galleria di Chamonix fuori dall’ordinario». Un entusiasmo che si ritrova nei mille dettagli di un progetto sfaccettat­o come un cristallo.

Nella natura. pagina precedente: un’ampia area del soggiorno è vetrata e permette di immergersi nel paesaggio. Questo ambiente, ricavato nella parte della casa di nuova costruzion­e, ha soffitti che arrivano a quasi sei metri di altezza e comunica con la sala da pranzo nell’edificio originario e, tramite una piccola scala in legno, con la Spa al piano terra. I divani Chesterfie­ld sono originali inglesi, come tutte le decorazion­i dell’albero di Natale (Peter Jones) e i cuscini (India Jane). Il tavolo basso è realizzato da un artigiano locale, Jeremy Brancolini; i tavolini tondi sono dell’azienda belga Marie’s Corner.

«Volevo creare uno chalet che desse una sensazione di intimità e di calore. Un luogo dove rilassarsi dopo lo sport, con una tazza di cioccolata calda in mano e la musica di Billie Holiday nell’aria».

Stile globetrott­er. in alto: vista del soggiorno verso il piccolo salotto con Tv, sulla sinistra, e la sala da pranzo (il tavolo è di Le Chalet de Jules). a sinistra: in una camera, un mobile acquistato a Bali poggia su una pelle di zebra (di Le Chalet de Jules, come lo sgabello rivestito in pecora). Specchio di Andrew Martin (Londra). pagina precedente: ancora un esempio dello stile eclettico dello chalet. Due poltrone vintage rivestite in cavallino pezzato sono accostate a una cassapanca provenient­e da Bangkok. Lampada di Gong (Londra), cuscini di Le Chalet de Jules.

Palette cromatica calda, con tocchi di rubino e di tartan. Forme morbide e luci d’atmosfera. Tutto crea un effetto cocoon.

Eden privato. sopra: la camera padronale gode di un affaccio privilegia­to sulle montagne. Il letto e la testata tessile imbottita sono realizzati da Roberto Colleoni, come le tende. Sui due comodini, sagomati come piccoli bauli (Le Chalet de Jules, come le coperte in pelliccia), sono appoggiate due lampade di Timothy Oulton (Londra). pagina seguente: la “zona detox” della casa, realizzata al piano terra, ha una vasca idromassag­gio in mosaico Bisazza incornicia­ta da grandi finestre. Lanterne di Peter Jones (Londra) e cuscini effetto mongolia di Le Chalet de Jules. Lampada da terra di Timothy Oulton (Londra).

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