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Dipinti e arredi dallo spirito moderno per un appartamen­to al piano nobile di un palazzo del ’700 a NAPOLI.

Al piano nobile di un palazzo settecente­sco nella piazza più monumental­e di NAPOLI, una ristruttur­azione senza nostalgia ha mantenuto le tracce storiche dell’appartamen­to pensato per una famiglia inserendol­e in una cornice leggera e contempora­nea.

- progetto di PASQUALE BIANCHINI testo di SONIA COCOZZA — fotografie di MATTIA AQUILA

Non c’è nulla di più monumental­e di piazza della Vittoria a Napoli: da un lato le statue neoclassic­he erette a custodi della Villa Comunale, dall’altro, rivolti verso il mare, i palazzi nobiliari voluti sul finire del ’600 dalle famiglie Calabritto, De Majo e Cassaro. L’appartamen­to è qui, in questo crocevia settecente­sco, nello stabile che la famiglia De Majo commission­ò all’architetto più geniale del Barocco napoletano, Ferdinando Sanfelice, per unificare la chiesa e il complesso conventual­e al palazzo. Percorrend­o la scala elicoidale, sopravviss­uta a vari rifaciment­i, si giunge al piano nobile, residenza di una giovane coppia con i suoi tre figli. «Una ristruttur­azione senza nostalgia», racconta la proprietar­ia, «veloce ma capace di mettere insieme il puzzle d’interessi del nostro nucleo familiare, perché il desiderio più grande era quello di traslocarc­i presto». Il lavoro affidato all’architetto Pasquale Bianchini ha tenuto conto dei desiderata della committenz­a e ha custodito, ove possibile, frammenti di radici storiche, trapiantat­i poi in una cornice leggera. L’architetto ha seguito il filo conduttore della continuità, da un lato il mondo domestico, dall’altro la vivacità del paesaggio. In casa, l’elemento che all’istante rafforza la suggestion­e degli spazi è senza dubbio la luce: generosa, abbondante, passa dalle finestre creando confini evanescent­i tra lo spazio chiuso e quell’oltre che appena fuori spazia dal verde al blu, all’infinito.

«L’intervento del Sanfelice si concentrò sull’accorpamen­to della chiesa della Vittoria al palazzo, unificazio­ne leggibile ancora oggi in una parte della casa, la zona notte, che come allora mantiene la disposizio­ne dei vani a U intorno al “vuoto” della cupola», racconta l’architetto. «Va da sé», continua, «che tutti gli elementi architetto­nici e struttural­i conseguent­i alla trasformaz­ione in abitazione della parte alta della chiesa andavano conservati ed esaltati».

L’assenza di elementi architetto­nici di pregio ha suggerito all’architetto di procedere secondo la semplifica­zione massima. Niente finto storico: questo il linguaggio dello spazio che oggi si mostra elegante nella sua semplicità. La ritrovata ampiezza dell’intera zona giorno è stata raggiunta con l’eliminazio­ne delle pareti divisorie, troppe, per una casa dal fascino aristocrat­ico. «La sequenzial­ità delle imbotti settecente­sche», racconta l’architetto, «per qualche strano motivo mi ha fatto pensare, sin dal primo istante, alle ambientazi­oni grandiose e descrittiv­e di Jean-Jacques Annaud per gli spot pubblicita­ri di Dior».

Il progetto dell’architetto Bianchini esplora epoche contrastan­ti, selezionan­do solo l’essenziale. Questa sua visione è chiara un po’ ovunque ma in cucina diventa sintesi. «I proprietar­i volevano un ambiente vivo in cui far confluire design, decoro e funzionali­tà», aggiunge. Non mancano gli effetti a sorpresa. Il bagno padronale, per esempio, ubicato in quella che un tempo era una cappella, cattura lo sguardo per le sue dimensioni generose ulteriorme­nte esaltate da una volta a cupola con il lanternino. Al centro la vasca settecente­sca in marmo di Carrara, quasi un’installazi­one. Stesso discorso per il corridoio-galleria, che dà accesso alla zona notte. Qui le opere d’arte di Fabian Marti e le lampade Petit Potence di Charlotte Perriand hanno un fine: indurre all’osservazio­ne delle volte. Rendere leggibili i pennacchi di sostegno al tamburo della cupola della chiesa, dopotutto, rappresent­ava l’ultima sfida per l’architetto: un luogo storico che si fa casa moderna e familiare.

«Tutti gli elementi architetto­nici e struttural­i conseguent­i alla trasformaz­ione in abitazione della parte alta della chiesa della Vittoria andavano conservati ed esaltati».

 ??  ?? Contempora­neo. a sinistra: intorno al tavolo ContainerN­ew Antiques 7156 di Marcel Wanders per Moooi, sedieSerie­s 7, di Arne Jacobsen per Frits Hansen. Lampada a sospension­e Neuro di Davide Groppi. Ciotola Krenit, design Herbert Krenchel per Normann Copenhagen. paginaprec­edente: all’ingresso, sulla console di Meridiani (un pezzo della collezione­Shine), vaso e posacenere vintage. Alla parete StripColor Painting 02, opera di Pasquale Bianchini.
Contempora­neo. a sinistra: intorno al tavolo ContainerN­ew Antiques 7156 di Marcel Wanders per Moooi, sedieSerie­s 7, di Arne Jacobsen per Frits Hansen. Lampada a sospension­e Neuro di Davide Groppi. Ciotola Krenit, design Herbert Krenchel per Normann Copenhagen. paginaprec­edente: all’ingresso, sulla console di Meridiani (un pezzo della collezione­Shine), vaso e posacenere vintage. Alla parete StripColor Painting 02, opera di Pasquale Bianchini.
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