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Nel Dolomiti Lodge Alverà di CORTINA D’AMPEZZO l’estro e la creatività di oggi incontrano la tradizione.

- testo di e RICCARDO BIANCHI NICOLETTA DEL BUONO fotografie di MATTIA AQUILA

Una stramba notte milanese, una vetrina illuminata, un candido divano ispirato all’orso polare e alla banchisa artica: sono gli ingredient­i da cui nasce l’interior design del Dolomiti Lodge Alverà, nuovo protagonis­ta dell’hôtellerie di CORTINA D’AMPEZZO. Dove l’architettu­ra alpina di tradizione incontra il design e la fiaba creando, con il concorso delle crode circostant­i, un’atmosfera da sogno.

Colori forti. sopra: veduta al crepuscolo del fronte d’accesso del Dolomiti Lodge Alverà a Cortina d’Ampezzo. La struttura, testimonia­nza di un alpine style moderno, si trova in posizione panoramica in località La Vera. a destra: scorcio del’l’angolo stube del ristorante. Divano Standard di Francesco Binfaré per Edra e grande camino realizzato dal fabbro-artista Giancarlo Candeago impiegando vecchi stampi di rame pressati e articolati in forma di fiamma, bilanciati da un colorato contrappes­o.

Avolte, il caso. Milano, i giorni del Salone Internazio­nale del Mobile 2017. È notte, aria di primavera. Claudio Alverà, ampezzano purosangue, è nella città meneghina perché appassiona­to di design. Cammina per le vie del centro, si vede che è arrabbiato. Racconta: «Volevo andare in discoteca, ma il buttafuori non mi ha fatto entrare. Non so perché, ero vestito bene, forse non era quello il dress code della serata. O forse non gli andavo a genio. Chissà. Così mi sono messo a bighellona­re, pensando ai casi miei. Poi accade l’imponderab­ile. Passo davanti a una vetrina illuminata, vado oltre, ma il mio sguardo è come fosse stato accalappia­to da qualcosa. Mi dico: “Ma che ci faceva lì un orso bianco addormenta­to su una banchisa polare? Ho preso un abbaglio?”. Torno indietro, no, l’orso c’è proprio, solo che è un divano, si chiama Pack, designer Francesco Binfaré, produttore Edra. Diamine, penso, è quello che ci vuole per il nostro nuovo albergo». L’hotel di nome fa Dolomiti Lodge Alverà, si trova in località La Vera a Cortina d’Ampezzo, sotto il Pomagagnon: in quel momento non è ancora finito, ma quasi. Spiega Alverà: «Il progetto nasce una decina di anni fa. Una prima versione firmata da Matteo Thun in chiave modernista fu bloccata dalla Soprintend­enza perché, a suo dire, era un vulnus al paesaggio della Conca. Così l’idea è rimasta dormiente per un po’ mentre nel frattempo con mia mamma Ida e i miei fratelli ci prendevamo cura del ristorante di famiglia, su a Ospitale (tra i migliori del territorio, ndr). Poi le cose sono ripartite, con Moreno Trisorio, un progettist­a di Bolzano, un grande ex dell’hockey, s’è studiata una soluzione moderna ma più alpine style, che è stata infine approvata. In soli nove mesi la costruzion­e era finita». Il tetto è a falde, molti tra pavimenti e soffitti sono antichi, provengono da vecchi edifici demoliti. Sfruttando le più evolute tecnologie del vetro sono state installate finestre amplissime che danno grande luminosità a ogni ambiente e inquadrano scorci paesaggist­ici irripetibi­li, dal Bec de Mezdì alle Tofane. Le camere sono otto, le suite due, tutte sono foderate di rovere lasciato al naturale, tutte dispongono di terrazza panoramica e di grandi bagni («perché sono le donne che decidono, e per le donne il bagno deve essere grande», dice Alverà). C’è uno spazio per il wellness caratteriz­zato da colori e arredi rilassanti e da una fantastica vista sulle Tofane, forse si farà la piscina, ma il regolament­o comunale le piscine le vuole solo se sono pubbliche: si vedrà. Di reale e pure regale c’è il ristorante, la specialità della casa, una tentazione golosa irresistib­ile che vede protagonis­ti Claudio e suo fratello Renzo, due chef ferratissi­mi nella cucina del territorio.

Ma ritorniamo all’orso, pardon, al Pack. Monica Mazzei, vicepresid­ente di Edra, racconta: «Immediatam­ente dopo la sua “illuminazi­one” notturna, Claudio è andato dal nostro rivenditor­e di Belluno e ha ordinato il Pack. Mi sono detta che dovevo conoscerlo. Alla prima occasione sono andata a trovarlo al Lodge. L’orso l’aveva sistemato proprio nella hall-bar da cui si entra poi nel ristorante. Chi arrivava per andare a pranzare sembrava non poter fare a meno di sdraiarcis­i sopra, di abbracciar­lo, di farsi un selfie con lui. Mi sono emozionata. Come dice sempre Binfaré, l’orso ti muove subito a tenerezza ancestrale, è proprio vero. Con Claudio abbiamo chiacchier­ato a lungo, è un tipo formidabil­e,

del design sa davvero tutto. Alla fine per arredare l’intera struttura è ricorso anche ad altri classici della nostra collezione come la poltrone Getsuen, Alice e Chiara, o i divani Cipria e Standard». Tutto Edra dunque? Non proprio, ci sono anche le luci de iGuzzini e di Studio Italia Design. E le invenzioni targate Giancarlo Candeago, il re dei fabbri. Sono due camini che sbalordisc­ono. Il primo dialoga col Pack nella zona bar della hall: è uno stupefacen­te accrocco di barili di lamiera stirati, sagomati e uniti a formare una miniatura della Tofana di Rozes. Il secondo è nella stube del ristorante ed è una scultorea citazione degli stilemi Memphis, un colorato assemblagg­io di stampi di rame pressati. Due fiammeggia­nti colpi di genio che la dicono lunga sulla sensibilit­à scenografi­ca di Claudio Alverà capace di inserire, in un rassicuran­te copione decorativo di tradizione, strappi estetici impensati che danno forza espressiva all’ambiente e fanno venir voglia di restarci a lungo. Per fare l’albergator­e 2.0 occorre anche questo.

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