Nel Dolomiti Lodge Alverà di CORTINA D’AMPEZZO l’estro e la creatività di oggi incontrano la tradizione.
Una stramba notte milanese, una vetrina illuminata, un candido divano ispirato all’orso polare e alla banchisa artica: sono gli ingredienti da cui nasce l’interior design del Dolomiti Lodge Alverà, nuovo protagonista dell’hôtellerie di CORTINA D’AMPEZZO. Dove l’architettura alpina di tradizione incontra il design e la fiaba creando, con il concorso delle crode circostanti, un’atmosfera da sogno.
Colori forti. sopra: veduta al crepuscolo del fronte d’accesso del Dolomiti Lodge Alverà a Cortina d’Ampezzo. La struttura, testimonianza di un alpine style moderno, si trova in posizione panoramica in località La Vera. a destra: scorcio del’l’angolo stube del ristorante. Divano Standard di Francesco Binfaré per Edra e grande camino realizzato dal fabbro-artista Giancarlo Candeago impiegando vecchi stampi di rame pressati e articolati in forma di fiamma, bilanciati da un colorato contrappeso.
Avolte, il caso. Milano, i giorni del Salone Internazionale del Mobile 2017. È notte, aria di primavera. Claudio Alverà, ampezzano purosangue, è nella città meneghina perché appassionato di design. Cammina per le vie del centro, si vede che è arrabbiato. Racconta: «Volevo andare in discoteca, ma il buttafuori non mi ha fatto entrare. Non so perché, ero vestito bene, forse non era quello il dress code della serata. O forse non gli andavo a genio. Chissà. Così mi sono messo a bighellonare, pensando ai casi miei. Poi accade l’imponderabile. Passo davanti a una vetrina illuminata, vado oltre, ma il mio sguardo è come fosse stato accalappiato da qualcosa. Mi dico: “Ma che ci faceva lì un orso bianco addormentato su una banchisa polare? Ho preso un abbaglio?”. Torno indietro, no, l’orso c’è proprio, solo che è un divano, si chiama Pack, designer Francesco Binfaré, produttore Edra. Diamine, penso, è quello che ci vuole per il nostro nuovo albergo». L’hotel di nome fa Dolomiti Lodge Alverà, si trova in località La Vera a Cortina d’Ampezzo, sotto il Pomagagnon: in quel momento non è ancora finito, ma quasi. Spiega Alverà: «Il progetto nasce una decina di anni fa. Una prima versione firmata da Matteo Thun in chiave modernista fu bloccata dalla Soprintendenza perché, a suo dire, era un vulnus al paesaggio della Conca. Così l’idea è rimasta dormiente per un po’ mentre nel frattempo con mia mamma Ida e i miei fratelli ci prendevamo cura del ristorante di famiglia, su a Ospitale (tra i migliori del territorio, ndr). Poi le cose sono ripartite, con Moreno Trisorio, un progettista di Bolzano, un grande ex dell’hockey, s’è studiata una soluzione moderna ma più alpine style, che è stata infine approvata. In soli nove mesi la costruzione era finita». Il tetto è a falde, molti tra pavimenti e soffitti sono antichi, provengono da vecchi edifici demoliti. Sfruttando le più evolute tecnologie del vetro sono state installate finestre amplissime che danno grande luminosità a ogni ambiente e inquadrano scorci paesaggistici irripetibili, dal Bec de Mezdì alle Tofane. Le camere sono otto, le suite due, tutte sono foderate di rovere lasciato al naturale, tutte dispongono di terrazza panoramica e di grandi bagni («perché sono le donne che decidono, e per le donne il bagno deve essere grande», dice Alverà). C’è uno spazio per il wellness caratterizzato da colori e arredi rilassanti e da una fantastica vista sulle Tofane, forse si farà la piscina, ma il regolamento comunale le piscine le vuole solo se sono pubbliche: si vedrà. Di reale e pure regale c’è il ristorante, la specialità della casa, una tentazione golosa irresistibile che vede protagonisti Claudio e suo fratello Renzo, due chef ferratissimi nella cucina del territorio.
Ma ritorniamo all’orso, pardon, al Pack. Monica Mazzei, vicepresidente di Edra, racconta: «Immediatamente dopo la sua “illuminazione” notturna, Claudio è andato dal nostro rivenditore di Belluno e ha ordinato il Pack. Mi sono detta che dovevo conoscerlo. Alla prima occasione sono andata a trovarlo al Lodge. L’orso l’aveva sistemato proprio nella hall-bar da cui si entra poi nel ristorante. Chi arrivava per andare a pranzare sembrava non poter fare a meno di sdraiarcisi sopra, di abbracciarlo, di farsi un selfie con lui. Mi sono emozionata. Come dice sempre Binfaré, l’orso ti muove subito a tenerezza ancestrale, è proprio vero. Con Claudio abbiamo chiacchierato a lungo, è un tipo formidabile,
del design sa davvero tutto. Alla fine per arredare l’intera struttura è ricorso anche ad altri classici della nostra collezione come la poltrone Getsuen, Alice e Chiara, o i divani Cipria e Standard». Tutto Edra dunque? Non proprio, ci sono anche le luci de iGuzzini e di Studio Italia Design. E le invenzioni targate Giancarlo Candeago, il re dei fabbri. Sono due camini che sbalordiscono. Il primo dialoga col Pack nella zona bar della hall: è uno stupefacente accrocco di barili di lamiera stirati, sagomati e uniti a formare una miniatura della Tofana di Rozes. Il secondo è nella stube del ristorante ed è una scultorea citazione degli stilemi Memphis, un colorato assemblaggio di stampi di rame pressati. Due fiammeggianti colpi di genio che la dicono lunga sulla sensibilità scenografica di Claudio Alverà capace di inserire, in un rassicurante copione decorativo di tradizione, strappi estetici impensati che danno forza espressiva all’ambiente e fanno venir voglia di restarci a lungo. Per fare l’albergatore 2.0 occorre anche questo.