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Con CULTI MILANO Alessandro Agrati ha rivoluzion­ato il profumo ambientale.

Fondatore e oggi art director di CULTI MILANO, Alessandro Agrati ha ideato il diffusore permanente di fragranze, un piccolo grande ritrovato sensoriale che arricchisc­e di note profumate l’atmosfera delle nostre case.

- di BERNARDO RIZZATO

Ci sono piccole invenzioni che cambiano il mondo. Quella messa a punto da Alessandro Agrati negli anni ’80 e ’90 del secolo appena passato, rientra nel novero: il diffusore permanente di fragranza. In quel periodo, ricorda Agrati, «lavoravo come designer in un’industria mobiliera e avevo a che fare con il midollino. Per un caso fortuito mi accorsi che funzionava come una spugna, tratteneva e rilasciava gli odori di cui si impregnava. Un rilascio prolungato nel tempo. Feci altri esperiment­i, modellai Le magnifiche 16. sopra: Alessandro Agrati con il profumo ambientale ’Oficus. In totale Agrati ha ideato sedici fragranze: Acqua, Mareminera­le, Fuoco, Mountain, Terra, Aramara, Thé, Linfa, Tessuto, Aria, Mediterran­ea, Ode Rosae, Loudness, ’Oficus, Era. a destra: Culti House in corso Venezia, una delle due boutique Culti milanesi. il midollino in bacchette, riuscii a rendere i pori più aperti. Tutto cominciò da lì. Da lì e dal fatto che mi scoprii un “naso”, sa quei tipi che sanno distinguer­e con precisione la minima sfumatura dei profumi». Ma l’idea forte era ancora un’altra. La casa, l’interior design, si diceva Agrati, per essere davvero belli, per trasmetter­e un senso di armonia hanno necessità di una quarta dimensione oltre alle tre della geometria: un impatto olfattivo gradevole. Insomma devono “sapere” di buono. Ecco la sfida: creare e diffondere profumi per l’ambiente, una decorazion­e invisibile, impalpabil­e ma che si avverte. Per farlo nel 1990 fonda Culti Milano di cui oggi è l’anima creativa. Con la pazienza di un alchimista seleziona gli ingredient­i, pochi – non ricorre alla tecnica del bouquet –, naturali, quotidiani. Con l’inventiva di un pasticcier­e li dosa, li mescola, li fa riposare, li testa, e voilà, alla fine nasce la fragranza giusta, «delicata, sommessa, non invadente. Non deve sovraccari­care l’ambiente. Crearla è un lavoro lungo che sfugge ai ritmi modaioli, si rifà a ricordi, a sensazioni, a flash, un albero, un fiore, un bacio... In tanti anni di attività ne ho prodotte solo sedici che peraltro non invecchian­o e possono combinarsi tra loro». Il successo è subitaneo, cresce negli anni 2000 e dura tuttora (nel 2017 l’azienda ha segnato un impression­ante +23%). Grazie anche alle boutique che Agrati apre a Milano, in via Fiori Chiari e in corso Venezia. «Non negozi, ma esperienze, dove fiuti la cultura del profumo, dove capisci “di che profumo sei”. A questa se ne sono poi aggiunte altre cinque in varie città d’Italia. Anche all’estero i nostri prodotti, che oggi contemplan­o anche le varianti spray e a candela, piacciono molto, vengono intesi come fragranti ambasciato­ri della nostra raffinatez­za culturale».

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