Un PALAZZO VENEZIANO legato a tre protagoniste del ’900.
Progettato per celebrare l’orgoglio di una famiglia veneziana e i successi dei suoi uomini, PALAZZO VENIER DEI LEONI è diventato famoso grazie a tre protagoniste femminili del XX secolo. Lo racconta il nuovo libro di una studiosa inglese.
Regine dei salotti. a destra: Doris Castlerosse nei primi anni Trenta, fotografata da Cecil Beaton. sopra: la “Medusa surrealista”: Luisa Casati fotografata da Man Ray (1922). pagina precedente: Luisa Casati dipinta da Augustus John nel 1919.
Nicolò Venier aveva bisogno di spazio per ospitare i molti membri della sua famiglia e l’orgoglio maschio dei suoi più alti rappresentanti, da quell’ammiraglio Sebastiano (eroe di Lepanto ritratto da Tintoretto ed eletto doge) in giù. Nel 1749, con mire espansionistiche sul lotto di terreno accanto al palazzo sul Canal Grande, affidò il progetto di un edificio neoclassico in pietra di cinque piani a Lorenzo Boschetti, che lo passò al giovane Domenico Rizzi. A niente valsero gli appelli dei Corner, nobili dirimpettai, al Consiglio comunale perché bloccasse i lavori di una dimora che avrebbe offuscato la loro Ca’ Granda: dopo qualche anno il pianterreno e i tre pilastri che avrebbero sostenuto il portico a triplo arco erano stati eretti e alla base dell’edificio otto teste di leone si protendevano sull’acqua. Ma poi tutto si fermò, per motivi che rimangono ancora oggi misteriosi. E dopo la morte di Nicolò nel 1780, l’edificio a un solo piano fu abbandonato, diventando, per tutti i veneziani, il “palazzo non finito”.