Creative freedom
A LARGE APARTMENT IN MADRID BECOMES A STAGE FOR LIVING THANKS TO ECLECTIC, IRREVERENT INTERIOR DESIGN.
A building from the late 19th century in Barrio de Justicia, Madrid, for an apartment of 1000 square meters on two levels, with a central patio: this is the home-studio of María Lladó, interior designer. «Though the building is old, in the 1970s the former owners transformed the spaces to meet current tastes: they inserted suspended ceilings, eliminated doors and windows, removed the original flooring. My mission has been to bring back the past». The main level now contains the living area, an open kitchen and dining room, two bedrooms with bathrooms and a service zone. The second floor is for work. «The renovation has been done in phases, recouping and restoring lost or hidden features», Lladó says, «and reorganizing the layout. We designed all the furnishings of the bathrooms and the kitchen, raising the ceilings, restoring the original flooring. Luckily the old windows and doors had been stored in the building’s attic, so we were able to reinsert them. The last step was to paint everything white, even the old wood floors». For the designer, this neutral backdrop provides a setting where everything is possible. «Paintings, furniture, objects all work together, mixed with nonchalance». The decor blends styles and eras: sculptures, folk objects, a table by Verner Panton, or an 18th-century carpet from the Real Fábrica de Tapices. Comfort and livability are the priorities, after which María Lladó shifts to the most intriguing part of the process. «I have a true passion for furniture and paintings, I love to buy things, so I have a warehouse and a showroom filled with all kinds of items, cases of love at first sight. This accumulation becomes a precious resource for my work as an interior designer».
Un grande appartamento su due piani in un palazzo ottocentesco nel centro di MADRID si trasforma in una scenografia abitativa grazie al décor eclettico, irriverente e pop di un’ interior designer. Che nel mix di stile “alto” e “brocante” tinge i dettagli di un azzurro “regina Madre”.
Un edificio della fine del XIX secolo nel cuore del tranquillo (ma molto vivace) barrio Justicia a Madrid, un appartamento di 1.000 metri quadrati divisi in due piani uniti da una scalinata, un passaggio per le carrozze e un patio centrale: è questa la casa di María Lladó, interior designer spagnola, che qui vive e lavora; una casa acquistata con una di quelle intuizioni capaci di cambiare il corso di un’esistenza. «Quando l’ho comprata, la mia intenzione è stata subito quella di trasferirmici con la mia famiglia, ma anche di installarci il mio ufficio e il mio showroom. Il progetto di ristrutturazione è stato una meravigliosa sfida, per me», racconta. «Nonostante la storicità del palazzo, i vecchi proprietari, negli anni Settanta, hanno adattato la casa allo stile dell’epoca: soffitti abbassati, finestre e porte eliminate, pavimento originale in gran parte rimosso, distribuzione degli spazi totalmente rivoluzionata. La mia missione è stata quella di farla tornare al passato, una delle cose che mi piace fare di più al mondo».
Al primo piano, oggi, si trovano il salone principale, la
cucina aperta con la sala da pranzo, due camere da letto con relative sale da bagno e una zona di servizio. Il secondo piano è dedicato al lavoro dell’interior designer.
«La ristrutturazione si è sviluppata per fasi nel mio studio: prima di tutto bisognava recuperare tutti gli elementi architettonici che erano andati perduti o erano stati occultati, restaurare, decorare e restituire alla casa tutto il suo splendore», dice Lladó. «Abbiamo completamente ridistribuito gli spazi e abbiamo disegnato tutti gli arredi delle sale da bagno e della cucina, rialzando i soffitti, recuperando le vecchie cornici, ripristinando il pavimento idraulico originale. Abbiamo anche ricollocato tutte le finestre e le porte antiche, che per fortuna qualcuno aveva conservato nelle soffitte del palazzo. Ultimo step: abbiamo dipinto tutta la casa di bianco, compreso il vecchio parquet». Questa fase, nel gergo dell’interior designer, si chiama “la scatola”. «Ne ho sempre bisogno, per me è un po’ come il foglio bianco per lo scrittore o la tela immacolata per il pittore, qualcosa di neutro, di bianco, appunto, un luogo in cui tutto è ancora possibile. La “scatola” è quella che mi dà la libertà di mettere insieme, prima ancora che una casa, un décor, una serie di scenografie visibili». Bianco di partenza, quindi, ma via via arricchito di colori predominanti che iniziano sempre da un elemento che fa da guida, da filo conduttore per il décor. In questo caso la scala. «L’abbiamo dipinta di un azzurro che ho battezzato “regina Madre”, in omaggio al colore dei vestiti che indossava la regina Madre d’Inghilterra», racconta Lladó. Dall’azzurro della scala è conseguito l’ocra dorato della moquette. E poi, come per magia, tutto il resto, che è nato spontaneamente e si è combinato in un insieme armonioso.
«Quadri, mobili, oggetti, tutto funziona insieme, tutto si mescola senza timore, senza dubbi. I muri mi chiedono opere d’arte, note o anonime, di grandi pittori di fama o di emeriti
«Il décor è un mix di stili ed epoche: oggetti di scarso valore e pezzi importanti, sedie di paese e un tavolo di Verner Panton o un tappeto della Real Fábrica de Tapices».
sconosciuti, o addirittura installazioni di mia invenzione, e io gliele dò», dice l’interior designer. Il décor della casa è un mix di stili ed epoche: sculture, oggetti popolari di scarso valore e pezzi importanti, seggiole di paese e un tavolo di Verner Panton o un tappeto del XVIII secolo della Real Fábrica de Tapices. Quando decoro non penso, improvviso senza preconcetti, senza freni, e sono libera e felice. Una volta qualcuno mi ha detto che quando sono al lavoro sono come in trance ed è vero, la fase della decorazione è un processo creativo che mi fa diventare pazza».
Ovviamente comodità e abitabilità sono la priorità anche per María Lladó, che solo in un secondo momento passa a ciò che la diverte di più. «La mia passione per il décor deriva dalla mia passione per i mobili e i quadri», racconta. «Mi piace moltissimo comprare, tanto è vero che ho un magazzino e uno showroom in cui accumulo tutto ciò che vedo e di cui mi innamoro. Lo conservo per il momento in cui arriva l’ora di mettermi al lavoro. È allora che monto tutto nella testa, svuotando, mentalmente, il magazzino».