SEVEN FOR THE FUTURE
Alla scoperta del poetico — universo domestico di
Immaginifico e concreto, sognatore e realista. Creatore di linguaggi che vanno dall’Urban Bollywood articolato per il brand indiano Scarlet Splendour al comics style dei suoi teneri animali di porcellana o di peluche che ricordano l’immaginario (?) coniglio Harvey che recita con James Stewart nell’omonimo film di Henry Koster. Matteo Cibic (1983) odia guidare, ma il viaggio è tutto per lui. Vicino o lontano, nel pensiero o nella realtà, è la benzina della sua insaziabile curiosità. «Trovo irresistibili i musei e le biblioteche, ma quelli più strambi, incentrati sulle materie più insolite. E poi amo moltissimo le fiere. Di qualsiasi genere, sono formidabili fonti di ispirazione». Vive insomma, Cibic, di impulsi e pulsioni, i più svariati, eclettici ed eterodossi. Ma che cos’è per lui il design? «Non c’è una definizione univoca, cambia significato ogni giorno. È un modo per esprimermi, per dare forma a oggetti di meraviglia, mai visti. Che dialogano con lo spirito del tempo e della società». Hai qualche modello o maestro a cui fai riferimento? Don Bosco: ho fatto mio un suo principio. Pensava che anche senza una lira, se ci credi veramente qualcuno ti aiuterà e i tuoi progetti si realizzeranno. E poi mio zio Aldo (Aldo Cibic, architetto e designer di fama mondiale, ndr). Il gusto della linea curva, l’antropomorfismo e lo zoomorfismo che caratterizzano le mie creazioni, l’inclinazione a sperimentare nascono dalla mia consuetudine con lui. Nelle tue creazioni c’è un’esuberante ludicità e anche tanto sogno, la tua installazione per Timberland ricordava le avventure oniriche di Little Nemo... Mi diverte mettere insieme ricordi, flash, esperienze, letture, musiche, sensazioni, mixare tecniche fino ad arrivare a produrre oggetti in cui la forma sorprende la funzione, irriproducibili anche se di serie. Per farlo mi piace lavorare con gli artigiani, i miei artigiani. Sono oggetti che esprimono un’anima... Siamo narcotizzati da Instagram, Pinterest e via dicendo. E di tutte queste immagini, cosa rimane in mente? Nulla. Io cerco di pensare e realizzare oggetti che abbiano una loro vita, che durino nel tempo: per estetica e per buona fattura. Dei personaggi, degli amici divertenti con cui stare bene in casa. Parliamo di lusso. Ne hai un’idea in contrasto con la vulgata. In Italia è visto con strisciante disprezzo, ma sarà lui a salvare il mondo. Il lusso sta nella creazione di prodotti di alta qualità e perciò duraturi, che rispondono a severe norme di sicurezza, a basso impatto ambientale, realizzati eticamente. Insomma in armonia con le esigenze della Terra e di chi la abita.