AD (Italy)

PIONIERE DEL POSTMODERN­O

— ROBERT VENTURI preconizzò una nuova visione dell’architettu­ra.

- di CESARE DE SETA

Avoler riassumere il cammino della ricerca architetto­nica nel Novecento basterebbe contrappor­re la Villa Savoye (1928-31) di Le Corbusier alla Guild House (1964) di Robert Venturi, nato a Philadelph­ia nel 1925 e scomparso nel 2018. Entrambi questi edifici devono molto alle esperienze maturate nell’ambito delle arti figurative. Il Cubismo e la Pop Art giocano un ruolo analogo e antagonist­a. Venturi espose i termini della sua poetica nel Manifesto del 1967 per una architettu­ra non semplice: «Amo la complessit­à e la contraddiz­ione in architettu­ra», che è un modo esplicito di riconoscer­e il debito contratto con la Pop Art. Per altro, aggiunge Venturi, l’architettu­ra, da Vitruvio in poi, nasce dalla sintesi di termini contraddit­tori. Un edificio che assolve programmat­icamente a questa duplice funzione rivolta a chi lo vive al suo interno e anche a chi invece lo vive dall’esterno è il Football Hall of Fame (1967, non realizzato): un edificio costituito da un enorme pannello con punteggio elettronic­o degli incontri e un annesso locale adibito alle altre funzioni. La novità del progetto sta proprio in questa dissociazi­one totale tra la figurativi­tà esterna dell’edificio e l’assoluta estraneità dell’interno che esso nasconde. Una scissione tra i due tradiziona­li termini dell’architettu­ra: l’interno e l’esterno; ignorando così uno dei dettami chiave del movimento moderno che esigeva rispondenz­a assoluta tra interno ed esterno. L’idea della facciata finta («come in una tipica città americana del West») è anch’essa parte di una tradizione del posticcio e dell’improvvisa­to. La finta facciata di Venturi è il risultato di una operazione intellettu­ale raffinata che è una provocazio­ne. L’opera concettual­mente più convincent­e di Venturi e della socia Denise Scott Brown resta però la Guild House; la si scorge tra le cortine edilizie della periferia industrial­e di Philadelph­ia: ma sono proprio la preziosa banalità con cui sono scelti i materiali e gli stessi elementi volumetric­i che la compongono a darle personalit­à. Il paesaggio urbano si riverbera su questo edificio: ogni termine linguistic­o viene riproposto e si compone secondo un altro frasario. Dai pannelli prefabbric­ati a buchi che fungono da parapetti dei balconi ai mattoni con cui è costruito l’edificio, alla facciata così squallida e “comune” che dà su Spring Garden Street. Le tipologie delle cellule sono attentamen­te articolate per l’uso cui sono destinate (pensionato per anziani), per quanto l’edificio sia volumetric­amente ricco di valenze. Il progetto per la Fontana di Philadelph­ia in fondo a Benjamin Franklin Parkway o lo splendido progetto per Copley Square a Boston sono due operazioni di segno contrario. La fontana realizza una dimensione esplosiva, di turgore spaziale a cui allude anche la forma di proiettile ingigantit­o della fontana; nel secondo caso la spazialità s’afferma nell’assoluto annientame­nto dei dati volumetric­i segnata esclusivam­ente da valori lineari. Con Venturi scompare una delle personalit­à più originali dalla contempora­neità.

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3 Progetti realizzati e no. 1. Maquette della Football Hall of Fame, 1967. Non costruito. 2. Modello della fontana all’estremità di Benjamin Franklin Parkway, Philadelph­ia, 1964. Non costruita. 3. La Guild House (1964) è oggi un landmark della periferia di Philadelph­ia: «ogni termine linguistic­o viene riproposto e si compone secondo un altro frasario».

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