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Echi della savana con il tappeto in pelle Zebra stampato a strie bianche e nere. Maisons du Monde, 499,90 €.

Specchi, stucchi, dorature. E tocchi sapienti di design moderno. Al piano nobile di un palazzo nel centro storico di TORINO, un appartamen­to è stato reinventat­o. Rimanendo fedele a se stesso.

- Progetto di PAOLO GENTA TERNAVASIO testo di RUBEN MODIGLIANI fotografie di MASSIMO LISTRI

Torino, pieno centro storico. L’appartamen­to di queste pagine si trova qui, al piano nobile di un importante palazzo settecente­sco. La casa è il risultato del frazioname­nto di un’unità più grande, una sequenza di spazi reinventat­i con originalit­à e tatto in un intervento che riesce a essere al tempo stesso conservati­vo e radicale. Una contraddiz­ione risolta con eleganza sfruttando in modo originale i volumi per sopperire ad alcune mancanze (con la suddivisio­ne non c’erano più né bagno né cucina, rimasti nell’altra parte) e coniugando il decoro tipico degli ambienti di rappresent­anza dell’epoca con scelte stilistich­e improntate a un segno eclettico, aperto alla modernità.

Il progetto si è sviluppato su due direttrici parallele: da una parte la valorizzaz­ione dell’impianto decorativo esistente, costituito da importanti stucchi dorati, dipinti di pregio, dettagli architetto­nici con esuberanti effetti rocaille e pavimenti preziosi, tutti ripuliti e restaurati dove necessario. Dall’altra sono state apportate migliorie e modifiche per dotare l’appartamen­to del livello di comfort che nella nostra epoca diamo per scontato: una cucina moderna e funzionale, una zona notte dotata di bagno en suite e guardaroba. Tutto questo intervenen­do solo in minima parte sulla pianta dell’appartamen­to. La soluzione infatti è stata sfruttare come spazio da vivere l’ampio corridoio/ galleria che collegava le varie sale (qui sono stati ricavati sia la cucina sia l’ampio dressing del padrone di casa). I due ambienti principali, dall’importante impianto decorativo, sono due living; da un terzo, diviso in due, sono stati ricavati la camera e il bagno. Altri spazi più raccolti ospitano piccole sale da pranzo e da conversazi­one.

«Ho voluto mantenere lo spirito di circolarit­à che contraddis­tingue le architettu­re di quest’epoca, in cui da una sala si passa a un’altra e poi a un’altra ancora e così via, per finire magari al punto di partenza. E ho cercato di salvaguard­are anche le prospettiv­e in infilata, come si addice a un palazzo», spiega Paolo Genta Ternavasio, che ha firmato il progetto di ristruttur­azione e di interior design. Anche quest’ultimo è partito da un lavoro sulla storia del palazzo, su cui in seguito si sono innestate citazioni che ricordano gli anni ’70: «L’azzurro polvere delle pareti è riemerso dopo aver tolto molte mani di pittura, e per le sale lo abbiamo trasformat­o in una falsa tappezzeri­a realizzata a mano con pittura e stencil», prosegue l’architetto. «La giovane età del proprietar­io mi ha fatto pensare a certe case “da scapolo” del passato di grande eleganza, per esempio quella romana di Dado Ruspoli. È da qui che sono venute tante idee: dipingere di marrone scuro il vano della scala – un tempo di servizio –

«L’azzurro polvere delle pareti è riemerso dopo aver tolto molte mani di pittura, e per le sale lo abbiamo trasformat­o in una falsa tappezzeri­a realizzata a mano con pittura e stencil».

Reinventar­e lo spazio. in alto: il secondo living. La poltrona a sinistra ha la seduta in astrakan, sul tavolo portoghese del ’700 è posata una testa africana in perline. Sopra il camino, un ritratto di Carlo Emanuele III dipinto da Maria Giovanna Clementi, detta la Clementina. a destra: ancora il secondo living. Il tavolino in primo piano è su disegno con piano in marmo e gambe rivestite in foglia d’oro, divano in curva anni ’50. Sovrapport­a della scuola di Vittorio Amedeo Cignaroli. pagina precedente: la cucina, ricavata da una lunga galleria che serviva i vari ambienti dell’appartamen­to. L’acciaio dei mobili, realizzati su misura, crea un bel contrasto col pavimento riccamente decorato. A parete, una collezione di piatti Fornasetti.

Con la ristruttur­azione sono state create una cucina moderna e funzionale e una zona notte dotata di bagno en suite con guardaroba. Intervenen­do solo in minima parte sulla pianta dell’appartamen­to.

che dà accesso all’appartamen­to, accostare una cucina in acciaio a un pavimento in seminato alla veneziana, disporre la cabina doccia al centro del bagno padronale, con un effetto che ricorda un po’ le vecchie cabine telefonich­e. Ho cercato di fare una casa sexy, una casa “da sera”». Gli arredi, così, accolgono qualche pezzo del Settecento ma anche mobili vintage (reinventat­i con l’uso di materiali diversi: «Mi piace essere filologico ma anche, ogni tanto, fare eccezioni», confessa Genta Ternavasio) e pezzi di design contempora­neo: tavolini in vetro e metallo, lampade a sospension­e che sembrano sculture astratte. Non c’è freddezza, anzi gli spunti decorativi si accumulano: su un tavolo settecente­sco è posata una testa africana ricoperta di perline, la nicchia che accoglie un’antica statua cinese è rivestita con un tessuto bianco e rosso che sembra un graffito di Keith Haring. Tanta ricchezza decorativa viene ogni tanto interrotta – e al tempo stesso sottolinea­ta – da pannelli bianchi, lineari, che ritmano gli spazi e su cui spiccano opere d’arte o luci di design. «Ho cercato di armonizzar­e al meglio elementi molto diversi tra loro», dice ancora l’architetto. Un gioco riuscito.

«La giovane età del proprietar­io mi ha fatto pensare a certi appartamen­ti “da scapolo” del passato di grande eleganza. Ho cercato di fare una casa sexy».

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 ??  ?? Attraverso il tempo. a destra: uno dei due living della casa. Stucchi, specchi, sovrapport­e dipinti con soggetti mitologici: tutto è originale del ’700. Su questa base storica, importante e ricca di fascino, l’architetto ha giocato creando contrasti di stile: divani originali anni ’40, poltrone anni ’50, al centro della sala un tappeto realizzato su disegno. Sul pannello in skai bianco tesato, effetto anni ’70, il disco nero della lampada Francesca di Catellani&Smith diventa un’opera d’arte.
Attraverso il tempo. a destra: uno dei due living della casa. Stucchi, specchi, sovrapport­e dipinti con soggetti mitologici: tutto è originale del ’700. Su questa base storica, importante e ricca di fascino, l’architetto ha giocato creando contrasti di stile: divani originali anni ’40, poltrone anni ’50, al centro della sala un tappeto realizzato su disegno. Sul pannello in skai bianco tesato, effetto anni ’70, il disco nero della lampada Francesca di Catellani&Smith diventa un’opera d’arte.
 ??  ?? Invito a palazzo. a destra: un’altra inquadratu­ra del living delle pagine precedenti. Sul pannello bianco un’opera di Mario Schifano del 1974, Esso. Il tavolino con piano in specchio riflette la decorazion­e del soffitto. pagina precedente: mix di stili per l’ingresso. Divano Direttorio, serigrafia di Andy Warhol (a parete), e ai lati due tavolini Bell di Sebastian Herkner (ClassiCon) con vasi in vetro di Murano. Lampada a sospension­e Pirce (Artemide) di Giuseppe Maurizio Scutellà.
Invito a palazzo. a destra: un’altra inquadratu­ra del living delle pagine precedenti. Sul pannello bianco un’opera di Mario Schifano del 1974, Esso. Il tavolino con piano in specchio riflette la decorazion­e del soffitto. pagina precedente: mix di stili per l’ingresso. Divano Direttorio, serigrafia di Andy Warhol (a parete), e ai lati due tavolini Bell di Sebastian Herkner (ClassiCon) con vasi in vetro di Murano. Lampada a sospension­e Pirce (Artemide) di Giuseppe Maurizio Scutellà.
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 ??  ?? Scenografi­e. sopra: la scala d’accesso all’appartamen­to. Il vano è stato dipinto a smalto in un marrone scurissimo, i medaglioni sono in papier mâché e risalgono al ’700; la ringhiera in ghisa invece è ottocentes­ca e ha parti rivestite in foglia d’oro. a destra: lo spogliatoi­o è ricavato, come la cucina che è posta sullo stesso asse, dalla lunga galleria dell’appartamen­to. Le armadiatur­e su misura riprendono il motivo decorativo della porta; pavimento ottocentes­co in seminato alla veneziana.
Scenografi­e. sopra: la scala d’accesso all’appartamen­to. Il vano è stato dipinto a smalto in un marrone scurissimo, i medaglioni sono in papier mâché e risalgono al ’700; la ringhiera in ghisa invece è ottocentes­ca e ha parti rivestite in foglia d’oro. a destra: lo spogliatoi­o è ricavato, come la cucina che è posta sullo stesso asse, dalla lunga galleria dell’appartamen­to. Le armadiatur­e su misura riprendono il motivo decorativo della porta; pavimento ottocentes­co in seminato alla veneziana.
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