Echi della savana con il tappeto in pelle Zebra stampato a strie bianche e nere. Maisons du Monde, 499,90 €.
Specchi, stucchi, dorature. E tocchi sapienti di design moderno. Al piano nobile di un palazzo nel centro storico di TORINO, un appartamento è stato reinventato. Rimanendo fedele a se stesso.
Torino, pieno centro storico. L’appartamento di queste pagine si trova qui, al piano nobile di un importante palazzo settecentesco. La casa è il risultato del frazionamento di un’unità più grande, una sequenza di spazi reinventati con originalità e tatto in un intervento che riesce a essere al tempo stesso conservativo e radicale. Una contraddizione risolta con eleganza sfruttando in modo originale i volumi per sopperire ad alcune mancanze (con la suddivisione non c’erano più né bagno né cucina, rimasti nell’altra parte) e coniugando il decoro tipico degli ambienti di rappresentanza dell’epoca con scelte stilistiche improntate a un segno eclettico, aperto alla modernità.
Il progetto si è sviluppato su due direttrici parallele: da una parte la valorizzazione dell’impianto decorativo esistente, costituito da importanti stucchi dorati, dipinti di pregio, dettagli architettonici con esuberanti effetti rocaille e pavimenti preziosi, tutti ripuliti e restaurati dove necessario. Dall’altra sono state apportate migliorie e modifiche per dotare l’appartamento del livello di comfort che nella nostra epoca diamo per scontato: una cucina moderna e funzionale, una zona notte dotata di bagno en suite e guardaroba. Tutto questo intervenendo solo in minima parte sulla pianta dell’appartamento. La soluzione infatti è stata sfruttare come spazio da vivere l’ampio corridoio/ galleria che collegava le varie sale (qui sono stati ricavati sia la cucina sia l’ampio dressing del padrone di casa). I due ambienti principali, dall’importante impianto decorativo, sono due living; da un terzo, diviso in due, sono stati ricavati la camera e il bagno. Altri spazi più raccolti ospitano piccole sale da pranzo e da conversazione.
«Ho voluto mantenere lo spirito di circolarità che contraddistingue le architetture di quest’epoca, in cui da una sala si passa a un’altra e poi a un’altra ancora e così via, per finire magari al punto di partenza. E ho cercato di salvaguardare anche le prospettive in infilata, come si addice a un palazzo», spiega Paolo Genta Ternavasio, che ha firmato il progetto di ristrutturazione e di interior design. Anche quest’ultimo è partito da un lavoro sulla storia del palazzo, su cui in seguito si sono innestate citazioni che ricordano gli anni ’70: «L’azzurro polvere delle pareti è riemerso dopo aver tolto molte mani di pittura, e per le sale lo abbiamo trasformato in una falsa tappezzeria realizzata a mano con pittura e stencil», prosegue l’architetto. «La giovane età del proprietario mi ha fatto pensare a certe case “da scapolo” del passato di grande eleganza, per esempio quella romana di Dado Ruspoli. È da qui che sono venute tante idee: dipingere di marrone scuro il vano della scala – un tempo di servizio –
«L’azzurro polvere delle pareti è riemerso dopo aver tolto molte mani di pittura, e per le sale lo abbiamo trasformato in una falsa tappezzeria realizzata a mano con pittura e stencil».
Reinventare lo spazio. in alto: il secondo living. La poltrona a sinistra ha la seduta in astrakan, sul tavolo portoghese del ’700 è posata una testa africana in perline. Sopra il camino, un ritratto di Carlo Emanuele III dipinto da Maria Giovanna Clementi, detta la Clementina. a destra: ancora il secondo living. Il tavolino in primo piano è su disegno con piano in marmo e gambe rivestite in foglia d’oro, divano in curva anni ’50. Sovrapporta della scuola di Vittorio Amedeo Cignaroli. pagina precedente: la cucina, ricavata da una lunga galleria che serviva i vari ambienti dell’appartamento. L’acciaio dei mobili, realizzati su misura, crea un bel contrasto col pavimento riccamente decorato. A parete, una collezione di piatti Fornasetti.
Con la ristrutturazione sono state create una cucina moderna e funzionale e una zona notte dotata di bagno en suite con guardaroba. Intervenendo solo in minima parte sulla pianta dell’appartamento.
che dà accesso all’appartamento, accostare una cucina in acciaio a un pavimento in seminato alla veneziana, disporre la cabina doccia al centro del bagno padronale, con un effetto che ricorda un po’ le vecchie cabine telefoniche. Ho cercato di fare una casa sexy, una casa “da sera”». Gli arredi, così, accolgono qualche pezzo del Settecento ma anche mobili vintage (reinventati con l’uso di materiali diversi: «Mi piace essere filologico ma anche, ogni tanto, fare eccezioni», confessa Genta Ternavasio) e pezzi di design contemporaneo: tavolini in vetro e metallo, lampade a sospensione che sembrano sculture astratte. Non c’è freddezza, anzi gli spunti decorativi si accumulano: su un tavolo settecentesco è posata una testa africana ricoperta di perline, la nicchia che accoglie un’antica statua cinese è rivestita con un tessuto bianco e rosso che sembra un graffito di Keith Haring. Tanta ricchezza decorativa viene ogni tanto interrotta – e al tempo stesso sottolineata – da pannelli bianchi, lineari, che ritmano gli spazi e su cui spiccano opere d’arte o luci di design. «Ho cercato di armonizzare al meglio elementi molto diversi tra loro», dice ancora l’architetto. Un gioco riuscito.
«La giovane età del proprietario mi ha fatto pensare a certi appartamenti “da scapolo” del passato di grande eleganza. Ho cercato di fare una casa sexy».