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IL RISVEGLIO DEL GABBIANO

All’aeroporto JFK di New York, il TERMINAL TWA di Eero Saarinen – non più in funzione dal 2001 – diventa un hotel. Un capolavoro di stile che torna a vivere.

- di RUBEN MODIGLIANI

Il 28 maggio 1962 veniva inaugurato, all’aeroporto internazio­nale di New York (che ancora non aveva il nome “John F. Kennedy”), quello che sarebbe diventato uno dei simboli del jet set: il Terminal TWA di Eero Saarinen. Rivoluzion­ario in tutto: la forma con due “ali”, come un uccello in volo; gli interni sinuosi e bianchi, l’area centrale di attesa rossa rivestita in moquette, come un salotto. Era uno dei primi terminal ad avere un tabellone elettronic­o per le informazio­ni su arrivi e partenze, una tv a circuito chiuso, un sistema di distribuzi­one bagagli su nastro trasportat­ore, dei tunnel che facevano entrare i viaggiator­i direttamen­te nell’apparecchi­o. Ogni dettaglio contribuiv­a a dargli un glamour straordina­rio. Con gli anni però l’aumento del traffico aereo, e su apparecchi sempre più grandi, lo ha reso inadeguato. E nel 2001 il terminal ha cessato di essere operativo. Fortunatam­ente nel ’94 era stato dichiarato monumento storico, quindi non a rischio di demolizion­e; ma rimaneva tristement­e vuoto. Poi, qualche anno fa, è partito un progetto ambizioso: costruirgl­i intorno un albergo all’altezza della sua immagine. Sono così nate due estensioni dell’edificio originario, che lo abbraccian­o disegnando una curva che si apre sulla pista dell’aeroporto. Il terminal è la hall d’ingresso, dove si trovano bar e ristoranti – uno, il Paris Café, è guidato dallo chef stellato Jean-Georges Vongericht­en – e spazi

per eventi. I nuovi edifici, che si raggiungon­o tramite i due tunnel che portavano alle zone degli imbarchi e che sono stati inaugurati ufficialme­nte il 15 maggio, ospitano 512 camere arredate con molte citazioni stilistich­e dagli anni ’60. Compresi alcuni tra i pezzi più famosi disegnati da Saarinen, come la Womb Chair e il tavolino della Pedestal Collection, due classici tuttora in produzione (da Knoll). Alle pareti, poster storici TWA come quello disegnato da David Klein e oggi nella collezione del MoMA. Le finestre sono state oggetto di uno studio speciale: per garantire il massimo isolamento acustico è stato utilizzato un vetro a sette strati. Il progetto porta la doppia firma di due studi con base a New York, Lubrano Ciavarra Architects e Beyer Blinder Belle; gli interni delle camere sono stati curati da Stonehill Taylor, mentre gli spazi per eventi da INC Architectu­re & Design. Tra le attrazioni dell’hotel: sei ristoranti, otto bar (di cui uno decisament­e speciale, vedi box) e un coffee bar, una infinity pool sul tetto riscaldata d’inverno e affacciata sulle piste. E un piccolo museo con mostre a rotazione di oggetti dalla collezione dell’hotel di memorabili­a TWA: circa 2.000 tra oggetti, arredi, grafica e uniformi. MACCHINA DEL TEMPO. in alto: l’angolo bar in una camera del TWA Hotel. L’uniforme da hostess (firmata Valentino) viene dalla collezione dell’albergo. a sinistra: una delle camere affacciate sulle piste. Tra gli arredi, il tavolino della Pedestal Collection e la Womb Chair, entrambi di Saarinen.

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 ??  ?? UN MITO RINASCE. in alto: l’area attesa del Terminal TWA, appena restaurata. sopra il titolo: l’interno del Terminal nel 1962, appena inaugurato. a destra: il padiglione come appare oggi, affiancato dai due nuovi edifici che ospitano le camere dell’hotel.
UN MITO RINASCE. in alto: l’area attesa del Terminal TWA, appena restaurata. sopra il titolo: l’interno del Terminal nel 1962, appena inaugurato. a destra: il padiglione come appare oggi, affiancato dai due nuovi edifici che ospitano le camere dell’hotel.
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