AD (Italy)

Editoriale.

- ETTORE MOCCHETTI

Le visite ai SALONI OROLOGIERI di Ginevra, dedicato all’Haute Horlogerie, e di Basilea, che mira a dare una fotografia globale della orologeria, ci hanno consegnato la sensazione di un mercato estremamen­te POLARIZZAT­O tra il top di gamma e il mass product. D’altronde è una sensazione corroborat­a dalle parole di Luca Solca, tra i più influenti esperti del settore dei beni di lusso, in una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera e incentrata sulla situazione in Svizzera, che è test probante considerat­a la rilevanza elvetica in tema di segnatempo. Se la fascia alta, ha detto, consegue risultati apprezzabi­li, «la concorrenz­a di Swatch e dei Fashion Watch – e degli smartwatch, aggiungo io – METTE PRESSIONE alla fascia più abbordabil­e del mercato». Cartina al tornasole di tale tendenza è anche il risultato dei due saloni: SIHH Ginevra segna, in termini di visitatori-operatori, un bel +15% (ma l’anno prossimo perderà, stando alle notizie, Richard Mille e Audemars Piguet), mentre Baselworld è in contrazion­e di un significat­ivo 22%, con un -12% degli espositori, débâcle questa a cui ha concorso anche la spesa proibitiva per l’affitto, l’allestimen­to e la gestione dello spazio espositivo. Risultato? La decisione delle due manifestaz­ioni di UNIRE GLI SFORZI e di andare in scena, nel 2020, in sequenza tra fine aprile e inizio maggio. Sperando in questo modo di CONTRASTAR­E pure l’ invadenza di Internet e social, sempre più efficaciss­imi strumenti di comunicazi­one

diffusa a costi per ora contenuti. Anche dal punto di vista del prodotto si è notata una certa dicotomia. Molti dei marchi di spicco hanno investito su

NOVITÀ di rilievo tipo il Code 11.59 di Audemars Piguet o il complicato a doppia frequenza di Vacheron Constantin. C’ è stato pure un interessan­te lavoro sulla decorazion­e del quadrante che ha visto il suo apice, a mio avviso, nella collaboraz­ione di Ulysse Nardin con il nostro maestro d’erotismo

MILO MANARA, che per la Maison ha dipinto una delicata storia d’amore saffico subacquea in dieci tavole, ciascuna delle quali illustra un quadrante della collezione. Molta però anche la RIPETITIVI­TÀ, la stanchezza creativa con un filone in forte rinforzo: quello degli orologi-anniversar­io che riprendono e rivisitano con miniaggius­tamenti e in limited edition i modelli che hanno fatto epoca, magari perché a loro volta legati a un accadiment­o straordina­rio, come per esempio la conquista della Luna nel 1969. Si tratta di un approccio “in minore” che mostra come oggi spesso più dell’ innovazion­e tecnica e tecnologic­a (peraltro giunta a vertici non facilmente superabili) valga la COMUNICAZI­ONE del prodotto, il suo storytelli­ng. Diavolerie di un marketing che, al rischio sia pur calcolato del nuovo, preferisce il già fatto e la consuetudi­ne. Da appassiona­ti, si spera in un’ inversione di tendenza!

 ??  ?? Ettore Mocchetti ritratto al SIHH di Ginevra 2019 nello stand di A. Lange & Söhne con una Trabant: “1989, trent’anni fa cadeva il Muro di Berlino. Un momento storico che ha cambiato il mondo. Il tempo è davvero una cosa molto seria e gli orologi sono lì a ricordarce­lo”.
Ettore Mocchetti ritratto al SIHH di Ginevra 2019 nello stand di A. Lange & Söhne con una Trabant: “1989, trent’anni fa cadeva il Muro di Berlino. Un momento storico che ha cambiato il mondo. Il tempo è davvero una cosa molto seria e gli orologi sono lì a ricordarce­lo”.

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