Due cuori, un calibro
Sempre alla ricerca di nuove sfide VACHERON CONSTANTIN ha creato un segnatempo fuoriserie che controlla due frequenze: una normale, l’altra “a lenta corsa” quando non è al polso.
Come la Bella addormentata o quasi – ma non necessariamente nel bosco – il nuovo modello Twin Beat Calendario di Vacheron Constantin si può risvegliare da un lungo sonno nel cassetto e tornare al polso indicando senza errori l’ora, la data e il mese. L’orologio, molto sofisticato, ha infatti due cuori: uno che batte veloce quando si trova indossato e uno che pulsa molto lentamente quando non lo è, in modo da economizzare l’energia. Possiamo, insomma, paragonarlo a una specie di letargo, il cui risveglio, però, non ha bisogno della primavera ma può succedere a comando e in qualsiasi momento. E ciò avviene meccanicamente: solo ingranaggi, perni e molle; non c’è nessuna scheda di memoria, né altre diavolerie elettroniche in questo esclusivo ed eccezionale modello, che è unico in tutto il panorama orologiero e per il quale l’antica manifattura ginevrina ha il brevetto in corso. L’orologio ha il calendario perpetuo – che cioè tiene automaticamente conto della data, dei mesi e anche degli anni bisestili – ed è in funzione di questo che è stata sviluppata l’innovazione che lo caratterizza. Quando infatti un orologio con il calendario perpetuo rimane fermo, necessita di tempo e di regolazioni per rimetterlo al passo, con il Twin Beat ciò non è più necessario perché l’orologio, se caricato, continua a funzionare per ben 65 giorni. Questo grazie a due bilancieri che funzionano alternativamente: il principale che lavora ad alta frequenza (36.000 alternanze orarie) ed è in uso normalmente, e il secondario – quello del “letargo” – che invece pulsando assai più lentamente (8.460 alternanze) consuma pochissima energia, quel tanto che basta a mantenere operative tutte le indicazioni sul quadrante. Dotato di movimento di manifattura e a carica manuale, il modello reca un pulsante a ore 8 ed è premendo questo che si passa dalla modalità sonno a quella di veglia e viceversa, senza dover attendere 100 anni – come capitò ad Aurora, protagonista della fiaba della Bella addormentata – per risvegliare l’orologio.