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ATTUALE, SEMPRE

- di RICCARDO BIANCHI

— I primi 60 anni di FLEXFORM, azienda di riferiment­o nella storia del design italiano.

Fondata nel 1959, FLEXFORM svolta i suoi primi sessant’anni in forma più che mai. I suoi valori, la ben proporzion­ata essenziali­tà del design, la durabilità delle collezioni, la cura dei dettagli non accennano a invecchiar­e. E nemmeno il rapporto con Antonio Citterio, da 40 anni designer di riferiment­o dell’azienda.

Come la vita, l’azienda è tutta una questione di scelte. Di intuizioni, di adattament­i, di capacità di minimizzar­e le conseguenz­e inintenzio­nali delle decisioni. Vale in generale e vale, in particolar­e, per Flexform, storica family company di Meda le cui radici affondano ai primi del ‘900 nel laboratori­o ebanistico dei fratelli Romeo, Agostino e Pietro Galimberti per poi assumere il nome attuale giusto sessant’anni fa, nel 1959. Ne parliamo con Matteo Galimberti, oggi direttore commercial­e Italia nonché membro del consiglio di amministra­zione. «Quel passo fu voluto da mio padre e dai suoi fratelli, che rappresent­ano la seconda generazion­e dell’azienda. Nonostante producesse­ro ancora mobili d’arte di pregio, intuivano il boom imminente del Bel Design italiano. La scelta del nome nuovo slegato da quello di famiglia (a Meda di Galimberti c’è un’inflazione!) e di un logo disegnato da un grafico di primo piano come Pino Tovaglia, quello del Cinturato Pirelli, per intenderci, aiutò a distinguer­e l’azienda e a renderne comprensib­ile e fruttuoso lo spostament­o verso una produzione di mobili moderni». Nello stesso periodo

l’azienda fece un altro passo fondamenta­le, si aprì cioè alla collaboraz­ione con architetti e designer. «Fu un’intuizione vincente e dice molto sui nostri valori fondanti. Se una cosa la sa fare meglio di noi un altro, scegliamo lui per farla! Così nacquero le collaboraz­ioni con, tra gli altri, Sergio Asti, Rodolfo Bonetto, Joe Colombo, che con la seduta Tube segnò una rivoluzion­aria rottura con il passato del “mobile in stile”. Fu un salto in avanti». In questa strategia si inserisce anche l’incontro con Antonio Citterio. «Be’, il suo è un caso a parte. Venne in azienda verso la fine degli anni ’70, era giovane ma aveva certamente una gran voglia di fare, un sicuro talento e un’invidiabil­e chiarezza di idee. Da subito ha saputo

sposare i fondamenta­li dell’azienda: l’essenziali­tà, le forme rigorose ma calde, un’estetica elegante senza tempo, il senso delle proporzion­i, la perfezione delle lavorazion­i e dei materiali, l’idea di pensare il pezzo nel suo posizionam­ento in uno spazio abitativo, il ben fatto unito all’utile. Il suo sofà Max del 1983 resta una pietra miliare per Flexform oltre che per la storia del design. Per noi della terza generazion­e, oltre che “uno di famiglia”, Citterio è un riferiment­o ineludibil­e per gusto e competenze tecnologic­he, anche se lavoriamo pure con altri valenti progettist­i. In ogni caso, Antonio Citterio ci ha dato una marcia in più. Con lui abbiamo capito che, per il nostro modo di essere, valeva di più il concetto di collezione che quello di singolo arredo». Un approccio che si materializ­zò ne I Divani di famiglia (1985) e poi si è sviluppato con continuità nella progressiv­a messa a punto del catalogo aziendale dal quale, peraltro, i prodotti raramente escono di scena. E che oggi impronta la nuova collezione outdoor audacement­e ideata come una “zona giorno” open air completa in ogni aspetto, in cui trovano spazio numerose creazioni di Citterio ma anche la versione outdoor della poltrona Alison di

Carlo Colombo e la colta riedizione, in versione per esterni, dei classici sedia più tavolo Moka (anni ’30) di Asnago e Vender. Tutto nel segno di un’oculata strategia che mira a dare sempre maggiore identità, vigore e profondità al brand, a comunicarl­o come inimitabil­e espression­e dello stile e del saper fare made in Italy, oggi ricercatis­simi sui mercati esteri, Cina in testa. «Siamo», conclude Matteo «un’azienda familiare, un’industria artigianal­e e tali vogliamo restare: è una formula che ci rende flessibili, consustanz­iali al lavoro, vicini alle problemati­che del cliente piccolo o grande che sia.

 ??  ?? WHO’S WHO Azienda familiare che vuole restare tale “perché è il solo vero modo per prendere decisioni senza condiziona­menti se non quelli del mercato”, oggi Flexform vede cooperare nella gestione un coeso team di Galimberti: nella foto, da destra in senso antiorario, Pietro, il vivacissim­o decano consiglier­e di amministra­zione e molto impegnato nel rapporto con i designer; e poi Giuliano, direttore commercial­e estero, Saul, direttore del Design Center, Luca, responsabi­le della logistica, e Matteo direttore commercial­e Italia.
WHO’S WHO Azienda familiare che vuole restare tale “perché è il solo vero modo per prendere decisioni senza condiziona­menti se non quelli del mercato”, oggi Flexform vede cooperare nella gestione un coeso team di Galimberti: nella foto, da destra in senso antiorario, Pietro, il vivacissim­o decano consiglier­e di amministra­zione e molto impegnato nel rapporto con i designer; e poi Giuliano, direttore commercial­e estero, Saul, direttore del Design Center, Luca, responsabi­le della logistica, e Matteo direttore commercial­e Italia.
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 ??  ?? Iconico. in alto: il divano Max disegnato da Citterio nel 1983: divertente ma rigoroso, in controtend­enza rispetto all’esuberanza teatrale dei coevi prodotti del Postmodern, è uno dei pezzi iconici del design italiano, oltre che di Flexform. a destra: il reparto della fabbrica Flexform riservato allo stoccaggio e alla prelavoraz­ione di materiali di rivestimen­to. La scelta tra tessuti e pelli è amplissima e consente di personaliz­zare al massimo le collezioni. Le lavorazion­i di base sono eseguite con macchine d’avanguardi­a, ma assemblagg­i e finiture sono realizzati a mano.
Iconico. in alto: il divano Max disegnato da Citterio nel 1983: divertente ma rigoroso, in controtend­enza rispetto all’esuberanza teatrale dei coevi prodotti del Postmodern, è uno dei pezzi iconici del design italiano, oltre che di Flexform. a destra: il reparto della fabbrica Flexform riservato allo stoccaggio e alla prelavoraz­ione di materiali di rivestimen­to. La scelta tra tessuti e pelli è amplissima e consente di personaliz­zare al massimo le collezioni. Le lavorazion­i di base sono eseguite con macchine d’avanguardi­a, ma assemblagg­i e finiture sono realizzati a mano.
 ??  ?? Ormai classica. SOTTO: la poltrona A.B.C con il suo pouf. Antonio Citterio l’ha disegnata nel 1996 con in mente i classici del Funzionali­smo richiamati dalla struttura in tubolare metallico (finiture cromato, satinato, brunito, cromo nero e champagne) e dall’“abbondante” imbottitur­a di seduta e schienale dotato di un meccanismo per reclinarlo. Rivestimen­to sfoderabil­e con tessuti e pelli della collezione Flexform. PAGINA SEGUENTE: il magazzino dei premontati. Assemblagg­io, controllo, imballaggi­o e spedizione sono svolti nello stabilimen­to di Meda.
Ormai classica. SOTTO: la poltrona A.B.C con il suo pouf. Antonio Citterio l’ha disegnata nel 1996 con in mente i classici del Funzionali­smo richiamati dalla struttura in tubolare metallico (finiture cromato, satinato, brunito, cromo nero e champagne) e dall’“abbondante” imbottitur­a di seduta e schienale dotato di un meccanismo per reclinarlo. Rivestimen­to sfoderabil­e con tessuti e pelli della collezione Flexform. PAGINA SEGUENTE: il magazzino dei premontati. Assemblagg­io, controllo, imballaggi­o e spedizione sono svolti nello stabilimen­to di Meda.
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