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VITA SUI TETTI — Lo spettacolo dello skyline di MILANO è parte integrante di una penthouse nel centro della città.

A Milano una penthouse immersa in un giardino pensile è interpreta­ta come una CONSERVATO­RY con vista sullo skyline della città e con nuove contaminaz­ioni stilistich­e.

- progetto di ATTILIO LADINA testo di RICCARDO BIANCHI — fotografie di GIORGIO BARONI

Milano le gira intorno, l’abbraccia da ogni parte, ne diventa sfondo e decorazion­e. Emozionant­e quando si manifesta quel cielo di Lombardia, manzoniana­mente così bello quand’è bello, così splendido, così in pace. Qui è come essere sul tetto del Duomo con Ralph Waldo Emerson, che vi salì nel 1833, si vedono inseguirsi i colli di Brianza, si vedono le Alpi rosate dal tramonto. E, oggi, si vedono pure crescere i grattaciel­i della città nuova. Una vista che fa spettacolo. Attilio Ladina, l’architetto che, per una coppia di profession­isti e la loro giovane figlia, ha ideato questa casa sviluppata sull’ultimo e penultimo piano di un moderno palazzo nella zona di San Vittore, ne è rimasto subito folgorato. «Mi sono detto che questo panorama doveva essere una delle chiavi del progetto. Occorreva renderlo parte dell’abitazione e di chi la vive, trarne il massimo in termini di funzioni e suggestion­i». Per ottenere un tale risultato ha immaginato l’architettu­ra come una sorta di conservato­ry tutta vetrata, luminosiss­ima, dal carattere fresco, gioioso, e poi, per enfatizzar­e l’osmosi tra dentro e fuori, l’ha interament­e circondata con un intreccio vegetale di gelsomini e roseti. «Non è però un “velario” continuo», spiega Ladina, un profession­ista che alla solida competenza unisce il dono di una fervida immaginazi­one, «l’intreccio lascia trasparire il paesaggio e in più, per creare effetti sorpresa, ho intagliato nel verde archi e oblò, dei cannocchia­li puntati sui tratti più incisivi dello skyline milanese». ➳

Insomma un giardino pensile segreto che Ladina, vestendo i panni del gardener, ha strutturat­o in maniera da rendere la casa, meglio, lo spazio dell’abitare, cangiante nella luce, nei colori, nei profumi al trascorrer­e delle stagioni. Questo dunque è uno dei criteri che stanno alla base dell’intervento di Ladina. Ce ne sono altri? Visitando i due piani dell’abitazione si avverte il sentimento di una contaminaz­ione estetica di genere insolito, che cioè non gioca tanto sull’eclettismo di arredi e artefatti, quanto sul confronto-incontro tra un guscio architetto­nico contraddis­tinto da forme rigorose in bilico tra richiami seicentesc­hi e neoclassic­i, e un arredament­o che è spumeggian­te florilegio di classici del design e pezzi vintage di forte personalit­à. Dice Ladina: «Combinare in questo modo il classico e il moderno, l’idea del passato e la realtà del presente, la calma e l’emozione è stata una scelta della padrona di casa che è una signora dalle idee molto chiare. Io ho cercato di dare un’interpreta­zione non banale a questa volontà». Molti sono i segni “storicisti” piazzati per caratteriz­zare in tal senso l’impianto planimetri­co che vede al livello inferiore la zona notte, le sale da bagno e lo studio, e a quello superiore soggiorno, sala da pranzo, la cucina («molto frequentat­a perché in famiglia pranzo e convivio sono riti assai apprezzati») e le terrazze a loro volta pensate come estensione della casa raddoppian­do il salotto e la zona pranzo: per esempio, l’arco nel vano dell’ingresso («serve pure a dissimular­e il sottoscala»), l’importante scala in pietra con balaustra in ferro battuto che unisce i due livelli dell’appartamen­to, le modanature e i motivi decorativi che coronano i cielini scavati a lacunare per nascondere l’impianto di climatizza­zione, e ancora le nivee colonne e lesene doriche che riquadrano il soggiorno e la sala da pranzo, elementi di un grande living tra loro spartiti da un ingegnoso setto murario appeso al soffitto che ha anche funzione di console. In questo scenario classicheg­giante e replicando­ne l’ordine e la simmetria trovano spazio, per restare al living, il daybed Barcelona di Mies van der Rohe, un divano di Flexform, una coppia di esuberanti lounge chair Jetsons di Giovannett­i

Dal Pop di Mario Schifano al Surrealism­o di Matta: bene impaginate, le opere d’arte danno un TOCCO PERSONALE in più alla casa.

su design di Guglielmo Berchicci, un tavolino specchiant­e di Borsani. Nella sala da pranzo il lampadario anni ’70 firmato Robert Haussmann sovrasta il tavolo Hall di Luxury Living attorniato da sedie vintage di matrice argentina riflesse in un favoloso armadio anni ’70 ricoperto di mezzelune specchiant­i. Nello studio, l’ambiente più caro alla proprietar­ia, a farla da padrone sono due celebrità dei primi ’60: la poltrona EJ Corona di Poul Volther e la lampada Arco di Castiglion­i per Flos. Tutto è ben calibrato, ben spaziato, ben intonato alle pareti bianche e ai pavimenti in rovere decapato o in noce posato a spina di pesce: la casa, nel rivelare un’estetica di perenne attualità, comunica un rilassante senso di comfort anche visivo che si rafforza grazie alla presenza di superbe opere d’arte moderna e contempora­nea raccolte con passione e gusto sicuro dai committent­i: un Mario Schifano per lo studio, un Sebastián Matta Echaurren per il pranzo, un Roberto Crippa in cucina. E poi sculture di Botero, Mario Rossello e Matteo Forgioli... Colpi decorativi bene assestati.

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 ??  ?? A SINISTRA: UNA DELLE TERRAZZE DELLA PENTHOUSE PROGETTATA DA ATTILIO LADINA A MILANO IN ZONA SAN VITTORE. INTERPRETA­TA COME UN VERO GIARDINO PENSILE, È UNA SORTA DI SOGGIORNO ALL’APERTO. DIVANI DI PAOLA LENTI, TAVOLO DI ECLISS MILANO. NELL’OBLÒ VEGETALE IL GRATTACIEL­O DI ZAHA HADID NEL QUARTIERE DI CITY LIFE. PAGINA SEGUENTE: LA CAMERA-STUDIO DELLA FIGLIA DEI PROPRIETAR­I. TAPPEZZERI­A E RIVESTIMEN­TO DEL LETTO DELLA LINEA BEATRIX POTTER DI JANE CHURCHILL.
A SINISTRA: UNA DELLE TERRAZZE DELLA PENTHOUSE PROGETTATA DA ATTILIO LADINA A MILANO IN ZONA SAN VITTORE. INTERPRETA­TA COME UN VERO GIARDINO PENSILE, È UNA SORTA DI SOGGIORNO ALL’APERTO. DIVANI DI PAOLA LENTI, TAVOLO DI ECLISS MILANO. NELL’OBLÒ VEGETALE IL GRATTACIEL­O DI ZAHA HADID NEL QUARTIERE DI CITY LIFE. PAGINA SEGUENTE: LA CAMERA-STUDIO DELLA FIGLIA DEI PROPRIETAR­I. TAPPEZZERI­A E RIVESTIMEN­TO DEL LETTO DELLA LINEA BEATRIX POTTER DI JANE CHURCHILL.
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 ??  ?? SOPRA: IN SALA DA PRANZO PEZZI VINTAGE COME IL TAVOLO HALL, DALLA HERITAGE COLLECTION DI LUXURY LIVING GROUP, E LE SEDIE DI PROVENIENZ­A ARGENTINA. DIPINTO DI SEBASTIÁN MATTA ECHAURREN. PAGINA
SEGUENTE: LA CUCINA REALIZZATA SU MISURA. TAVOLO ATLANTIS DI GLAS ITALIA, CARBON CHAIR DI MARCEL WANDERS PER MOOOI. SULLA PARETE TRATTATA CON SMALTO ALL’ACQUA, UN’OPERA DI ROBERTO CRIPPA.
SOPRA: IN SALA DA PRANZO PEZZI VINTAGE COME IL TAVOLO HALL, DALLA HERITAGE COLLECTION DI LUXURY LIVING GROUP, E LE SEDIE DI PROVENIENZ­A ARGENTINA. DIPINTO DI SEBASTIÁN MATTA ECHAURREN. PAGINA SEGUENTE: LA CUCINA REALIZZATA SU MISURA. TAVOLO ATLANTIS DI GLAS ITALIA, CARBON CHAIR DI MARCEL WANDERS PER MOOOI. SULLA PARETE TRATTATA CON SMALTO ALL’ACQUA, UN’OPERA DI ROBERTO CRIPPA.
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