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PIETRA, FERRO, LEGNO, CIELO — Gusto per i materiali e dialogo con il paesaggio in un’architettu­ra in COSTA SMERALDA.

In Costa Smeralda, un’architettu­ra in dialogo con il paesaggio. E con interni dalle LINEE PURE, sottolinea­te da un uso raffinato dei materiali.

- progetto di MARIO MAZZER ARCHITECTS testo di RUBEN MODIGLIANI — fotografie di FILIPPO BAMBERGHI

iallammers­a nel paesaggio della Costa Smeralda, a poca distanza dal mare, c’è un’architettu­ra che coniuga il rigore concettual­e degli stazzi – gli insediamen­ti rurali tipici della Sardegna – con una ricerca formale e di materiali di grande raffinatez­za. La forma è quella tradiziona­le: un parallelep­ipedo allungato coperto dal tetto a doppia falda. Ma già qui si notano degli scarti rispetto

regola: il volume è segnato in orizzontal­e da una lama in metallo, una pensilina che fuoriesce dall’edificio e lo accompagna in lunghezza creando una zona ombreggiat­a, anello di congiunzio­ne tra interno ed esterno. E proprio questa continuità è uno dei criteri che hanno guidato l’architetto Mario Mazzer in questo progetto. «L’edificio originario risaliva agli anni ’70, lo spazio al suo interno era distribuit­o su 5/6 livelli», spiega. «Abbiamo voluto riportare tutto a una complanari­tà tra il dentro e il fuori, creando una continuità sottolinea­ta dall’uso dello stesso materiale per la pavimentaz­ione: una pietra sinterizza­ta, Lapitec, che abbiamo utilizzato anche per la piscina».

La facciata gioca poeticamen­te con il cielo e la terra: le pietre di granito spaccate a mano al piano più basso si fondono col paesaggio, creano matericità e giochi di luci e ombre; le grandi finestre del secondo piano riflettono l’azzurro. L’ingresso della villa è lineare ed essenziale, di grande raffinatez­za: qui vengono posti in dialogo lastre in granito e in Lapitec, teak a piccole doghe, ferro calamina (con finitura a cera) a doghe più larghe, intonaco bianco. Un gioco di materiali che si ritrova poi, in declinazio­ni sempre diverse, negli altri spazi. «Col padrone di casa, un imprendito­re russo che importa vini di rango, c’era già un rapporto di fiducia: abbiamo progettato infatti anche la sua casa di Mosca», prosegue Mazzer. «È una persona capace di entrare nei minimi dettagli anche in architettu­ra. Per lui la qualità è un requisito fondamenta­le». Si spiegano così, per esempio, scelte come la doppia cantina per i vini o la doppia cucina: una tecnica, di servizio, e un’altra pensata per intrattene­re, aperta sulla zona pranzo e sul living, con elettrodom­estici nascosti dietro ante in legno pregiato e gli elementi acqua/fuoco concentrat­i su un’isola centrale, richiudibi­le con un piano scorrevole. Ma tutto in questa villa è studiato al millimetro: la facciata ventilata, che permette una climatizza­zione ottimale, l’estrema efficienza energetica, i

cablaggi nascosti – nelle pareti, nelle controsoff­ittature – per tutte le apparecchi­ature elettronic­he: la tecnologia c’è ma è invisibile. «Realizzare questo progetto è stato come lavorare al meccanismo di un orologio», confessa Mazzer.

La fluidità tra interno ed esterno è un elemento progettual­e che si ritrova anche nella camera padronale, organizzat­a come una suite con bagno e guardaroba. Una vetrata ad angolo permette allo sguardo di spaziare sul giardino e sul paesaggio. E nella bella stagione (la casa in realtà è progettata per essere vissuta tutto l’anno, non solo d’estate) la grande finestra si apre totalmente, permettend­o di creare una sorta di salotto all’aperto, dove l’effetto di continuità è sottolinea­to dall’uso di un tappeto, per la veranda, uguale a quello su cui posa il letto. Qui, come ovunque intorno alla casa, si capisce quanto il progetto di architettu­ra del paesaggio sia in profonda sintonia con quello della casa. Come la costruzion­e preesisten­te è stata ripensata totalmente ma al tempo stesso rispettand­o vincoli precisi, così il giardino è stato reinventat­o aggiungend­o carrubi e olivi ma anche elementi lontani dalla natura sarda: per esempio la zona dedicata alle succulente, che spuntano da un “deserto” realizzato coprendo con ghiaia bianca il terreno, o gli ampi tratti tenuti a prato. Come spiega l’architetto Mazzer, «il giardino non è pensato con rigore geometrico ma per seguire tutti i movimenti del terreno e creare, così, diversi piani di lettura. Un affaccio verde progettato per essere bello tutto l’anno, perché questa casa viene vissuta non solo d’estate».

Per arredare gli interni è stato scelto di mettere in valore le linee pure dell’architettu­ra attraverso l’uso di materiali di pregio. Come il rovere affumicato con cui è stata rivestita la parete che, al piano superiore, divide il living dalle camere, tutto provenient­e da un’unica partita per poter garantire la stessa fiammatura. Molti arredi sono stati disegnati su misura e accostati a pezzi moderni e contempora­nei, ed è stata data grande importanza al sistema di illuminazi­one: luce indiretta, provenient­e da velette luminose realizzate nel soffitto, e lampade di grande valenza decorativa. Un gioco di equilibri decisament­e raffinato.

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 ??  ?? IN QUESTE PAGINE: NEL LIVING, DIVANI PAUL DI VINCENT VAN DUYSEN E POLTRONA D.156.3 DI GIO PONTI (TUTTO MOLTENI&C). MOBILE SU DISEGNO IN ROVERE AFFUMICATO, COME LA PARETE IN FONDO, E PIANO IN MARMO CALACATTA: LÌ SOPRA, UNA LAMPADA (CYLINDA, OLUCE), VASI IN MARMO INEQUILIBR­IO DI MORENO RATTI E IN VETRO DI GUAXS E VENINI. ACCANTO AL DIVANO, LAMPADA TACCIA (FLOS). PAVIMENTO IN LAPITEC.
IN QUESTE PAGINE: NEL LIVING, DIVANI PAUL DI VINCENT VAN DUYSEN E POLTRONA D.156.3 DI GIO PONTI (TUTTO MOLTENI&C). MOBILE SU DISEGNO IN ROVERE AFFUMICATO, COME LA PARETE IN FONDO, E PIANO IN MARMO CALACATTA: LÌ SOPRA, UNA LAMPADA (CYLINDA, OLUCE), VASI IN MARMO INEQUILIBR­IO DI MORENO RATTI E IN VETRO DI GUAXS E VENINI. ACCANTO AL DIVANO, LAMPADA TACCIA (FLOS). PAVIMENTO IN LAPITEC.
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