Editoriale.
prima sensazione, riflettendo su quanto racconta questo numero di AD Style, è che l’“interno classico”, almeno per come si era caratterizzato negli anni ’80 e ’90 del secolo passato, non esista più. Lo stesso concetto di STILE CLASSICO, nell’arredamento, ha perso smalto, meglio si è evoluto lasciando per strada opulenza e ostentazione e inglobando elementi di MODERNITÀ a cominciare da linee più snelle, più pure che non sono affatto negazione di sofisticatezza e di colta ricercatezza, ma proprio il contrario. Perché come sostiene Giorgio Armani: «L’essenza dello stile sta nel dire in IN MODO
SEMPLICE ciò che è complesso». Così oggi si parla di luxury style, di neomodern, di modern classic, etichette che si applicano agli arredi, ma pure agli ambienti in cui essi si inseriscono. I quali, a loro volta, si mostrano in una duplice polarità variamente sfumata. C’è, eco di una lontana ma sempre attuale visione di Franco Albini, l’interno modernissimo che si fa LUXURY accogliendo, accanto a mobili di design, i segni della Storia, l’artigianato e l’arte del passato. E, viceversa, c’è l’involucro antico, dalla forte impronta storica che il progettista, senza stravolgerne lo spirito, riesce a rendere la RIBALTA IDEALE per esaltare l’arte e il design di oggi. Un approccio, questo, testimoniato in modo eloquente dalle dimore che presentiamo qui. Dal castello francese come dalle ville lombarde, dall’appartamento hausmanniano di Parigi come dalla townhouse londinese, espressioni tutte del sempre più diffuso desiderio di vivere la modernità ma in un contesto che ci ricordi da dove veniamo. E c’è anche chi, come accade nell’invenzione del parigino Hôtel de Berri, va oltre: rifacendosi al romanzo storico, non si limita a trovare un punto di armonia nella contaminazione tra vecchio e nuovo, ma addirittura RICOSTRUISCE , interpretandole però, un’epoca e le sue atmosfere con un coltissimo lavoro filologico, scenografico, narrativo.