NUOVI MAESTRI — Trasparenze e leggerezza nelle poetiche sculture di vetro di SIMONE CRESTANI.
Artigiano-artista, SIMONE CRESTANI è oggi forse il più poetico tra gli “scultori” del vetro. Trova ispirazione nelle creature e nelle manifestazioni della natura che riproduce quasi d’istinto, senza filtri intellettualistici.
Per Simone Crestani il vetro è più che una passione. Plasmarlo, dargli forma, insufflargli uno spirito attraverso l’energia dell’incandescenza è la vita stessa. Al punto che per modellarne a piacere la materia prima, il borosilicato, si è inventato una nuova tecnica: una speciale versione della scultura vuota o soffiatura a lume (lui la definisce hollow sculpting), capace, anche su opere di grande taglia, di sottolineare i piccoli dettagli, di evidenziare la forza e nello stesso tempo il raffinato, significante fragilismo di questo materiale. Al vetro è arrivato che era appena un giovinotto, fu una folgorazione. In un’intervista ha raccontato: «Avevo quindici anni quando per caso sono entrato nella Soffieria di Massimo Lunardon. L’ambiente da fucina di Vulcano mi ha subito stregato. Poi ho cominciato a lavorare come apprendista soffiatore e quindi nel 2010 ho aperto il mio studio, l’Atelier Crestani, dove creo i miei lavori». Autodidatta, si è costruito a poco a poco un personalissimo linguaggio, imparando a pensare il mondo, soprattutto la natura che è il suo soggetto d’elezione, in termini di trasparenze e leggerezza, di forze invisibili all’occhio, di forme liriche e metafisiche, aggregati di bolle, rami, ampolle, animali. Non c’è ostentazione di bravura nel suo fare, piuttosto il rispetto della materia e, come è stato detto, “lo stupore infinito dell’incontro con la bellezza”. Simone parla con le opere mentre le realizza, per lui il creare è anche verbalizzazione. Ha spiegato: «Il percorso che porta al risultato finale è connotato da una preponderanza dell’inconscio sulla componente manuale. Vetro e gesti si fondono conoscendo i reciproci limiti e potenzialità».