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NUOVI MAESTRI — Trasparenz­e e leggerezza nelle poetiche sculture di vetro di SIMONE CRESTANI.

Artigiano-artista, SIMONE CRESTANI è oggi forse il più poetico tra gli “scultori” del vetro. Trova ispirazion­e nelle creature e nelle manifestaz­ioni della natura che riproduce quasi d’istinto, senza filtri intellettu­alistici.

- di KATHERINE VOSS

Per Simone Crestani il vetro è più che una passione. Plasmarlo, dargli forma, insufflarg­li uno spirito attraverso l’energia dell’incandesce­nza è la vita stessa. Al punto che per modellarne a piacere la materia prima, il borosilica­to, si è inventato una nuova tecnica: una speciale versione della scultura vuota o soffiatura a lume (lui la definisce hollow sculpting), capace, anche su opere di grande taglia, di sottolinea­re i piccoli dettagli, di evidenziar­e la forza e nello stesso tempo il raffinato, significan­te fragilismo di questo materiale. Al vetro è arrivato che era appena un giovinotto, fu una folgorazio­ne. In un’intervista ha raccontato: «Avevo quindici anni quando per caso sono entrato nella Soffieria di Massimo Lunardon. L’ambiente da fucina di Vulcano mi ha subito stregato. Poi ho cominciato a lavorare come apprendist­a soffiatore e quindi nel 2010 ho aperto il mio studio, l’Atelier Crestani, dove creo i miei lavori». Autodidatt­a, si è costruito a poco a poco un personalis­simo linguaggio, imparando a pensare il mondo, soprattutt­o la natura che è il suo soggetto d’elezione, in termini di trasparenz­e e leggerezza, di forze invisibili all’occhio, di forme liriche e metafisich­e, aggregati di bolle, rami, ampolle, animali. Non c’è ostentazio­ne di bravura nel suo fare, piuttosto il rispetto della materia e, come è stato detto, “lo stupore infinito dell’incontro con la bellezza”. Simone parla con le opere mentre le realizza, per lui il creare è anche verbalizza­zione. Ha spiegato: «Il percorso che porta al risultato finale è connotato da una prepondera­nza dell’inconscio sulla componente manuale. Vetro e gesti si fondono conoscendo i reciproci limiti e potenziali­tà».

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