AD (Italy)

SOGNANDO IL FUTURO — Nel 1939 la NEW YORK WORLD’S FAIR ipotizzava il nostro futuro.

Nel 1939 la New York l’avvenirist­ica WORLD’S FAIR documentò il mondo di 40 anni dopo: c’erano robot, supernavi, minitreni, TV a colori, computer...

- di RICCARDO BIANCHI

Era d’aprile 80 anni fa. Mentre in Europa i nazisti lustravano i cannoni per un probabile conflitto “finis mundi”, a New York, nel Queens, si inaugurava la World’s Fair che aveva come titolo un ottimistic­o “The World of Tomorrow”. Fortemente voluta da Grover Whalen, il suo carismatic­o deus ex machina, la manifestaz­ione metteva in scena un domani prossimo venturo pensato come attraverso la fantascien­za e popolato da ritrovati tecnologic­i senza paragoni e da uomini, anzi superuomin­i (Batman e Superman nacquero in quell’anno), che usando quegli strumenti avrebbero reso più buono, più bello, più giusto il mondo. La struttura della fiera a raggiera ma, insieme, simile a quella anulare dell’atomo, al tempo in via di definizion­e, era stata pensata per essere metafora dell’“individual­ismo comunitari­o” caro ai Padri Fondatori americani. Il nucleo centrale, ideato dall’industrial designer Henry Dreyfuss, era occupato dalla Pherispher­e, oltre 60 m di diametro, in parte circondata da una aerea passerella, e dal Trylon, un pinnacolo rastremato alto 215 metri, in cui s’arrampicav­a una rampa elicoidale. L’interno del globo battezzato Democracit­y era caratteriz­zato da un anello pedonabile sospeso a 10 metri di altezza che si affacciava sul modello della città ideale del futuro i cui dettagli erano proiettati in multivisio­ne sulla cupola. Gli altri padiglioni costituiva­no una spettacola­re antologia architetto­nica che spaziava dal Funzionali­smo allo Streamline, dall’Organicism­o al Monumental­ismo totalitari­o o burocratic­o. Ad allestirli, su progetto degli architetti di grido, erano stati i maggiori gruppi industrial­i americani (stupendo “Futurama” di General Motors progettato da Norman Bel Geddes) e dalle nazioni partecipan­ti, oltre 60, Urss presente, la Germania assente per motivi politico-razzisti. C’era anche quello italiano, che esponeva formidabil­i campioni del nostro patrimonio artistico e archeologi­co: disegnato da Michele Busiri Vici mascherava l’obbligator­io monumental­ismo di regime con forme eleganti dai motivi e dalle proporzion­i auliche. A testimonia­re l’avvenire c’erano Elektro-MotoMan, il robot parlante e fumante di Westinghou­se, la Tv a colori, le supernavi, i treni aerodinami­ci, le meraviglie dell’energia elettrica, della meccanica, delle auto, delle comunicazi­oni, della fisica (Einstein tenne una lezione) e della chimica. A visitare la fiera furono in 57 milioni (44 paganti): ciò che utopizzava era un futuro ipertecnol­ogico di massa ma con l’individuo libero al centro. La guerra l’avrebbe spazzato via.

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 ??  ?? Scatti di modernità. 1. Fulcro della New York World’s Fair erano la Perisphere (nella foto), un’enorme calotta sferica del diametro di oltre 60 m, e il vicino Trylon, un pinnacolo triangolar­e alto 215 metri. 2. Gruppo scultoreo: l’uomo che soggioga le forze della Natura selvaggia. 3. Il padiglione di General Electric progettato da Voorhees, Gmelin & Walker. 4. L’energia idroelettr­ica era il tema dell’Electrical Utilities Building a cui si accedeva attraversa­ndo una cascata. Modern shots. 1. The heart of the New York World’s Fair was the Perisphere (in the photo), a huge spherical cap over 60 m in diameter, and the nearby Trylon, a 210-meter-high triangular pinnacle. 2. Sculptural group: man subjugates the forces of wild Nature. 3. General Electric Building designed by Voorhees, Gmelin & Walker. 4. Hydro-electric energy was the main theme of the Electrical Utilities pavilion which was accessed by crossing a waterfall.
Scatti di modernità. 1. Fulcro della New York World’s Fair erano la Perisphere (nella foto), un’enorme calotta sferica del diametro di oltre 60 m, e il vicino Trylon, un pinnacolo triangolar­e alto 215 metri. 2. Gruppo scultoreo: l’uomo che soggioga le forze della Natura selvaggia. 3. Il padiglione di General Electric progettato da Voorhees, Gmelin & Walker. 4. L’energia idroelettr­ica era il tema dell’Electrical Utilities Building a cui si accedeva attraversa­ndo una cascata. Modern shots. 1. The heart of the New York World’s Fair was the Perisphere (in the photo), a huge spherical cap over 60 m in diameter, and the nearby Trylon, a 210-meter-high triangular pinnacle. 2. Sculptural group: man subjugates the forces of wild Nature. 3. General Electric Building designed by Voorhees, Gmelin & Walker. 4. Hydro-electric energy was the main theme of the Electrical Utilities pavilion which was accessed by crossing a waterfall.
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