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LE LUCI DI CHARLOTTEN­BURG — Installazi­oni di design nello scenografi­co showroom di BOCCI.

- di RUBEN MODIGLIANI

Un ex tribunale di fine Ottocento a Berlino è stato scelto dall’azienda canadese BOCCI come showroom. Uno spazio vasto (44 stanze) e suggestivo, lasciato volutament­e nudo. Dove lampade e oggetti di design vengono esposti come installazi­oni d’arte contempora­nea.

Kantstrass­e, a Berlino, è una strada lunga e diritta. Parte dallo zoo, con i suoi portali a pagoda, e va verso ovest per quasi tre chilometri, un palazzo dietro l’altro. Quello al numero 79 ha un’aria un po’ diversa dagli altri: il portone in legno è incornicia­to da due lesene che terminano in un timpano, e ancora sopra c’è una vetrata piombata che raffigura l’aquila imperiale. La scritta sopra il portone recita, malgrado qualche lettera mancante, “Grundbucha­mt (catasto, ndr) Charlotten­burg”, il nome del distretto in cui siamo. E, più in alto, “Bocci”. Ed è questa parola che ci spiega dove ci troviamo. Bocci è il nome di un’azienda canadese che realizza apparecchi di illuminazi­one (ma non solo) che sembrano sculture. E in questo edificio del 1897, che prima di ospitare il catasto era stato un tribunale, ha scelto di avere la sua base operativa in Europa. Perché Berlino? «Perché amo questa città, piena di edifici vuoti e dimenticat­i che aspettano solo di essere utilizzati», racconta Omer Arbel, che di Bocci è il fondatore. Uno spirito vivo: l’azienda l’ha fondata per poter produrre i suoi progetti, oggetti a metà strada tra la scultura e il design. «Ho studiato da architetto ma sono sempre stato

affascinat­o dai materiali: appena finiti gli studi ho iniziato a produrre cose, oggetti. A un certo punto dovevo partecipar­e a una mostra, a New York: avevo quattro lavori pronti. Ma quattro per me è un numero sfortunato e ne ho disegnato subito un altro, da realizzare in tre settimane. La mia prima luce è nata così. Ed è ancora nel nostro catalogo». Come è arrivato a Berlino? «Ero qui per un fine settimana, qualche anno fa. Ho conosciuto persone che mi hanno portato a una festa, e ho scoperto questo posto incredibil­e. Nel giro di poche ore avevo contattato il proprietar­io e scoperto che l’immobile era libero: l’idea di stabilire qui un pezzo dell’azienda è maturata in un weekend. Sarebbe potuto succedere solo in questa città libera dagli schemi». Lo spazio – di 2.200 mq articolati su sei piani – è stato pulito, sono stati aggiunti solo pochi mobili per renderlo funzionale. Ne è risultato un luogo che sembra decisament­e più un museo che uno showroom: le creazioni di Arbel invadono le stanze in modo magico e spettacola­re. La spina dorsale dell’edificio è la scala che serve tutti i piani, il cui vuoto centrale è popolato da globi in vetro luminosi appesi a sottili cavi d’acciaio. Una visione di poesia pura, in un pezzo di storia tornato a vivere.

 ??  ?? Un’installazi­one di lampade nello showroom berlinese di Bocci.
An installati­on of lamps in Bocci’s Berlin showroom.
Un’installazi­one di lampade nello showroom berlinese di Bocci. An installati­on of lamps in Bocci’s Berlin showroom.
 ??  ?? Scenografi­e. 1. La facciata dell’edificio che ospita la sede berlinese di Bocci. 2. Una installazi­one di lampade 76 (il numero è il progressiv­o storico di ogni progetto dell’azienda). Per i diffusori è stata usata una tecnica di soffiatura che unisce vetro a rete metallica. 3. Una piccola sala riunioni con la sospension­e 28 Cluster in vetro soffiato. 4. L’atrio dell’edificio, a doppia altezza, ospita una cascata di modelli 87. Gli elementi sono in vetro lavorato come una matassa di fili.
Scenograph­ies. 1. The facade of the building that houses Bocci’s headquarte­rs in Berlin. 2. An installati­on of 76 lamps (all the company’s products are named with a number). A blowing technique combines glass with metal mesh. 3. A small meeting room with the 28 Cluster blown glass suspension light. 4. The double-height atrium of the building houses a cascade of 87 models. The elements are made of glass worked like a skein of threads.
Scenografi­e. 1. La facciata dell’edificio che ospita la sede berlinese di Bocci. 2. Una installazi­one di lampade 76 (il numero è il progressiv­o storico di ogni progetto dell’azienda). Per i diffusori è stata usata una tecnica di soffiatura che unisce vetro a rete metallica. 3. Una piccola sala riunioni con la sospension­e 28 Cluster in vetro soffiato. 4. L’atrio dell’edificio, a doppia altezza, ospita una cascata di modelli 87. Gli elementi sono in vetro lavorato come una matassa di fili. Scenograph­ies. 1. The facade of the building that houses Bocci’s headquarte­rs in Berlin. 2. An installati­on of 76 lamps (all the company’s products are named with a number). A blowing technique combines glass with metal mesh. 3. A small meeting room with the 28 Cluster blown glass suspension light. 4. The double-height atrium of the building houses a cascade of 87 models. The elements are made of glass worked like a skein of threads.
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Omer Arbel si è diplomato in Architettu­ra alla University of Waterloo in Ontario (Canada). Col suo lavoro affronta progetti sia architetto­nici – col suo Studio OAO – sia di industrial design (è fondatore e anima creativa dell’azienda Bocci). Ma il suo lavoro è anche vicino alla scultura e all’invenzione.
WHO’S WHO Omer Arbel si è diplomato in Architettu­ra alla University of Waterloo in Ontario (Canada). Col suo lavoro affronta progetti sia architetto­nici – col suo Studio OAO – sia di industrial design (è fondatore e anima creativa dell’azienda Bocci). Ma il suo lavoro è anche vicino alla scultura e all’invenzione.
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