VENTI DI RINASCITA — Il CASTELLO DI DAMPIERRE , dai fasti barocchi del ’600 ai nuovi progetti d’artista di oggi.
Al tempo di Luigi XIV IL PRIMO ARCHITETTO DEL RE lo rese un palazzo da sogno. Poi, nei secoli, venne continuamente arricchito di opere d’arte firmate dai più valenti maestri, e di una preziosa biblioteca. E adesso, dopo un periodo di oblio, si prepara a r
Nel castello di Dampierre riecheggiano i fasti di Francia. Nelle sue sale sembra di sentire rimbombare ancora oggi le voci della storia, quelle dei grandi personaggi che sono passati di qui, e nelle statue, nei soffitti, negli affreschi si coglie il senso di un’eleganza e di una grandeur che non sentono il peso dei secoli. La data chiave della storia del castello è il 1675. Nel pieno del fulgore barocco, Jules Hardouin Mansart, nipote di François Mansart, uno dei più grandi architetti di ogni tempo, ricordato anche per l’invenzione dei tetti a mansarda, viene interpellato per dare un aspetto moderno alla residenza, creando un’architettura alla moda che rispecchiasse il gusto esuberante del suo tempo. Ma per cogliere l’evoluzione del castello bisogna abbracciare un arco di tempo più ampio e fare ancora un passo indietro, al XIII secolo, l’epoca cui risale il primo nucleo del castello. Al tempo era uno dei palazzi più prestigiosi non solo della zona di Dampierre-en-Yvelines, ma di tutta l’Île-de-France. Gravemente danneggiata da un incendio, la residenza venne ricostruita e rimaneggiata a più riprese. In particolare nel XVI secolo, quando il castello, acquisito da Jean Duval, tesoriere di Francesco I, fu dotato di vari corpi di fabbrica, di portici, di torrette e di nuovi padiglioni. Ma, come dicevamo, la data cruciale per questa storia è il 1675, quando, pochi anni prima che fosse realizzata la residenza di Versailles, il duca di Chevreuse commissionò il lavoro di ristrutturazione a Jules Hardouin Mansart, primo architetto del re dal 1681. L’architetto elaborò un progetto complesso e ambizioso: il corpo principale venne ingrandito e sopraelevato, la corte interna fu ridotta e le torrette d’angolo rimaneggiate: la residenza assunse un’aria elegante, una silhouette che non sfigurava con quella del vicino castello di Versailles. Alla meditata compostezza degli esterni ben presto fece eco l’eleganza sopraffina degli interni. Furono interpellati i più valenti decoratori. Tra questi, Bernard Toro, uno dei grandi ebanisti
dell’epoca di Luigi XIV, che ideò le boiserie della sala da pranzo, e lo scultore David Bertrand, che nel 1688 realizzò alcuni camini decorati in stucco, memori del Rinascimento italiano. Da allora il castello di Dampierre è stato continuamente oggetto di cure atte a renderlo sempre più bello e prezioso. Il palazzo venne ulteriormente rimaneggiato nel Settecento, quando presero forma, tra l’altro, un’orangerie e lo scalone esterno che sormonta il fossato. Nel 1839, un’ulteriore fase: il duca Honoré Théodoric d’Albert de Luynes, numismatico e archeologo, chiese all’architetto Félix Duban di dare per l’ennesima volta un tocco di modernità al castello. Fulcro dell’intervento questa volta fu l’ampliamento del salone di rappresentanza al primo piano, che fu impreziosito da due tribune sorrette da cariatidi i cui cromatismi ricordano quelli delle sculture scoperte nella villa di Erode Attico a Roma. Sempre seguendo un disegno di rinnovamento, furono commissionati due grandi quadri a Ingres: L’Age d’Or e L’Age de Fer. Il primo venne iniziato nel 1848 e lasciato incompiuto, l’altro fu solo abbozzato. Infine, dal 1844 al 1855 Henri Duponchel e Pierre-Charles Simart realizzarono
Allo sfarzo del salone di rappresentanza si contrappone il rigore di ambienti votati a un’idea di decoro molto essenziale.
una riproduzione della statua criselefantina scolpita da Fidia per il Partenone. Queste alcune delle tappe fondamentali nella storia del castello di Dampierre, che un tempo vantava un’importante biblioteca che comprendeva 18.500 volumi di grande valore e rarissimi documenti, come le lettere autografe di Luigi XIV e Colbert. Venduta all’asta da Sotheby’s nel 2013, anche la biblioteca racconta la fama di questo castello ricco di storia e cultura, scelto come location per vari film d’autore, come Danton di Wajda e Marie Antoinette di Sofia Coppola. Ora il castello di Dampierre si appresta a entrare in un nuovo periodo di fama e di splendore. Infatti l’attuale proprietario ha deciso di affidare il restauro degli interni del palazzo a Pierre Peyrolle, artista, collezionista e grande interprete dei fasti del Barocco, rivisitati secondo lo spirito e il gusto contemporaneo. «Una ventina di sale devono essere restaurate», spiega Peyrolle. «Ho in mente di realizzare degli allestimenti scenografici di gusto barocco, vorremmo fare un percorso Grand Siècle». Gli interni saranno notevolmente arricchiti, riportandoli ai fasti di un tempo. «All’interno del castello attualmente ci sono poche opere d’arte, seppur molto importanti, ma ne verranno portate di nuove dopo i lavori di restauro». Anche il parco, progettato da André Le Nôtre, l’ideatore dei giardini di Versailles, sarà al centro del progetto. «Ho raccolto una notevole documentazione sul progetto di Le Nôtre e ci stiamo confrontando sulla metodologia da adottare», conclude Peyrolle, il cui nome è destinato a spiccare nel gotha dei grandi artisti che hanno legato la loro fama a quella del castello di Dampierre.