SEVEN FOR THE FUTURE
Rigoroso ed eclettico, interessato a tutti i campi del progetto, ALESSANDRO STABILE è il prototipo dell’industrial designer. Una riuscita sintesi di competenza e versatilità tecnologica, sensibilità estetica e capacità d’innovazione.
— L’idea di innovazione è al centro dei progetti di ALESSANDRO STABILE.
In che cosa consiste il tuo lavoro? Sono un industrial designer, collaboro con le aziende per creare nuovi prodotti che abbiano contenuti innovativi con l’obiettivo che siano largamente utilizzati, funzionino bene e che le persone ci si possano anche affezionare. Miro a realizzare oggetti che contengano un’intelligenza inaspettata: una piccola innovazione funzionale, formale o tecnologica. Li disegno in modo che abbiano eleganza, cioè siano dotati di una bellezza non urlata e non legata alle mode, frutto spesso di dettagli e attente proporzioni. Hai qualche particolare fonte di ispirazione? Osservare ogni giorno gli oggetti e il comportamento delle persone. Ma soprattutto cercare di intercettare la contemporaneità e cogliere gli spiragli di futuro. Di recente, per esempio, ho tratto spunti ideativi dalla sfilata di Gucci ai Musei Capitolini, dal libro The Game di Baricco o dagli oggetti presenti nella serie tv Chernobyl. C’è un tema progettuale che vorresti affrontare? Amo spaziare tra le categorie più diverse, per esempio in autunno usciranno due miei prodotti afferenti a merceologie che non avevo ancora trattato: una maniglia e una collezione di zaini e borse. Vorrei affrontare ambiti per me inediti, in particolare quelli in cui occorre umanizzare la tecnologia e quelli più lontani dal patinato mondo del design. A proposito, hai una definizione per “design”? Mi piace quella di Alice Rawsthorn, critica del New York Times: “Il design è un agente di cambiamento”.