IERI E OGGI
— Opere d’arte e oggetti di design che raccontano lo spirito contemporaneo arricchiscono le sale del QUIRINALE.
Grazie a un ambizioso progetto, sono state rinnovate molte sale del QUIRINALE, arricchendole con opere d’arte e mobili legati alla sensibilità contemporanea.
ogni giorno cinquecento turisti varcano le porte del Quirinale, per visitare il palazzo in cui svolge le sue funzioni il Presidente della Repubblica. Nel corso di una visita guidata scoprono le meraviglie di un luogo in cui si respira la storia, attraversano gli enormi saloni che raccontano i fasti del passato e confermano l’autorevolezza del presente, soffermandosi davanti a opere d’arte e arredi di grande valore che testimoniano la nostra cultura. Pare di trovarsi in un museo, varcando quelle sale di marmi, stucchi, velluti, quadri e mobili eccelsi, che portano la firma di pittori, scultori, maestri ebanisti e valenti designer, da Guido Reni a Lucio Fontana, da Pietro Piffetti a Gio Ponti. Si ha l’impressione di trovarsi in un luogo senza tempo, passando in rassegna le opere di grandi autori che hanno scandito i capitoli della storia dell’arte italiana. Ma il Quirinale, cuore pulsante della nostra Repubblica, non è un museo, è un luogo vivo, in continua evoluzione. E proprio partendo da questo assunto è nata l’idea del progetto “Quirinale contemporaneo”, fortemente voluto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il concetto di base consiste nell’aggiornare l’allestimento di alcuni ambienti, arricchendoli con opere d’arte moderne e contemporanee e con mobili e oggetti di design, rendendo quelle sale più attuali. L’intervento riguarda il piano nobile, oltre al Torrino e ai luoghi di lavoro della Palazzina del Fuga, gli spazi esterni e i giardini. Dal 2 giugno, il giorno della Festa della Repubblica, gli arredi del Quirinale sono
stati arricchiti con 37 opere d’arte contemporanea e 33 oggetti scelti tra quelli che meglio rappresentano la creatività del nostro Paese. Senza costi, giacché le opere sono state donate o concesse in comodato d’uso gratuito. Come spiega il Segretario generale della Presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti, «l’idea è di rappresentare nel palazzo alcune delle più alte espressioni della creatività italiana del periodo repubblicano, dando spazio alle opere degli artisti e dei designer che, con la propria genialità, hanno dato lustro all’Italia». Si sentiva l’esigenza di ampliare il già ricchissimo patrimonio culturale del palazzo, offrendo una rassegna di quadri, mobili e oggetti che raccontasse anche il presente, creando una reale continuità culturale. Naturalmente il progetto è rispettoso dell’assetto storico. «Per non snaturare il palazzo, che doveva conservare la sua immagine storica e la sua bellezza, abbiamo deciso di non apportare nessuna modifica all’architettura», spiega l’architetto Renata Cristina Mazzantini, curatrice del progetto. «Non siamo intervenuti sugli apparati decorativi originali e organici, in particolare quelli del periodo sabaudo. Ciononostante, il progetto ha interessato quasi tutti gli ambienti situati nel piano nobile. I dipinti che dovevano essere esposti a parete sono stati collocati in sale già sottoposte a restauro, come la Galleria di Alessandro VII e la sala delle Fabbriche di Paolo V, che si prestavano meglio a un aggiornamento. Volevamo assicurare un inserimento garbato e accurato, nel pieno rispetto della storia del palazzo». Alle opere di maestri come De Chirico, Fontana, Manzù si affiancano mobili di design che non vengono semplicemente esposti, ma possono essere utilizzati. «“Quirinale contemporaneo” non è un museo nel museo», afferma il Presidente Mattarella, ma è un progetto in fieri, «l’inizio di una nuova fase che rimette in moto l’innovazione». L’architetto Mazzantini,
che ha saputo ambientare con grande gusto e sensibilità, in un contesto storico importante, mobili e opere d’arte contemporanei, sottolinea «le opere esposte si confrontano e dialogano con i grandi del passato, senza bisogno di un allestimento che le isoli dal contesto, nel quale si inseriscono con sorprendente ma sostanziale armonia. Lo stesso vale per gli oggetti di design, scelti rigorosamente tra quelli in produzione, che riescono a distinguersi anche all’interno di saloni con soffitti alti nove metri». Mazzantini ricorda che «occorre fuggire l’antagonismo tra antico e moderno, che crea un progressivo inaridimento della continuità culturale e nuoce alla conservazione quanto all’innovazione. Occorre, invece, sovrapporre e intrecciare il presente con il passato, per creare di volta in volta scenari misti, coesi e pregni di storia. Questo è l’intento che ha guidato e guida il progetto». È un concetto fondamentale quello che ha ispirato l’intervento, basato
sull’idea che l’accostamento di opere d’arte o di mobili antichi e moderni possa contribuire notevolmente a esaltare e a valorizzare entrambi, aiutando anche i fruitori dell’opera a cogliere tali legami, che si instaurano e appaiono più evidenti nel momento in cui viene creato un confronto tra passato e presente. Spiega con un esempio efficace questo concetto l’architetto Mazzantini: «Un secrétaire di Maggiolini, visto insieme con altri mobili di illustri ebanisti coevi, certamente suscita un’emozione, ma difficilmente innesca un prolifico gioco di rimandi e resta più distante. Invece, accostando un capolavoro di ebanisteria del ’700 a un bellissimo pezzo di design, lo spettatore si emoziona, cercando subito possibili affinità stilistiche». È un approccio molto più stimolante e costruttivo, che ricerca le assonanze tra oggetti apparentemente lontani e invece uniti tra loro da una profonda appartenenza alla tradizione. «Si tratta di suggerire questi legami, come una “corrispondenza d’amorosi sensi”, tra artisti di epoche diverse», sottolinea Mazzantini. «Nelle foglie d’oro del quadro Nero e oro di Burri si coglie l’eco dei mosaici bizantini e nei riflessi argentei del Concetto Spaziale Venice Moon di Fontana si afferra la magia di Venezia, dei suoi canali e dei suoi palazzi». Un delicato gioco di affinità, che si ritrova anche nelle fotografie di Massimo Listri: nelle sale del palazzo ci sono le sue foto del Quirinale, che dialogano idealmente con gli ambienti veri, a loro volta ricchi di tante sensibilità di artista e di tante stratificazioni storiche. «Tre anni fa ho avuto l’onore di avere una mostra personale al Quirinale, dove ho esposto dieci fotografie di grande formato che ritraevano ambienti del palazzo», spiega Listri. Ora alcune di quelle foto adornano una sala dove c’erano mobili e arazzi, a testimoniare ancora una volta il desiderio di raccontare il nostro tempo attraverso la grande arte in tutte le sue espressioni.