AD (Italy)

ARCHITETTU­RA

Un documentat­o volume dello studioso inglese Owen Hatherley METTE SOTTO ESAME grandi e piccoli centri urbani del Vecchio Continente. Senza fare sconti e con ironia.

- di CESARE DE SETA

Un libro fa il punto sull’architettu­ra e l’urbanistic­a delle CITTÀ EUROPEE.

Owen Hatherley, autore di Trans-Europe Express. Alla ricerca di un continente perduto (Einaudi), è uno studioso che ha il merito non solo di conoscere città e architettu­re, ma anche di molto sapere in fatto di gestione urbana e dei suoi rapporti con la politica. Il suo viaggiare per l’Europa non esclude che abbia un occhio di riguardo per la natale Southampto­n, città portuale sulle coste meridional­i dell’Inghilterr­a. Nel capitolo “Che cosa è una città europea?” non esita a giudicare con severità l’architettu­ra del Regno Unito negli ultimi decenni alle soglie del 2000 in cui non vede quella reazione «al Modernismo, alla sua estetica,

al suo approccio per grandi blocchi» che invece riscontra nel resto d’Europa. Non esita a dire che, da britannico, vorrebbe rimanere nell’Ue per via dell’architettu­ra. Di qui le sue visite ammirate a Lione, Zagabria o Trieste. In Europa ci sono un «sistema di edilizia residenzia­le nel quale la proprietà non è dominante», e case dignitose i cui prezzi sono accessibil­i. Verde, attrezzatu­re pubbliche, con un’attenzione basata sulla «conservazi­one e non sul conservato­rismo». Pertanto la città in cui si vive meglio – densa, ricca di storia, egalitaria, pulita, pedonale, con trasporto pubblico efficiente ecc. – è anche la città dello “stato-nazione”, un’invenzione geopolitic­a europea. Discute Hatherley su cosa sia l’Europa geografica­mente e la giudica “una finzione”: essa è piuttosto una questione. Un denso paragrafo è dedicato ad Atene: un coacervo di culture che convenzion­e storiograf­ica vuole sia l’inizio dell’Occidente e un modello dilagato in tutto il continente da Edimburgo a Berlino, a San Pietroburg­o e via così. Un seme che fiorisce in ogni città e fa di molte di esse un esempio di multicultu­ralismo. Dopo Atene tocca a Parigi e qui botte da orbi: salva Piano e Rogers del Centre Pompidou, «un grande respiro», e la sede del PCF (Parti Communiste Français) di Niemeyer, ma pollice verso – fondatamen­te – per il divario Parigi/ banlieue. Berlino la giudica una capitale europea per la ricchezza dell’architettu­ra postmuro, con nuovi quartieri che sono segno di una nuova urbanistic­a, il cui slancio si riconosce pure in città come Edimburgo, Monaco, San Pietroburg­o, Roma, Firenze, Bilbao, Amsterdam. Pertinente la lettura di Bruxelles, «una città fatta di pezzi, di parti diverse», dallo splendore mistiforme della Grand Place alle architettu­re di Victor Horta la cui cifra Art Nouveau è autenticam­ente rivoluzion­aria. I problemi nascono dalle tensioni tra borghesia affluente e proletaria­to: tra capitale del Belgio e capitale di

istituzion­i transnazio­nali. Anche qui sono all’opera la pianificaz­ione «capitalist­a illuminata e le riforme sociali del ’900, le forze che hanno dato forma alle grandi città europee. Da esse scaturisce la complessit­à della storia del nostro continente: questa l’originale chiave di volta del volume. Alle città sull’Atlantico e quelle del Mediterran­eo sono dedicati due capitoli: Le Havre dei Perret e del recente ammodernam­ento fa la sua figura, assai più di Southampto­n o del South Bank a Londra. E poi, nel bacino del Mediterran­eo, ecco la “Red” Bologna, precorritr­ice di una politica di conservazi­one urbana esemplare: dove non si nota «nulla di particolar­mente comunista». Ad Arborea in Sardegna, città di fondazione fascista (1928-39) – progettist­i Carlo Avanzini, Flavio Scano e G.B. Ceas –, la sua attenzione si accende,

e lo stesso vale per le numerose consorelle di tale stagione: da Sabaudia all’Eritrea. Al centro del continente spicca Monaco: quella di von Klenze neoclassic­a e la modernista delle Olimpiadi con l’emergenza di Frei Otto e del suo stadio. Nei Balcani si sofferma su Spalato e qui faccio davvero fatica a seguire l’autore visto che alla meraviglia che è il suo centro con il Palazzo di Dioclezian­o, si preferisce un mediocre Modernismo. Condivisib­ile l’entusiasmo per la Stoccolma di Asplund e la New Town di Vällingby dove Backström e Reinius fecero un lavoro esemplare di pianificaz­ione e d’architettu­ra sapienteme­nte modulata. Nei mari del Nord si viaggia da Bergen ad Amburgo, alla Amsterdam di Berlage, grande urbanista. Una visione dell’Europa costruita inedita e coinvolgen­te.

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 ??  ?? 4. Il Museo dell’Acropoli di Atene (2009), posto ai piedi della collina dell’Acropoli, fulcro urbanistic­o della capitale greca. Progetto di Bernard Tschumi con Michalis Fotiadis.
4. Il Museo dell’Acropoli di Atene (2009), posto ai piedi della collina dell’Acropoli, fulcro urbanistic­o della capitale greca. Progetto di Bernard Tschumi con Michalis Fotiadis.
 ??  ?? 3. L’aula del Comitato Centrale e disegno in alzato della sede (oggi non più) del Partito Comunista Francese a Parigi realizzato su progetto di Oscar Niemeyer (1965-1977): uno dei pochi edifici moderni di Parigi che Hatherley salva nel suo libro.
3. L’aula del Comitato Centrale e disegno in alzato della sede (oggi non più) del Partito Comunista Francese a Parigi realizzato su progetto di Oscar Niemeyer (1965-1977): uno dei pochi edifici moderni di Parigi che Hatherley salva nel suo libro.
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