FOTOGRAFIA
MAN RAY fu il grande sperimentatore della fotografia surrealista. Una mostra a Torino offre un’ampia antologia di sue immagini dedicate ai temi dell’inconscio e dell’erotismo, centrali per il movimento di Breton.
A Torino, un’antologia di scatti di MAN RAY, interprete della fotografia surrealista.
Parigi, 17 gennaio 1938: s’inaugura l’“Exposition International du Surréalisme”, confronto cruciale fra quegli artisti che, animati dal demone del sovvertimento della percezione del reale, vogliono stupire propalando il brivido dell’assurdo. Alla Galerie di Georges Waldenstein, in Faubourg Saint-Honoré, André Breton e Paul Éluard predispongono tutto: a Dalí ed Ernst affidano la cura dell’happening, a Man Ray l’incarico di maître delle luci. Tremila persone affollano il vernissage e, visitando la sezione “Ville Surréaliste”, sobbalzano al cospetto di manichini agghindati in modo inquietante. Man Ray, artista americano fattosi conoscere nella Ville Lumière per le qualità di fotografo sperimentale fin dal 1921 quando vi approdò al seguito di Duchamp, documenta la kermesse. Il manichino di Dalí stupisce per la testa di pinguino, quello dello stesso Man Ray, ornato di pipe fra i capelli, per le copiose lacrime di vetro. Ma il primato dello straniamento metafisico è della “bambola” di André Masson: una gabbia per volatili intorno al capo e uccellini impagliati sotto le ascelle. Le foto di Man Ray, scattate solo per gli amici, saranno poi invece pubblicate nel portfolio Les mannequins. Résurrection des
mannequins nel ’66, quando l’artista si è ormai da tempo stabilito a Parigi con la moglie Juliet, eterna musa e protagonista della serie
The Fifty Faces of Juliet, ora esposta a Torino da Camera, con altre 150 opere, in “Wo/Man Ray. Le seduzioni della fotografia”.