Collezione (non) privata
Lo spazio parigino di una GALLERISTA/INTERIOR DESIGNER è concepito come un ambiente domestico. Dove ricevere amici, parlare d’arte e di design, fare cultura.
RICERCHE PERSONALI. 1. Lo spazio principale della galleria è arredato come un salotto. Sopra il divano di Edward Wormley, un arazzo di Alexandra Mocanu (nella cornice). Sedie George Nakashima, poltrona
Guillerme & Chambron. 2. Nel piccolo office, uno specchio (Brot) dilata lo spazio. Tappeto iraniano, sedia anni ’50 di Pierre Chapo. Sul tavolo (Marcel Gascouin) ceramiche di Jean Lurçat e Bruno Gambone.
P«PER NON INTIMIDIRE I VISITATORI, HO PENSATO UNA GALLERIA CHE SEMBRA UN PO’ UNA CASA».
JESSICA BAROUCH
erché ho deciso di aprire una galleria? Essenzialmente perché sono, da sempre, una collezionista»: a parlare è la gallerista e interior designer parigina Jessica Barouch, il cui spazio al 14 di Avenue de la Bourdonnais, ai piedi della Tour Eiffel («A ogni ora del giorno c’è qualcuno che si fa un selfie», ironizza lei), è pensato come un ambiente confortevole, caldo. «Ho cercato di creare un’atmosfera lontana dalla solita scatola bianca. Non volevo che i visitatori si sentissero intimiditi: mi fa piacere, invece, se un collezionista viene qui per fare colazione o per prendere un tè», prosegue. Così, poi, si vede come gli oggetti esposti possono vivere in un ambiente domestico. L’approccio di Jessica Barouch al design è atipico («Il mio criterio di scelta non è l’epoca o lo stile, ma l’emozione che un oggetto mi dà») almeno come il suo percorso: dopo gli studi aveva dato vita a una linea di gioielli. «Lavorare a stretto contatto con gli artigiani era affascinante. Presto però mi sono resa conto che più dei gioielli mi interessava capire il loro approccio, il loro modo di creare», ci racconta. «Interesse che ho sviluppato poi con la galleria: mi piace sviluppare progetti con i creatori contemporanei». Nelle sue mostre, con allestimenti naturalmente ideati da lei, oggetti contemporanei vengono accostati a pezzi storici, in un arco temporale che parte dagli anni ’40 e arriva a oggi. Tra i nomi nel suo portfolio: George Nakashima, tra i più grandi ebanisti americani del 20esimo secolo, Guillerme & Chambron, Floris Wubben (ceramista olandese che Barouch rappresenta in esclusiva per Parigi), Yuko Nishikawa. Una selezione che permette di fare scoperte. Magari all’ora del tè.