La storia del BILIARDINO, un fenomeno planetario di design ludico.
Un cassone generalmente in legno, quattro solide gambe anche ripiegabili, un piano in legno, linoleum o vetro, una pallina, 22 ometti-giocatori ancorati su otto stecche cilindriche rotanti e scorrenti: ecco un succinto ritratto del BILIARDINO o calciobalilla. Nato negli anni ’20-30 è oggi un fenomeno planetario. E una azienda italiana è tra i leader mondiali del settore.
Chi ha inventato il calciobalilla altrimenti detto biliardino? La paternità di questo sport (per carità, non chiamatelo gioco) è controversa. Tra gli “indiziati” ci sono il tedesco Broto Wachter. il francese Lucien Rosengart, operaio della Citroën con il pallino dell’inventore, e in Inghilterra Harold Searles Thornton. Il padre più papabile è però lo scrittore e intellettuale antifranchista spagnolo Alejandro Finisterre: la sua creazione, il futbolín, fu registrata nel 1937 e prevedeva giocatori sagomati nel legno. In Francia, nel 1947 l’avventuroso marsigliese Marcel Zosso fiuta l’affare: con il calciobalilla si possono fare i soldi, i ragazzi vanno pazzi per il calcio e quel surrogato è ciò che ci vuole per dargli l’idea di essere campioni. Ma occorre produrlo in serie e a Zosso difettano l’esperienza e le attrezzature per lavorare il legno dei cassoni che sono il cuore del biliardino: nel 1949, in fuga dal suo Paese, così si mormora, in Piemonte, ad Alessandria, trova quel che cerca. Renato Garlando, falegname: di cassoni se ne intende, tra le tante cose che fa, ci sono anche le bare. E poi ha l’occhio lungo, intuisce subito le potenzialità del gioco. Una stretta di mano, affare fatto. Tra il 1950 e il ’54 Garlando produce 12.000 biliardini, uno sproposito per quei tempi, per star dietro agli ordini deve impiegare persino i detenuti. Nel 1954 si mette in proprio. Inizia una storia di successi straordinari a dispetto di tanti bastoni tra le ruote, come quando la questura di Roma vieta il calciobalilla nei locali pubblici perché travia i ragazzi. Col tempo il biliardino diventa fenomeno di massa e sport planetario (con regole diverse da Paese a Paese) con tanto di federazioni, campionati del mondo, eroi popolari e fiere campionarie. Garlando conquista l’America, si espande in Austria, Svizzera, Germania, in Asia, inventa gli ometti di plastica e le sponde da decorare creativamente, entra nelle case con modelli famiglia anche extra-lusso: si installa tra i leader mondiali del settore. E, oltre che nello sport e nell’arredamento, il biliardino si afferma pure nell’arte con Maurizio Cattelan e il suo Stadium (made in Garlando), un “balillone” di 7 metri esposto alla Tate Modern Gallery, e nel design dove Teckell e Giorgetti firmano pezzi memorabili.