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ARCHITETTU­RE

A Friburgo un ardito progetto trasforma un campanile neobrutali­sta in una torre per abitazioni e mostre. Tutto intorno a uno scenografi­co camino centrale

- Testo di Riccardo Bianchi Foto di Martin Baitinger

A Friburgo, una torre brutalista.

Vista della sala-soggiorno a doppia altezza alla sommità del campanile dell’ex chiesa di St. Elisabeth in Offenburge­r Strasse a Friburgo in Brisgovia. A caratteriz­zarla, oltre allo scabro involucro di cemento a vista che enfatizza espressiva­mente le impronte delle casseformi, è il camino centrale a soffitto Gyrofocus di Focus, disegnato da Dominique Imbert. La finestra svasata a tutt’altezza larga 40 centimetri è stata realizzata allargando una preesisten­te feritoia con speciali lame d’acciaio.

A Friburgo in Brisgovia Rainer Disse firmò nel 1965 uno dei capolavori di architettu­ra sacra neobrutali­sta: la chiesa di St. Elisabeth. Brutalismo non vuol dire brutale, deriva dal francese béton brut, cemento a vista: identifica uno stile dall’espressivi­tà scultorea, senza infingimen­ti decorativi. Sincera e «povera» come si conviene a un edificio di culto. L’aula è staccata dal campanile, un cuboide alto 22 metri che si impone sulla circostant­e tessitura di case basse. 40 anni dopo il tempio è in abbandono, segno di un’epoca di convulsa laicizzazi­one: viene riconverti­to in un edificio residenzia­le di pregio. La torre campanaria no, resta solitaria testimone di un degrado che le ha portato via perfino la campana, un tempo la voce vibrante del quartiere. Un rovinare che si arresta nel 2014 quando Ingrid Maria Buron de Preser, progettist­a e scenografa cinematogr­afica eterodossa, la vede, se ne innamora, l’acquista. Ha in mente di salvarne la bellezza scabra trasforman­dola in un luogo dove abitare e incontrars­i, mezzo privato e mezzo pubblico. Il progetto lavora su una pianta quadrata di 7x7 metri e consiste, all’esterno, nell’incisione di una scacchiera di sottili finestre mediante un intervento di alta ingegneria edile; all’interno nella creazione di cinque livelli abitabili collegati da una scala autoportan­te.

A quota terra l’ex cappella è ora una sala con una cucina a vista e un bagno: uno spazio pronto a ospitare anche mostre e riceviment­i. A essa seguono, ciascuna su un piano, tre camere dall’ambientazi­one un po’ teatrale. Alla sommità la «sala campanaria» è diventata un ascetico soggiorno in cui uno spettacola­re camino a soffitto Gyrofocus sostituisc­e la gloriosa campana. Un caposaldo nel restauro e nel riuso del moderno.

«HO VISTO LA TORRE ED È STATO UN COLPO DI FULMINE» ingrid maria buron de preser

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 ??  ?? a sinistra La torre si staglia in una cornice alberata. L’immagine evidenzia il gioco scenico di pieni e vuoti delle facciate. Qui il béton brut si presenta levigato come nelle opere di capiscuola quali Pier Luigi Nervi (1891-1979) e Louis Kahn (1901-1974).
sotto e in basso Scorci di due delle tre suite ricavate dal progetto di Ingrid Maria Buron de Preser nei 22 metri di altezza dell’ex campanile. A collegarle, una scala composta di gradini autoportan­ti innestati nella muratura.
a sinistra La torre si staglia in una cornice alberata. L’immagine evidenzia il gioco scenico di pieni e vuoti delle facciate. Qui il béton brut si presenta levigato come nelle opere di capiscuola quali Pier Luigi Nervi (1891-1979) e Louis Kahn (1901-1974). sotto e in basso Scorci di due delle tre suite ricavate dal progetto di Ingrid Maria Buron de Preser nei 22 metri di altezza dell’ex campanile. A collegarle, una scala composta di gradini autoportan­ti innestati nella muratura.
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