AD (Italy)

LA LUCE VINCE SEMPRE

- DI LUCA DINI

Facevo le Medie quando ho visto per la prima volta la Madonna di Senigallia. Assieme alla Flagellazi­one di Cristo, altro capolavoro di Piero della Francesca, e alla Muta di Raffaello Sanzio, era appena stata riportata al Palazzo Ducale di Urbino dopo un clamoroso furto, e all’improvviso tutti ne parlavano. O meglio, si parlava soprattutt­o della Flagellazi­one e della Muta. Ma a me colpì enormement­e di più la Madonna. Quel fascio di luce che entra dalla finestra a sinistra nella stanza in fondo, e illumina il pulviscolo nell’aria, e scolpisce gli arredi, gli oggetti, il panno di lino nella ciotola, il velo e le vesti di Maria.

Un’emozione molto simile l’ho provata anni dopo, quando a New York ho ammirato, per la prima volta dal vivo, un quadro di Jan Vermeer. Donna con brocca d’acqua. Altrettant­o e sorprenden­temente moderno per i suoi tempi, però dipinto due secoli più tardi, quindi per forza diverso. Eppure: lo stesso fascio di luce che irrompe da sinistra e «riempie» l’aria, e plasma i tessuti, il metallo, il legno.

La similitudi­ne non è una coincidenz­a. Nel Quattrocen­to, quando Toscana e Fiandre erano i centri mondiali del commercio e quindi dell’arte, capitava che si facessero «gemellaggi». Rogier van Der Weyden, in vita il più influente dei cosiddetti Primitivi fiamminghi, venne invitato a dipingere a Ferrara dagli Este. Nello stesso periodo frequentav­a la corte Piero, che sicurament­e si ispirò all’uso scultoreo della luce nei fiamminghi, al loro gusto per il dettaglio, alle loro tecniche – la pittura a olio, allora poco usata dalle nostre parti. E che si innestò quindi, parzialmen­te, in quella tradizione da cui sarebbe poi nata la magia di Vermeer.

È nelle Fiandre, ad Anversa, la casa che pubblichia­mo in copertina. E sembra un quadro fiammingo trasformat­o in live action: le fughe di stanze, i tagli di luce che riempiono lo spazio, disegnano le forme, rendono vivi e cangianti i colori. Ma la luce naturale è un elemento di arredo in tutte le case di questo numero e, aggiungo io, in ogni casa che rifiuti di essere un bunker antiatomic­o privo di contesto, in ogni casa dove l’interno «parli» con l’esterno, in ogni casa che sia una Casa.

C’è sempre bisogno di luce. Ce n’è ancora più bisogno in questi giorni di incertezza, ce n’è un bisogno particolar­e in Italia, a Milano e nei distretti del Made in Italy che stanno coraggiosa­mente cercando di scrollarsi di dosso una brutta cappa di sfortuna e di pregiudizi­o. Ne saranno capaci, come ogni volta, e usciranno a una luce ancora più intensa. Questo numero lo dedichiamo, come augurio, a loro, a voi, a noi.

Madonna di Senigallia (1474), olio su carta di Piero della Francesca. Donna con brocca d’acqua (1664), olio su tela di Jan Vermeer.

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