LA CASA PONTE
A cavallo di un ruscello a Los Angeles, l’eco-rifugio di una giovane star dell’architettura
A Los Angeles, subito sotto le ville lussuose di Hancock Park, un ruscelletto sgorgato dalle montagne di Griffith Park attraversa i cortili di case senza pretese.Qui,due anni fa,Dan Brunn Architecture avviò la costruzione di quella che ormai tutti chiamano Bridge House,la casa ponte,perché ne collega le rive. Un esempi odi« architettura straordinaria fatta con mezzi ordinari », racconta DanBrunn stesso, giovane architetto già star, che alla Bridge House è arrivato quasi per caso, come spesso succede con le cose eccezionali .« Vivevo in zona e un giorno, nel giardino della casa accanto,noto il ruscello.Nel frattempo divento amico con la proprietaria e,quando lei per motivi di salute lascia LosAngeles e decide di venderla,la acquisto io,pensando inizialmente di ristrutturare l’edificio esistente».
L’idea del ponte arriva dopo e grazie a due coincidenze. Primo, Brunn viene contattato da una ditta canadese – BO NEStruc ture–che produce leggeri e resistentissimi moduli strutturali in acciaio riciclato al 90%(« Li ho visti e ho pensato: ecco il futuro »). Secondo, va nel Rho de Islanda visitare TheBreakers, la casa neo rinascimentale che iV anderbilt si fecero costruire nel 1895. Che cosa c’entra, direte, eppure è qui che Brunn trova ispirazione: «La prima cosa di cui mi sono innamorato è l’idea del motor court,uno spazio antistante di transizione tra la macchina – o la carrozza – e l’edificio», e che ha usato per rendere ancora più privata l’entrata a Bridge House;la seconda cosa è il rapporto tra l’edificio e la natura. «Invece di creare un secondo piano, ho deciso di sviluppare la casa in lunghezza».Per l’esattezza 64 metri (per appena 6 di larghezza) ma di questi solo 45 poggiano sul terreno, gli altri 19 sono sospesi.Invece di intombinare il ruscello come molti vicini hanno fatto,grazie al ponte la casa in quel punto si ritrae quasi per rispetto,occupa l’ambiente in punta di piedi,senza fare chiasso,senza lasciare impronte.
«Il ruscello»,spiega Brunn,«forma una divisione naturale tra gli spazi pubblici e quelli privati».Per lui l’acqua è un elemento fondamentale: «A Tel Aviv, dove sono nato, ce n’è sempre stata poca,sono cresciuto con l’idea che debba essere salvaguardata, razionata, che sia un bene prezioso». Per questo nella Bridge House – dove Brunn abita da qualche mese – c’è
un sistema di filtraggio (Pentair) che rende l’acqua potabile, e che a livello globale ha già ridotto di oltre nove milioni di pezzi all’anno il fabbisogno di bottiglie di plastica :« Sostenibilità non è solo come costruisci una casa, ma anche che cosa consumi quando ci abiti».
A causa della pianta a rettangolo sottile e delle grandi vetrate, la luce naturale è sfruttata al massimo e c’è meno bisogno di energia elettrica. L’esposizione a nord (il lato meno assolato), l’uso di tende frangisole e la ventilazione naturale aiutata dai lucernari servono a mantenere fresco l’interno e a minimizzare i consumi perla climatizzazione, che a Los Angeles possono essere elevati; l’ obiettivo delle zero emissioni è comunque garantito grazie alle celle fotovoltaiche sul tetto. Non solo: «I materiali e le finiture hanno proprietà ecologiche avanzate,ogni dettaglio – dal layout agli arredi – esprime un approccio eco-consapevole».
Entrando nella parte pubblica, gli ospiti incontrano per prima cosa la zona giorno con vetrate a doppia altezza, lucernari aperti e un «muro vivente» di piante che nasconde al centro un’apertura sulla dispensa,per il servizio cucina;una grande parete con camino dà calore allo spazio.Nella parte privata la master suite, scaldata dal legno che ricopre le pareti e dall’enorme finestra sul verde, comprende cabina armadio, bagno con vasca e doccia a vapore, e un giardino privato progettato per sostituire la tipica area salotto interna, sempre per sottolineare il rapporto con la natura.
Di sotto, oltre alla piscina, una pool house con area giochi, cucina,grill all’aperto e una sala da musica arredata con una decina di chitarre e un pianoforte Yamaha. Oltre che ar chi tetto,Brunnè musicista–ha una band, DL D–e nella musica trova ispirazione per le sue case.«Ho imparato l’inglese ascoltando i Beatles, sono da sempre affascinato dal modo in cui musica e architettura si parlano.La struttura è una scatola,e io dentro ho voluto creare movimenti e ritmi. Le finestre sono come sinfonie,piene di stimoli.Il passaggio dal pubblico al privato, invece, per me è come il segno di rallentamento in una partitura. L’architettura deve catturare il ritmo interno di chi la abita, spingendolo attraverso lo spazio con movimento ».